Fase 3: si cambia per il cinema ma emerge una triste arbitrarietà nella scelta dei comportamenti da adottare in materia di prevenzione dell’epidemia.
Dopo infatti l’allarme che è stato lanciato sia dagli esercenti che dal presidente dell’Anica Francesco Rutelli, che hanno parlato di norme per la riapertura troppo astruse e che impedirebbero la maggior parte delle sale di tornare alla normalità, obbligandole a rimanere chiuse, il governo ha deciso di apporre alcune modifiche al Dpcm.
Tra i punti più contestati, in particolare, c’è la norma sull’obbligo di portare le mascherine in sala per tutta la durata del film. Peccato però, che molti hanno notato come quest’obbligo, in realtà continui ad essere presente in Chiesa, durante la celebrazione. Perciò ci si chiede: perché non è possibile stabilire una norma universale che valga allo stesso modo per tutte le attività? Perché si deve per forza continuare con la deleteria ostinazione di normare ogni singolo settore, dettaglio, imprevisto della vita quotidiana?
Si tratta di uno dei più antichi vizi della società italiana e della politica che la rappresenta, che con l’arrivo di chi si presenta come nuovo ritorna a galla nella maniera più antica in assoluto: quello di voler normare, burocratizzare, definire in moduli scritti spesso in una lingua incomprensibile, quella del burocratichese. L’anti-lingua, come nella nota definizione dello scrittore Italo Calvino.
Un atteggiamento da cui emerge l’idea, o la convinzione, da parte della politica, che in qualche modo l’italiano sia un soggetto irresponsabile da governare ad ogni passo. Ma non è così, e il governo dovrebbe riuscire a prenderne atto una volta per tutte. Specialmente per la ragione che sono le stesse persone che si sono presentate come “il nuovo”. E allora si rinnovi il modo di vedere la realtà.
La ripartenza, in ogni caso, sarà graduale anche per il cinema, un settore in forte difficoltà. Gran parte delle sale italiane hanno infatti affermato che, a queste condizioni, il 15 giugno non riapriranno. Molte, invece, cominciano a paventare l’idea che non riapriranno nemmeno in futuro.
Nella norma che in precedenza indicava l’obbligo di indossare per tutto il tempo la mascherina in sala, ora si indica che, sia per il cinema che per gli spettacoli dal vivo, tutti gli spettatori devono indossare la mascherina solamente dall’ingresso fino al raggiungimento del posto. E ogni volta che ci si allontani da questo. Ma quando si sta seduti, si può anche togliere.
Sarà inoltre possibile consumare anche in sala i prodotti acquistati nei punti vendita situati all’interno del cinema, rispettando le norme di sicurezza. Tutto ciò considerato che nelle sale prosegue l’obbligo di mantenere almeno un metro di distanza tra le persone, fatta eccezione per i componenti dello stesso nucleo familiare o i conviventi e le persone che in genere non sono soggette al distanziamento.
La verità, evidente, è che per quanto riguarda un settore che crea indotto economico, allora si può giungere a compromessi e decidere che in quel caso le mascherine non servano. Mentre in realtà per la Santa Messa, attività che non crea remunerazioni ma fa incontrare i fedeli con Gesù vivo e presente nella Santa Eucarestia, allora si può soprassedere.
Continuando così ad obbligare le persone ad indossare una mascherina che, spesso, crea disagi per quanto riguarda la respirazione, e altri effetti collaterali come mal di testa o abbassamento di pressione. La dimostrazione che, purtroppo, come al solito, chi comanda nella società e nella politica è il “dio” denaro.
Giovanni Bernardi
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