Alessandro Dal Degan, cuoco rinomato, col suo gesto generosissimo, ci fa credere ancora che il mondo possa essere un posto migliore.
Scrive una lettera appello, rivolta a tutti, anche a chi non è suo cliente per raggiungere i più indigenti a causa del Covid. “Molte persone non riescono a portare un pezzo di pane a tavola”.
I magazzini dei ristoranti pieni, le chiusure imposte dalla zona rossa e la volontà di fare qualcosa per i nuovi poveri della pandemia. Uno chef stellato decide di aiutare chi è in difficoltà.
Ristoranti in zona rossa, la povertà che avanza ma la solidarietà non si ferma. Lui è uno chef stellato, ha un suo ristorante in Veneto, ma anche lì la zona rossa l’ha costretto a chiudere. Ma non si è fatto fermare dalla pandemia ed ha deciso, comunque di rimboccarsi le maniche. Alessandro Dal Degan aiuta chi non riesce più a “portare il piatto a tavola”, e lo fa con un’iniziativa.
“Abbiamo il magazzino pieno di pane, pasta, riso, olio, farina. Senza vergogna alcuna, scriveteci in privato” – è uno stralcio del messaggio lanciato tramite la sua pagina Facebook a tutti coloro che lo seguono, clienti e non, amici e non. Una vera e propria lettera a cuore aperto, verso tutti coloro che non hanno di che mangiare, verso coloro che la pandemia ha impoverito.
“È un momento storico di enorme difficoltà. Lavorativa, sociale ed economica. Abbiamo ricevuto testimonianze di molte persone che non riescono a portare un pezzo di pane in tavola. E molte di queste persone non lo vogliono far sapere per vergogna.
Quindi, senza vergogna alcuna, se qualcuno ad Asiago o zone limitrofe, si trovasse in questa situazione ci scriva in privato” – scrive lo chef.
Cibo che era stato acquistato quando, si era in zona gialla e si sperava nella riapertura dei ristoranti. Ma così non è stato. E allora, perché buttarlo via? “Abbiamo magazzini pieni […] che possono diventare un piatto caldo. Rimarrà un segreto tra noi e te, nessuno lo verrà mai a sapere” – continua lo chef.
Alessandro comprende a pieno quella “vergogna” che i molti provano a chiedere aiuto, un pasto caldo. Ma lui invoglia, specie se qualcuno si trova realmente nel bisogno: “Non fatevi problemi a chiedere aiuto, magari un giorno noi avremo bisogno di chiederlo a voi e ci piacerebbe poter contare su qualcuno.
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Sono i gesti come questi che fanno credere ancora che il mondo possa essere un posto migliore dove la generosità incondizionata, la gentilezza e la bontà d’animo possano trionfare” – conclude.
Un gesto d’amore, ma soprattutto di solidarietà. Un ristorante non è aperto per chi va lì e paga? Allora è aperto per chi non ha nulla e dona senza chiedere niente in cambio, se non un sorriso.
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ROSALIA GIGLIANO
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