Il 7 ottobre 1990 la beata Chiara Luce Badano nasceva al Cielo dopo una lunga malattia e lasciava un’incredibile testimonianza di forza e amore.
Era bella, intelligente, affettuosa, amava lo sport e agli occhi degli altri appariva normale e straordinaria al contempo.
Chiara cresce in una famiglia che le insegna ad amare Gesù e ad essere testimone di fede con l’esempio di vita e non solo a parole.
Nasce a Sassello, un grazioso paese ligure in provincia di Savona. Attesa per 11 anni da mamma Maria Teresa e papà Ruggero, Chiara arriva come dono il 29 Ottobre 1971. La sua famiglia è semplice ma di fede profonda. Chiara cresce così educata alla fede e molto amata. La mamma insegna a Chiara, ancora piccolissima, ad amare Gesù, con l’esempio e le parole, raccontandole parabole del Vangelo a cui Chiara stessa si riallaccia spesso per correggere il suo carattere talvolta ribelle.
Coltiva sempre più l’amicizia con Gesù che riconosce sempre nel prossimo prediligendo i più piccoli, gli umili e i poveri, tra i quali i bambini africani dai quali sogna di recarsi da grande come medico. Chiara ha 9 anni quando conosce, insieme alla famiglia, il Movimento dei Focolari fondato da Chiara Lubich. Un incontro che stimolerà Chiara a vivere impegnandosi a mettere in pratica il Vangelo e a fare la Volontà di Dio nella quotidianità della sua vita all’interno del GEN (Generazione nuova) insieme ad altre giovani.
A cui Chiara Lubich nell’83 lancia una sfida:”Essere una generazione di santi perché per fare città nuove ed un mondo nuovo non bastano tecnici e scienziati, occorrono santi». Aveva poi donato ai giovani il segreto:”Gesù al culmine del dolore e dell’amore, quando grida sulla croce l’abbandono del Padre, invitava a riconoscere il Suo volto e amarlo in ogni piccolo e grande dolore”. Chiara ascolta queste parole a 12 anni e ne sarà l’incarnazione vivente.
Sceglie poi di frequentare il Liceo classico, sognando di potersi un giorno iscrivere alla Facoltà di medicina con l’intenzione di partire per l’Africa. Si trasferisce così con la famiglia a Savona. In IV ginnasio arriva la bocciatura a scuola subita come un’ingiustizia. Scriveva ad un’amica:”Come tu saprai sono rimasta bocciata e per me è stato un dolore grandissimo. Subito non riuscivo proprio a dare questo dolore a Gesù. C’è voluto tanto per riprendermi un pochino e ancora oggi quando ci penso mi viene un po’ da piangere. E’ Gesù Abbandonato!”.
Chiara era molto dispiaciuta, ovviamente, di essere stata respinta, ma dimostrò subito di saper ricominciare con impegno e serenità. Lei fa di ogni ostacolo una pedana di lancio per allenarsi a vivere con autenticità il vangelo e rispondere così all’amore di Dio.
Il suo non è un percorso solitario, ma un cammino insieme alle altre ragazze del GEN con le quali non perde occasione per rafforzare la loro unità. Periodicamente si incontrano per approfondire la spiritualità e raccontarsi le loro esperienze di Vangelo vissuto. Mettono inoltre in comune i loro beni: Chiara conserva fino alla fine nella sua stanza una lista delle sue cose per metterle a disposizione di chi più ne ha bisogno.
Alla fine della V ginnasio appariva pallida e sorrideva di meno. Talvolta accusava dolori alla spalla. Nell’estate dell’88, durante una partita a tennis, sente un lancinante dolore alla spalla tanto da lasciare cadere di colpo a terra la racchetta. Da qui cominciano i primi accertamenti fino a giungere alla terribile diagnosi: osteosarcoma, un tumore osseo dei più dolorosi.
Il 14 marzo ’89, dopo una lunga serie di visite ed esami, Chiara viene a conoscenza della gravità della sua malattia. Rientrando in casa, a passo lento, la mamma la osserva e cerca di sapere qualcosa, sforzandosi di mostrarsi tranquilla. Chiara si accascia sul letto ad occhi chiusi e la prega fermamente di tacere:”Mamma, adesso no!”.
Venticinque interminabili minuti di silenzio assoluto evidenziano il suo travaglio. Chiara attraverso il suo Gestemani. Dopo il suo volto torna quello di sempre, luminoso e sereno. E rivolgendosi alla mamma:”Ora puoi parlare”. Chiara dice il suo sì a Gesù e si abbandona alla Volontà di Dio senza mai ripensamenti.
Chiara affronta le cure dolorose con grande coraggio e ad ogni nuovo passo la sua offerta è decisiva:”Per te Gesù”. Pur ridotta all’immobilità Chiara è attivissima: segue il gruppo dei giovani per un mondo unito, si fa presente a incontri con cartoline e messaggi. Molti gli auguri e i regali che riceve. Parecchi sono monili d’oro che non vorrà mai indossare e che consegna a sua madre perché li venda e destini il ricavato ai poveri. Altrettanto fa con il denaro. E’ evidente che in lei si accentua il distacco dalle cose: Dio è sempre al primo posto.
Chiara Luce, come l’aveva chiamata Chiara Lubich per la luce dello Spirito Santo che vedeva nel suo sguardo, sente che l’incontro con lo Sposo si avvicina e vuole iniziare a prepararsi per l’incontro con lo Sposo, insieme alla mamma e all’amica Chicca. Vuole vestirsi con abito da sposa: bianco, lungo, molto semplice, con una fascia rosa in vita. Glielo cuce la mamma di Chicca ed è lei a provarlo per mostrarlo a Chiara Luce.
Con la sua amica Chicca sceglie anche le letture e le lodi, predispone il testo delle intenzioni per la preghiera dei fedeli e si fa coinvolgere attivamente provando a leggere e cantare. Anni addietro aveva chiesto di donare gli organi e nella fase terminale della sua vita viene informata dai medici che potrà ancora donare le cornee dandole così una grande gioia.
“Ora non ho più niente, però ho ancora il cuore e con quello posso sempre amare”. Parte per il Cielo il 7 Ottobre 1990 con una raccomandazione alla mamma: “Mamma, ciao. Sii felice perché io lo sono”.
Dopo un accurato lavoro e a seguito dell’approfondimento da parte della Congregazione delle cause dei Santi, Benedetto XVI riconosce, il 3 Luglio 2008, che la giovane Chiara Luce Badano ha vissuto in grado eroico le virtù cristiane e le attribuisce il titolo di Venerabile. Infine il 25 Settembre 2010 Chiara Luce Badano è stata proclamata Beata nel Santuario del Divino Amore di Roma.
Simona Amabene
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