La Chiesa di Santa Maria del Quartiere conserva al proprio interno un frammento speciale che riporta ai fatti miracolosi avvenuti solo pochi decenni prima.
La chiesa è situata a Parma, in strada del Quartiere, con affaccio su piazzale Guido Picelli, nel quartiere dell’Oltretorrente. L’edificio, dalle forme manieriste, è stato costruito tra il 1604 e il 1619, eretta sul sito di un’antica cappella dedicata alla Vergine che sorgeva all’interno delle mura cittadine, in una zona tuttavia oggi ignota, dove però tradizionalmente si sostiene che fosse destinata all’acquartieramento delle truppe.
Si cominciò a costruirla nel 1604 alla presenza del duca Ranuccio I Farnese e del vescovo di Borgo San Donnino Papirio Picedi. Si sostiene che l’edificio venne progettato da un architetto ferrarese particolarmente gradito al duca, vale a dire Giovan Battista Aleotti, attivo a Parma per i primi decenni del diciassettesimo secolo.
Aleotti realizzò per Ranuccio anche il magnifico teatro di corte. A finanziare i lavori, infine affidati dal duca alla supervisione della Compagnia del Crocifisso, ci pensò tuttavia l’intera popolazione, molto devota all’immagine venerata in quel luogo da alcuni decenni. La confraternita aveva infatti sede provvisoria propria nella chiesa del Carmine.
Tuttavia, questa, preoccupata di non riuscire a fare fronte ai costi per la costruzione, abbandonò l’opera nel 1610. Così ad essa subentrò il Terzo Ordine Regolare di San Francesco. Nel 1619 l’edificio giunse a compimento, mentre dieci anni dopo venne completata anche la decorazione pittorica.
Nel 1628 ci fu un momento molto speciale per questa chiesa. Con una solenne processione, un frammento di affresco con l’immagine della Madonna dell’Abbondanza venne collocata sull’altare maggiore della chiesa. L’immagine, attribuita a Mercurio Baiardo e proveniente dalla primitiva cappella, fu ritenuta miracolosa per via di numerosi prodigi che si verificarono a beneficio dei tanti fedeli che nei secoli ne divennero devoti.
La costruzione della chiesa avvenne senza osservazione dei dettami del Concilio di Trento. Questi prescrivevano infatti, per le chiese costruite da quel momento in poi, piante longitudinali e a croce latina. Mentre invece in questo caso l’edificio venne disegnato a pianta centrale e a base esagonale.
Di fatto però non è un’unicum, ma una tendenza diffusa in quegli anni, anche ad esempio nella stessa Roma papale dove nomi del calibro di Bernini e Borromini proponevano, per i luoghi di culto di nuova costruzione, progetti del tutto simili che poi, tra l’altro, ennero presi a modello sia in Italia che all’esterno per i decenni successivi.
La pianta esagonale aveva infatti una precisa funzione simbolica: quella di evocare la forza creativa di Dio. Ciò per via del fatto che l’esagono è composto da sei triangoli, alludenti contemporaneamente sia alla Trinità che ai giorni della creazione.
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Mentre per quanto riguarda invece la decorazione pittorica della chiesa, questa venne affidata a Giulio Orlandini che però si limitò ad affrescare la zona del presbiterio. Infine nel 1626 Pier Antonio Bernabei fu l’autore di una rappresentazione della Trinità con la Vergine e i santi nella gloria del Paradiso. Decorazione che venne realizzata in massima parte agli inizi del diciannovesimo secolo, tramite alcuni giovani artisti formatisi presso l’Accademia di Belle Arti di Parma.
Giovanni Bernardi
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