Chi era il giovane ambasciatore ucciso? Parla chi lo conosceva

Tutto il Paese è in lutto per la perdita di una figura davvero emblematica del grande impegno umano degli italiani nel mondo. Un ragazzo d’esempio per tanti.

luca attanasio
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Stiamo parlando dell’ambasciatore italiano nella Repubblica democratica del Congo, Luca Attanasio, rimasto ucciso ieri nel corso di un attacco nella zona dei monti Virunga, fra Congo, Ruanda e Uganda, insieme al carabiniere Vittorio Iacovacci, membro della sua scorta.

Il dolore per la perdita di una figura di grande valore

Attanasio, prima che ambasciatore, era un giovane diplomatico impegnato sul campo nell’aiuto ai più deboli e nella pace tra i popoli e le nazioni. Avrebbe dovuto fare 44 anni il 23 maggio prossimo. Viveva il suo impegno, è stato detto da chi lo conosceva, come un’opera di misericordia, con lo spirito del volontario che mette anima e corpo in ciò che fa.

Un missionario che opera nel Paese ha risposto a chi gli chiedeva un commento sulla sua persona: “chapeau”. Un grande esempio per tanti, ricordato anche dalla Chiesa italiana, con la quale il giovane ambasciatore lavorava a stretto contatto nelle aree più povere del mondo.

Il cordoglio della Conferenza Episcopale Italiana per l’uomo ucciso

La Conferenza Episcopale Italiana ha infatti espresso, con una nota, “profondo cordoglio per la tragica morte di Luca Attanasio, Ambasciatore d’Italia nella Repubblica Democratica del #Congo, del carabiniere Vittorio Iacovacci e del loro autista, uccisi in un attacco che ha colpito un convoglio internazionale nei pressi della città di Goma”.

La Cei, inoltre, “nel deprecare quanto avvenuto” ha voluto ricordare le parole di Papa Francesco nel messaggio per la Giornata mondiale della pace 2017. “La violenza non è la cura per il nostro mondo frantumato”. “Ci stringiamo alle famiglie delle vittime, cui assicuriamo il ricordo nella preghiera. A loro porgiamo sentite condoglianze e grande solidarietà”, scrivono ancora i vescovi.

Come si pensa che possa essere avvenuta la triste uccisione

I due uomini, nel momento del rapimento, si trovavano su di un convoglio del World food programme insieme ad altre persone. Erano diretti Rutshuru, a nord di Goma, per visitare una scuola impegnata in un programma di alimentazione dedicato agli studenti. Si trattava cioè di una delle tante iniziative portate avanti continuamente dal giovane ambasciatore.

Nella sua attività si era più volte distino per la sua grande attenzione alla povertà presente nel Paese africano. Purtroppo, non è ancora chiaro chi siano stati gli attentatori. Il Congo è un Paese devastato, allo stremo, in modo particolare in quella zona orientale, dove proliferano bande criminali e gruppi separatisti, anche islamisti.

Il commento addolorato di chi lo ha conosciuto in prima persona

Si dice che questi volessero compiere un’azione di livello internazionale che garantisse loro visibilità. Sicuramente, nel loro intento di morte, purtroppo ci sono riusciti. Gregoire Piller, consulente internazionale delle Nazioni Unite in Congo Brazzaville, ha ricordato Attanasio su Interris come di “un brillante diplomatico e uomo di grande spessore umano e culturale“.

Proprio sabato scorso l’ambasciatore aveva incontrato una comunità di saveriani, ha poi ricordato il direttore di Nigrizia, padre Filippo Ivardi. Ad esprimere dolore è anche la Comunità di Sant’Egidio, molto impegnata nel Paese e nel campo della diplomazia. “Lo ricordiamo con affetto, avendolo incontrato più volte a Roma e a Kinshasa avendo fatto conoscenza della sua grande professionalità e umanità“, spiega l’organizzazione in una nota.

Il ricordo doloroso del giovane ambasciatore portato via dall’odio

“Con lui  se ne va, in modo doloroso e drammatico, un uomo sensibile, impegnato per il bene comune. E’ una grave perdita per l’Italia, ma anche per l’Africa, continente per il quale Attanasio stava spendendo con coraggio tante energie, fiducioso in un futuro migliore, di sviluppo e di pace”, continua la nota.

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L’ultima foto scattata al giovane ambasciatore, insieme al carabiniere e alla squadra che lo accompagnava, prima della partenza in cui verrà rapito e ucciso – photo web source

Ci stringiamo attorno alla sua famiglia, alla moglie e ai figli che abbiamo conosciuto e con cui siamo familiari, rinnovando il nostro impegno per l’Africa e per la pacificazione delle aree di crisi, segnate da una violenza cieca che non risparmia tante vite innocenti, come accade da troppi anni in Kivu, nell’Est della Repubblica Democratica del Congo”.

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Giovanni Bernardi

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