Il rapporto sugli abusi della Chiesa in Francia, voluto e redatto dagli stessi vescovi francesi, sta facendo molto discutere, e riporta a un punto ben preciso: minare il segreto confessionale. C’è qualcosa di ben più oscuro dietro?
Il rapporto CIASE sugli abusi nella Chiesa francese sembra sgomentare l’opinione pubblica. A chiederlo, però, è stata la stessa Conferenza Episcopale Francese, che ha messo in campo una ventina di esperti in diversi temi, guidati dal vicepresidente onorario del Consiglio di Stato Jean-Marc Sauvé.
Al termine di tre anni di lavoro, sono state prodotte 485 pagine, con 2000 pagine di allegati e 45 raccomandazioni. I numeri, freddi, paiono sconcertanti: tra il 1950 e il 2020 almeno 216 mila minori sarebbero stati vittime di abusi sessuali da parte di 2900 – 3200 membri del clero in Francia, circa tra il 2,5 e il 2,8 per cento del totale del clero in Francia.
Il rapporto che sta facendo discutere
Se si contano anche i laici si parla di 330 mila, che tuttavia sono pari al 4 per cento degli abusi sessuali commessi nello stesso periodo in tutta la Francia, mostrando come la pedofilia non sia di certo una piaga che interessi solamente la Chiesa cattolica, anzi. Eppure, a leggere i giornali sembra che sia così.
In ogni caso, come ampiamente si poteva immaginare, le istituzioni laiche, e in particolare militanti laicisti e anti-cristiani, hanno colto l’occasione per attaccare la Chiesa fin dalle sue fondamenta più importanti, vale a dire il sacramento della Confessione. Nello stesso rapporto la Commissione autrice mette, tra le le raccomandazioni, l’abolizione del segreto confessionale nel caso in cui un sacerdote viene a conoscenza di abusi sessuali su minori.
Cosa ha detto a riguardo il capo dei vescovi francesi
Tanto che il presidente della Conferenza Episcopale Francese, l’arcivescovo Eric de Moulins-Beaufort di Reims, è dovuto andare a parlare con il ministro dell’Interno Gerald Darmanin per chiarire la sua posizione. E per parlare del “significato del sacramento della confessione per i cattolici e sui fondamenti teologici, spirituali e canonici del segreto della confessione”.
Al termine dell’incontro, l’arcivescovo ha ribadito la determinazione di tutti i vescovi e di tutti i cattolici di fare della protezione dei bambini una priorità assoluta, invitando le parrocchie a leggere il rapporto e a lavorarci.
Una richiesta che si ripete ogni volta
“La realtà della violenza e della violenza sessuale sui minori all’interno della Chiesa e nella società invita donne e uomini di buona volontà, credenti e non, a lavorare insieme al servizio della protezione dei più giovani, dell’accoglienza e del sostegno alle vittime”, è quanto scrive in una nota la Conferenza Episcopale Francese.
Nella pratica, quello che sappiamo è che ogni volta escono rapporti di questo genere, che ormai abbiamo visto ripetersi in continuazione, sempre inoltre sullo stesso periodo storico, tra i suggerimenti c’è quello di eliminare il segreto della confessione, se non altro per i casi di abuso.
La nota redatta dal Vaticano nel 2019
Al punto che nel 2019 già la Penitenzieria Apostolica aveva diffuso una “Nota sull’importanza del foro interno” di fronte al crescere di queste richieste, che appaiono a molti abbastanza pretestuose. Infatti, la realtà è che un’eventuale abolizione del segreto confessionale non gioverebbe in alcun modo alla causa della lotta agli abusi. Semplicemente, l’abusatore non si recherebbe più nel confessionale.
Senza contare che, come affermava l’arcivescovo di Canberra e Goulburn, Christopher Prowse, “i pedofili in base all’esperienza non si confessano né al sacerdote né alla giustizia. Senza contare che molti confessionali hanno uno schermo che impedisce al sacerdote di vedere in faccia il penitente. Ma anche se lo vedesse, non è detto che lo conosca. Per confessarsi non è richiesto dichiarare la propria identità”.
Cosa dice il Rapporto sugli abusi in Francia
Se poi si va a leggere meglio il rapporto, vediamo che le 216 mila vittime fuoriescono da un rapporto in cui solo 28.010 persone hanno risposto completamente, di cui a loro volta solo l’1,2 per cento ha sostenuto di aver subito abusi. Al sondaggio ha poi fatto seguito un appello a testimoniare che ha portato a 3.652 testimonianze telefoniche, 2.459 email e 360 lettere, valutate dal gruppo France Victims.
