1. Il Battesimo è la via ordinaria per nascere come Figli di Dio.
Va detto e ridetto: non si nasce Figli di Dio, ma lo si diventa per grazia e per benevolenza divina.
Dice il Vangelo secondo Giovanni: “A quanti l’hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio” (Gv 1,12)
2. Riguardo ai bambini che muoiono prima di arrivare all’uso di ragione senza essere battezzati, la Chiesa, sicura che Dio vuole la salvezza di tutti e che Cristo è morto per tutti, confida nella loro salvezza, ma non sa in che modo possano arrivare a beneficiarne.
Per questo fin dai primi tempi ha avvertito il dovere di battezzare i bambini, specie in pericolo di morte.
Ecco le parole precise del Catechismo della Chiesa Cattolica. “Quanto ai bambini morti senza Battesimo, la Chiesa non può che affidarli alla misericordia di Dio, come appunto fa nel rito dei funerali per loro. Infatti, la grande misericordia di Dio che vuole salvi tutti gli uomini (cf 1Tm 2,4) e la tenerezza di Gesù verso i bambini, che gli ha fatto dire: «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite» (Mc 10,14), ci consentono di sperare che vi sia una via di salvezza per i bambini morti senza Battesimo.
Tanto più pressante è perciò l’invito della Chiesa a non impedire che i bambini vengano a Cristo mediante il dono del santo Battesimo” (CCC 1261).
3. Noi non sappiamo quale sia questa via. Se lo sapessimo, essa diventerebbe una via ordinaria, e come un ottavo sacramento.
Ma sicuramente c’è, e rientra tra le vie straordinarie per le quali Dio chiama alla salvezza tutti (anche quelli che non lo conosco) e in ogni momento.
La Commissione Teologica Internazionale, con l’approvazione di Benedetto XVI, ha pubblicato poche settimane fa un testo sulla sorte dei bambini che muoiono senza battesimo. La Commissione (istituita da Paolo VI per essere di aiuto alla Santa Sede e alla Congregazione per la dottrina della fede nell’esame di importanti questioni dottrinali) ha rilevato, prima di tutto, come sia urgente oggi la riflessione su questa tematica in quanto il numero dei bambini morti senza battesimo aumenta grandemente «nell’odierna stagione di relativismo culturale e di pluralismo religioso».
L’insegnamento tradizionale, per rispondere a tale questione, faceva ricorso alla teoria del limbo (lembo, bordo, periferia), cioè quello stato in cui le anime dei bambini morti senza battesimo non soffrivano nessuna pena, non avendo commesso peccati personali, ma neppure avevano il premio della visione beatifica perché macchiati dal peccato originale: godevano di una felicità naturale, senza sapere che esiste una felicità maggiore, quella soprannaturale. Tale teoria, elaborata a partire da teologi medievali (per mitigare l’affermazione di s. Agostino che, volendo difendere l’assoluta necessità di Cristo per la salvezza, riteneva che i bambini che muoiono senza battesimo sono «consegnati all’inferno», pur se con una «pena mitissima») non è mai entrata nelle definizioni dogmatiche del Magistero, anche se è stata utilizzata nell’insegnamento della Chiesa (ad es. il catechismo di Pio X). Rimane dunque solo un’ipotesi teologica, ancora possibile, ma che la Chiesa, nella sua sempre maggiore comprensione della Rivelazione, ha ritenuto di dover ripensare.
I teologi della Commissione, nello studiare il problema, si sono mossi da alcune verità basilari, che la Chiesa da sempre ha proclamato: a) Dio vuole la salvezza di tutti gli esseri umani; b) la salvezza è data agli uomini unicamente in Cristo per mezzo dello Spirito; c) la realtà e universalità del peccato originale; d) la necessità del sacramento del battesimo per la salvezza.
Si tratta di uno studio ampio e articolato (ben 103 articoli) di cui non è possibile qui tracciare lo sviluppo e di cui purtroppo molti mass-media hanno dato un resoconto a dir poco superficiale (basti l’esempio di un’intervista di Armando Torno allo storico Le Goff pubblicata qualche tempo fa sul Corriere della Sera. Il titolo: Cancellato il Limbo, adesso tocca al Purgatorio. Incerto anche il futuro di Inferno e Paradiso).
Quali le conclusioni del documento? «Vi sono ragioni teologiche e liturgiche per motivare la speranza che i bambini morti senza battesimo possano essere salvati e introdotti nella beatitudine eterna» dice il testo, aggiungendo che in nessun modo questo deve portare a minimizzare o negare la necessità del battesimo e neppure a ritardare il rito della sua amministrazione. Infatti «vi sono ragioni per sperare che Dio salverà questi bambini, poiché non si è potuto fare ciò che si sarebbe desiderato fare per loro, cioè battezzarli nella fede della Chiesa e inserirli visibilmente nel Corpo di Cristo».