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Perché ci si allontana dalla Chiesa? Cosa sbagliamo
Ci domandiamo: ma perché la gente non va più in Chiesa?
La Chiesa si svuota per motivazioni specifiche?
Ecco alcuni punti che ci aiutano a riflettere.
Molte, ancora, sono le persone che si allontanano dalla chiesa per svariati motivi: dal non sentirsi più attaccati ala fede, dalle delusioni che la fede stessa può aver portato, dalla poca simpatia verso vescovi o sacerdoti.
Apparentemente, queste possono essere prime blande motivazioni, ma se prestiamo un po’ di attenzione, potrebbero essercene ancora altre, tante altre, a cui però fa fede soprattutto la coscienza di ognuno di noi. Un’attenta analisi, può portarci, solo in un primo momento, a porre l’attenzione su quelle che sembrano a noi più vicine.
Le possibili motivazioni
Precisiamo una cosa: sta al libero arbitrio di ogni cristiano avere o meno delle motivazioni per non andare più in chiesa che, ovviamente, vanno ben al di là di queste che sono elencate di seguito. Ma possono darci un piccolo imput per capire se, effettivamente, anche noi siamo dei buoni cristiani oppure no.
Le poche vocazioni: oggi, sono i giovani che sentono la vocazione di diventare sacerdote. Tante sono le motivazioni: da questo loro sentirsi allontanati dalla società, da non riuscire a rispettare il vincolo dell’obbedienza o del celibato. Quante sono, al giorno d’oggi, le parrocchie che vengono accorpate per mancanza di sacerdoti, quanti i conventi di suore che chiudono. È come se si stesse per disperdere quel seme gettato da Dio, come se nessuno più sentisse la voce di Colui che ci chiama a seguirlo. Personalmente, sono convinta che le vocazioni non sono poche, anzi: Cristo chiama, siamo noi ad essere troppo lontani e distratti da poterci mettere lì ad ascoltarlo. Eppure, certe volte, basta così poco.
Troppe discussioni nelle parrocchie: quante volte assistiamo a discussioni all’interno delle nostre parrocchie. È come se i credenti discutessero con Dio, ed è una cosa poco piacevole. Sia durante i consigli parrocchiali, sia durante semplici incontri di gruppo, non ci accorgiamo che diamo un pessimo esempio a coloro che ci sono davanti, anche se fanno parte dello stesso gruppo. Chi ci ascolta, specie se si tratta di ragazzi, ha bisogno di vedere nel suo catechista, nel suo animatore di gruppo, la figura che lo accompagna per mano all’incontro con Dio. E non di certo un personaggio che si azzuffa per far prevalere il suo gruppo o la sua idea sull’altro.
Le prime comunioni da show: ormai non si da più importanza all’incontro, per la prima volta, con Cristo, ma più alla festa che verrà dopo. Sappiamo bene che, oggi, la festa e lo sfarzo, contano di più rispetto al momento centrale e vero di una prima comunione. Troppi sono i genitori che vedono la prima comunione quasi come un’abitudine, quasi come “si va a scuola perché è obbligatorio, si va al catechismo perché nella classe tutti ci vanno”. Non c’è quasi più quella volontà, da parte dei genitori, di voler far avvicinare sin da bambini, i più piccoli a Dio e alla fede. Lo vedono solo come un qualcosa che sta lassù in cielo e che si prega solo quando qualcuno è in fin di vita. Tutto questo è sbagliato: così non è che si perde la fede, nei più piccoli non la si fa nemmeno iniziare. Ed allora, per attenuare un attimo la cosa e, comunque, per dare una minima importanza all’evento, si va in chiesa quel giorno, tutti vestiti a cerimonia, si sta lì fino a quando è finita, e poi si scappa via, in primis a far togliere l’abito monacale al bambino (“perché davvero è brutto”) e via alla festa. E cosa se ne è guadagnato dal punto di vista della fede? Che quei genitori e quel bambino difficilmente lo rivedrai in chiesa.
Capi troppo sfarzosi per le cariche istituzionali della chiesa: diciamoci la verità. Quanti sono i vescovi, i cardinali, i sacerdoti che davvero rispettano quella povertà nella chiesa tanto voluta da Cristo? Prima dell’avvento del pontificato di papa Francesco e delle sue piccole rivoluzioni (a partire dal non voler abitare negli appartamenti pontifici, dall’usare una utilitaria per i suoi spostamenti, alla croce di metallo e non d’oro sul suo abito), quanti sono stati coloro che hanno rinunciato allo sfarzo? Certo, la fede non si misura ad oro o a possedimenti che ha o meno la chiesa…e la storia ce lo insegna. Ma ciò che dovremmo domandarci è: ma davvero Cristo per la sua chiesa, avrebbe voluto tutto questo?
Ovviamente, le motivazioni per cui un fedele si allontana dalla chiesa sono tantissime altre ma, come già detto in precedenza, sta alla coscienza e alla nostra vera fede se dar peso o no a tutto ciò.