Un sondaggio che però non ha nulla a che fare con una inchiesta giudiziaria, anche se i numeri che ne emergono vengono valutati come se lo fosse. Di fronte a tali pressioni, dopo la pubblicazione del rapporto l’arcivescovo de Moulins-Beaufort ha spiegato in un comunicato che il segreto della confessione che “è sempre stato rispettato dalla Repubblica Francese” e che “non è contrario, tra l’altro, al diritto penale francese”.
“Il sigillo sacramentale è una spazio per parlare davanti a Dio”
“Il sigillo sacramentale è una spazio per parlare liberamente davanti a Dio. I sacerdoti sono obbligati a rispettarlo e questo obbligo è più forte delle leggi della Repubblica”, ha poi affermato monsignor Éric de Moulins-Beaufort a Radio France. Insomma, il sospetto è che ci si trovi di fronte all’ennesimo rigurgito laicista e anticristiano.
Che potrebbe persino nuocere alla causa della lotta agli abusi, visto che, come spiegava l’arcivescovo di Perth, Timothy Costelloe, “se si tratta di qualcuno che vuole rivelare di essere stato abusato, confidando sul fatto che il confessionale è un posto sicuro dove parlarne, confidando che quanto detto resterà segreto, anche questi rinuncerà a venire, e forse non riuscirà a fare i conti con quanto è successo“.
Le conseguenze di una eventuale abolizione sarebbero peggiori
“Per questo io temo davvero che il risultato di tale cambiamento potrebbe ben essere per i bambini e per i giovani una sicurezza minore, non maggiore”, commentava il vescovo. Insomma, quello che veramente i sacerdoti potrebbero fare è tentare con più forza di “convincere il penitente – con carità ed amore – a parlare fuori dalla confessione del terribile delitto commesso”. Cosa che già solitamente avviene.
La domanda è legittima: si tratta dell’ennesima propaganda che punta a destabilizzare e demolire la Chiesa, per di più in un momento storico in cui si fa di tutto per produrre leggi anti-cristiane, dai matrimoni gay alla liberalizzazione di aborto, eutanasia, utero in affitto, cannabis libera? Per fortuna, dalla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo arriva il rigetto di un’istanza di 24 querelanti belgi che avevano citato in giudizio il Vaticano per atti di pedofilia commessi da preti cattolici. Che sarebbe un po’ come citare lo Stato italiano per atti di pedofilia commessi da insegnanti della scuola pubblica.
L’attacco mai visto prima al segreto della confessione
A svelare l’attacco “mai visto prima” al segreto della Confessione è stato in Francia il filosofo Rémi Brague, che sul Figaro ha usato parole molto chiare. “Potrebbe portare alla generalizzazione e all’obbligo della confessione pubblica, come nella Cina di Mao. Abbiamo già, in alcuni casi estremi del movimento woke negli Stati Uniti cerimonie penitenziali in cui chi ha torto di essere del colore sbagliato, o del sesso sbagliato, deve scusarsi”, ha spiegato Brague.
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“Fu in nome della sua coscienza che Franz Jägerstätter rifiutò di servire sotto Hitler e fu giustiziato, come viene raccontato nel magnifico film di Terrence Malick, A Hidden Life. Al contrario, è invocando la superiorità delle leggi statali che gli imputati dei processi di Norimberga si sono difesi”.
Le parole dure del cardinale Mauro Piacenza
In Italia, una levata di scudi arriva dal cardinale Piacenza, che ribadisce l’inviolabilità del segreto della confessione. Non si tratta di un “segreto professionale” ma un atto sacramentale da tutelare, ha spiegato il cardinale ad Acistampa.
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“Negli ultimi anni sono stati molti gli attacchi al sigillo del segreto del Sacramento della Confessione. La causa apparente è la pubblicazione di molti report sul numero di abusi sessuali che sarebbero stati compiuti dal clero di una regione. Ma non è certo violando un Sacramento che si combatte questa piaga che, del resto, è tragicamente diffusa in ogni settore della società ed è alimentata dalla estrema sessualizzazione”.
“Il penitente non parla al confessore uomo, ma a Dio”
In definitiva, “la natura del sacramento della Riconciliazione consiste nell’incontro personale del peccatore con il Padre Misericordioso. L’oggetto del sacramento è il perdono dei peccati, la riconciliazione con Dio e con la Chiesa e la restituzione della dignità filiale in forza della redenzione operata da Gesù Cristo”.
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“Il penitente non parla al confessore uomo, ma a Dio. Onde impossessarsi di quello che è di Dio risulterebbe sacrilegio. Vi accede la tutela dello stesso sacramento, istituito da Cristo per essere porto sicuro di salvezza per tutti i peccatori. L’accostarsi al sacramento della confessione da parte dei fedeli potrebbe crollare qualora venisse meno la fiducia nel sigillo, con gravissimo danno per le anime e per tutta l’opera di evangelizzazione“.