Chi arma l’Isis?
Un recente studio racconta il viaggio delle armi usate dallo Stato Islamico. Chi sono i principali fornitori?
Il recente studio dell’organizzazione Conflict Armament Research finanziato dall’Unione Europea, al fine di capire le fonti di provenienza delle munizioni dello Stato Islamico, parte dall’analisi di campioni raccolti sui campi di battaglia in Siria e in Iraq.
Due i dati certi, che gli Stati Uniti continuano ad essere i numeri uno nella vendita di armi e che stanno per essere raggiunti dalla Cina, sempre più presente nei conflitti moderni. Riguardo agli stati Uniti, ciò che è vero è che le armi vendute ai ribelli di Siria e Iraq per stabilizzare i governi , siano poi passate in mani jihadiste, contribuendo così all’ascesa dello Stato Islamico. James Bavan, direttore del Conflict Armament Research ha dichiarato: “La lezione appresa da questo studio è quella della scarsa affidabilità delle forze di sicurezza e di difesa, rifornite di munizioni esterne, di cui sono totalmente incapaci di mantenere la custodia (…) Fornire armi alle forze di difesa costituisce già un rischio enorme, figuriamoci quando queste risultano poco motivate ”.
Gli studiosi hanno accertato che molte delle armi dell’Isis derivano da gruppi antigovernativi siriani, che sono entrati a far parte dell’esercito dell’Isis e adesso ne sostengono la causa. Allo stesso modo, le azioni dell’Isis in Siria non sono mai casuali: questi sanno bene dove e quando combattere, stabilendo ciò sulla base del bottino da prendere e dei magazzini di armi da svuotare, segnalati da qualcuno, prima dell’assalto. Fonti locali informano che parte delle munizioni derivano anche dal mercato nero con i nemici dei ribelli siriani, come l’esercito regolare siriano. Si tratta di pochi quantitativi, visto che gli ufficiali dell’esercito cercano di non rischiare troppo la pelle.
Il sistema satellitare iTrace ha poi consentito di approfondire lo studio del Conflict Armament Research: ben 1.730 sono state le cartucce rintracciate e studiate, alcune prodotte prima del 1945, molte utilizzate dall’esercito curdo, poi dall’Isis, che gliele ha sottratte successivamente. Più dell’ 80% delle munizioni rinvenute- è stato scoperto- è stato fabbricato in Cina, ex Urss, Stati Uniti, Russia post sovietica e Serbia. Le munizioni sovietiche sono state rintracciate in particolare nei magazzini siriani, riforniti già da tempo dai russi. Ma non solo, un’altra parte considerevole dell’approvvigionamento dell’Isis arriva dalle munizioni che l’esercito americano ha distribuito alle unità militari irachene, dopo l’invasione del 2003.
E per finire, gli investigatori del Conflict Armament Research hanno rintracciato anche un campione di armi iraniane, alcune prodotte di recente, nel 2013. Di grande importanza quest’ultima scoperta, considerando la risoluzione Onu 1737 del 2006, che impedisce all’Iran di esportare armi.
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