La Chiesa non si salverà dal maligno con “ambizioni progressiste” per cambiare la società, ma con la fermezza di tutte le realtà nel predicare il Vangelo.
Lo ha affermato il fondatore del Censis Giuseppe De Rita nell’ambito di un’intervista alla rivista dei gesuiti Civiltà Cattolica.
Il ruolo dei cattolici in Italia infatti ebbe un netto cambio di rotta dopo il Convegno ecclesiale del 1976, spiega de Rita. In questo, si parlò dello slancio dei cattolici purtroppo sempre più debole, e di conseguenza sul bisogno di tornare ad “osare”.
Il presidente del Censis De Rita: “la Chiesa si risvegli dal letargo”
Ancora oggi però purtroppo, afferma De Rita, le diverse realtà socioculturali che compongono il vasto mosaico della Chiesa restano “da troppo tempo in letargo“. Mentre al contrario dovrebbero chiamare la Chiesa in Italia “a farsi loro carico del faticoso cammino che dobbiamo intraprendere”.
Un vigore, secondo il presidente del Censis, che consiste in particolare “nel richiamo a osare, a fare storia di promozione umana e di risposta alle attese di giustizia delle nostre singole comunità ecclesiali”. Servirà a questo il famoso Sinodo della Chiesa italiana che la rivista Civiltà Cattolica, e in particolare in suo direttore padre Antonio Spadaro, promuovono da tempo?
Il Convegno ecclesiastico del 1976. Fu spinta “epocale”?
La prospettiva sinodale è stata infatti sponsorizzata anche da Papa Francesco, ma nel frattempo la Chiesa italiana e i suoi vescovi non sembrano affatto intenzionati a dare vita a questo genere di percorso. Che ha poi incontrato, nel suo cammino, la pandemia del Coronavirus.
Nel famoso e lontano Convegno del 1976 si parlò di una spinta collettiva quasi “epocale”. Qualcosa però che non ha portato, di fatto, grandi frutti. O se non altro non ha portato i frutti sperati, vista la crisi della Chiesa, dei cattolici in politica, della partecipazione alla liturgia e delle nuove vocazioni in Italia.
I dubbi della Chiesa italiana sulla proposta di un “sinodo”
L’intenzione sarebbe quindi di perseverare sulla stessa direzione? I dubbi, espressi in maniera aperta oppure solo confidati a mezza bocca, sembrano esserci, e non sono pochi. Diciamo che sicuramente comprendono, magari non la totalità, ma di sicuro una certa maggioranza delle singole e numerose diocesi e delle loro guide.
La società italiana negli anni settanta e ottanta era inoltre certo una società piena di tensioni e di scontri, ma se non altro si registrava una passione civile e spirituale viva e accesa. Oggi, come ha rimarcato il Papa in più occasioni, il vero nemico da sconfiggere nelle nuove generazioni è molto più subdolo, e si chiama indifferenza.
Nel 1976 i cattolici “cominciarono ad osare”. Ma verso cosa?
Fu quello il momento in cui, per De Rita, la Chiesa cominciò ad “osare“. Ciò che ci si chiede è: osare verso cosa? Temi come la disuguaglianza nelle città, “sottolineata con forte carica emotiva dai sacerdoti delle periferie”, erano all’ordine del giorno. Ma quali risultati hanno portato nella diffusione del Vangelo?
Il duro caso di un martire della carità come don Roberto Malgesini è stato, da questo punto di vista, tristemente eloquente. Un sacerdote che ha speso la vita nella carità e nella solidarietà verso le periferie, espressione di una chiesa bella, vera e pulita. Ucciso, purtroppo, in un tragico accoltellamento. Un evento nefasto che secondo alcuni ha messo in luce il bisogno di accompagnare l’opera di carità dei cattolici con ancora maggiore decisione con una ancora maggiore opera di evangelizzazione.
Una Chiesa che deve andare verso il suo centro, Gesù
Nell’armonizzazione di quei carismi della Chiesa di cui, a questo punto, si potrebbe discutere all’interno di un Sinodo. Che sarebbe da rivolgersi non tanto verso le “periferie” della Chiesa, valorizzando cioè tutte le singole diversità offerte dalle diverse espressioni della Chiesa frutto dei diversi carismi. Ma al contrario verso il suo centro, verso la sua vera identità unica e imprescindibile, e verso la Fonte di ogni bene e Grazia, Gesù.
D’altronde, conclude De Rita, all’epoca fu il futuro presidente della Cei, il cardinale Camillo Ruini, a mettere una parola chiara su questo processo. “Ricordo, in proposito, la frase che mi disse un giorno – non a brutto muso, perché non è il tipo, ma con decisione”, ricorda il presidente del Censis.
“De Rita, si renda conto che noi – intendeva: preti, vescovi, comunità ecclesiali – siamo qui non per cambiare la società, ma per predicare il Vangelo”
Giovanni Bernardi