Ricordiamo la figura meravigliosa della Serva di Dio Chiara Corbella Petrillo, così pregna di un rapporto vivo e forte con il Signore.
La fama di santità di Chiara Corbella Petrillo, a cui abbiamo rivolto nei giorni scorsi una novena di preghiera, nel corso di questi pochi anni si è estesa e ha varcato i confini nazionali diffondendosi in varie parti del mondo.
Chiara è conosciuta e amata da moltissimi e il processo diocesano per la causa di beatificazione e canonizzazione che ha avuto avvio il 21 settembre del 2018 ne è stata come una naturale conseguenza.
Cosa affascina tanto della figura di questa giovane donna, che oggi compirebbe 39 anni e che è nata al Cielo quando ne aveva solo 28, dopo una serie di eventi della sua breve vita che sono stati intensi e per tanti aspetti sconvolgenti?
La fede le è stata trasmessa fin dall’infanzia, ed è poi negli anni giovanili che appare evidente come abbia segnato e improntato tutta la sua esistenza, le sue scelte, le sue risposte davanti alle prove.
La “misteriosa letizia” nelle prove dolorose
Dopo un fidanzamento di 6 anni Chiara sposa Enrico Petrillo, conosciuto a Medjugorje, e subito le prove si presentano insieme alle gioie.
Sì perché, le nascite dei loro primi due bambini, Maria Grazia Letizia e Davide Giovanni, avvenute a breve distanza l’una dall’altra, sono state abitate dalla prova del distacco dal momento che entrambi i bimbi avevano patologie incompatibili con la vita e hanno potuto avere un’esistenza terrena solo di qualche decina di minuti.
Ma nonostante l’umano dolore della perdita la gioia del dono ha prevalso e questo atteggiamento del cuore è stato possibile solo per grazia di una fede che è legata alla fiducia nell’amore del Padre.
E poi, quando la prova ritorna ancora e incombe con un verdetto inesorabile, quando cioè Chiara durante la gravidanza del terzo figlio, Francesco, scopre di essere malata di cancro, la risposta è anche questa volta l’affidamento.
Un abbandono fiducioso che si manifesta in una “misteriosa letizia”, come la chiamano i suoi familiari ed amici, vissuta nell’affrontare la malattia, nel preservare la vita del bambino, nel sostenere poi le cure inevitabilmente faticose, e che si mantiene anche nel decorso che si rivela fatale.
Come abbiamo potuto apprendere in questi anni dalle varie testimonianze della sua famiglia, del marito Enrico, dei genitori Roberto e Maria Anselma, della sorella Elisa, del padre spirituale, padre Vito, che l’ha seguita e degli amici che le sono stati accanto: Chiara è morta felice.
Fare spazio alla Grazia: il segreto di Chiara
Enrico Petrillo lo rivela anche in questa testimonianza. Come può essere accaduto questo? Come si può morire in letizia, con quella gioia misteriosa che affiorava in lei pur nell’umano dolore?
La risposta è semplice: “Chiara è morta felice perché è rimasta sempre in relazione con il Padre”.
Quello che colpisce di Chiara, che ha colpito i suoi stessi familiari per primi e li ha contagiati trasmettendo loro il suo atteggiamento, è “la facilità di fare spazio alla Grazia” che la caratterizzava.
È il suo sposo, colui con cui Chiara era diventata una carne sola, a dirlo nel descrivere la bellezza che lei emanava, una luminosità interiore che si rifletteva anche in una eleganza e bellezza esteriore.
La conseguenza è la fiducia nella Provvidenza, a cui Chiara stessa fa riferimento nella lettera che scrive al figlio Francesco per il suo primo compleanno, pochi giorni prima di lasciare questa terra.
“Ad Assisi mi ero innamorata della gioia dei frati e delle suore che vivevano credendo alla Provvidenza e allora ho chiesto anche io al Signore la Grazia di credere a questa Provvidenza di cui mi parlavano, di credere a questo Padre che non ti fa mai mancare niente” sono solo alcune delle parole di Chiara in cui si evince il suo stretto rapporto vivo e profondo con il Signore.
L’apertura alla Grazia di Chiara, l’aspetto che forse di più la definisce e che arriva immediato al cuore di chi si accosta alla sua storia, è data, come spiega il marito, dallo stare nel presente e dai “sì” detti invece dei “se”.
Da una spoliazione dal proprio Io, quindi, e un abbandono alla volontà di Dio, scelta libera e consapevole dell’amore di questo Padre di cui Chiara si riconosce fino in fondo figlia, con la piena fiducia che non può che generare gioia.
Questo il segreto di Chiara, questa la spiegazione di quella misteriosa letizia che anche in punto di morte le fa dire con convinzione alla domanda del suo sposo “Amore mio, ma davvero il giogo del Signore è dolce?” – “Sì, Enrico, molto dolce”.