Ecco di seguito l’intero testo a commento dei risultati del referendum in favore dell’introduzione dell’aborto legale in Irlanda di Mario Adinolfi:
“LA CHIESA SILENTE
di Mario Adinolfi
Una Chiesa irlandese silente, che ha scelto di non intervenire in alcun modo nel dibattito referendario, consegna all’Europa l’ultima nazione-baluardo in materia di aborto. Gli exit poll raccontano di una vittoria a valanga dei favorevoli all’introduzione anche a Dublino dell’interruzione volontaria di gravidanza, con quasi quaranta punti di distacco. Forse i dati reali limeranno il divario della sconfitta (anche in Irlanda hanno costruito un clima per cui chi era contro l’aborto veniva additato come bigotto medievale), ma l’avanzata continua in tutto il Vecchio Continente, ora anche nella “cattolicissima Irlanda”, delle politiche contro la vita e contro la famiglia naturale, in una stagione che è peraltro di tragica denatalità, non può non porre alcuni interrogativi. Perché perdiamo sempre, come cattolici e come pro-life, in Europa Occidentale? Molto semplice: perché manca l’azione pubblica dei tre fattori determinanti a produrre il cambiamento di questa tendenza. I tre fattori sono i pastori, un popolo, un soggetto politico che coordini l’azione sul terreno organizzativo. In Irlanda i pastori sono rimasti completamente silenziosi, il popolo cattolico si è ritrovato senza guida spirituale e anche senza guida politica perché i soggetti politici tradizionalmente più vicini alle istanze della Chiesa si sono tutti convertiti a una sorta di liberalismo preoccupante. Pastori, popolo, soggetto politico: senza l’azione coordinata di questi tre fattori i cattolici sono destinati a subire solo sconfitte. Al confine con l’Italia, in Slovenia, quando questi tre fattori hanno lavorato insieme si è riusciti a cancellare per via referendaria la legge senza senso sul “matrimonio” gay e in Croazia si è scritto in Costituzione che il matrimonio è solo tra un uomo e una donna. Gli esempi arrivano solo da Paesi che furono comunisti. Sarà il tempo di prendere esempio e di chiedere alla Chiesa di non essere più silente davanti alla grande sfida antropologica che la politica sta lanciando trasformando istanze culturali anticristiane mortifere in leggi stringenti, approvandole in tutta Europa. Bisogna decidere di dare battaglia, come lo si fece contro il comunismo, determinandone rapidamente la caduta quando nessuno l’avrebbe mai creduto fragile. Questa guerra è se possibile ancora più determinante. Perderla vorrebbe dire veder sconfitta l’umanità insieme alla vita”.
L’analisi di Adinolfi è lucida, la mancanza di una Chiesa forte, in grado di dare una direzione al proprio popolo, ha lasciato i cattolici senza una guida, allo stesso modo ha fatto si che i partiti politici solitamente vicini alle istanze del cattolicesimo si facessero influenzare dall’idea di concedere un diritto alle donne. Il risultato del referendum, d’altronde, mostra come la Chiesa abbia perso la presa sul proprio popolo e come la maggior parte della popolazione ormai non si riveda più nei valori cristiani, ma ciò che preoccupa Adinolfi e preoccupa anche chi in quei valori si rivede è l’assenza di lotta, un particolare che mostra come la chiesa odierna non si ponga come guida ma semplicemente come alternativa che senza lottare diverrà sempre più di nicchia.
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