La chiromanzia è una delle tante arti divinatorie, ossia uno dei tentativi, fatti dall’uomo, di predire il futuro e leggere l’animo delle persone. In particolare, la chiromanzia è la lettura della mano e delle sue linee. Il greco, infatti, ci insegna che “chéir” vuol dire “mano” e “mantéuo” significa “predire”.
Come molte altre tecniche divinatorie, anche la chiromanzia è molto antica. Le sue origini si perdono nella notte dei tempi e risalgono probabilmente all’astrologia indiana, precisamente alla filosofia e ai metodi dell’induista Vālmīki, molto antecedente alla venuta di Cristo sulla terra.
Dall’India, l’uso della chiromanzia si diffuse in Cina (siamo ancora nel 3000 a.C.), poi in Tibet, in Egitto, in Persia e, da li, in Europa, passando certamente per la Grecia.
Ed è così che attraverso nomadi e zingari, come anche superstiziosi condottieri e facoltosi e rinomati studiosi si è propagata fino ai nostri giorni.
La chiromanzia -mai superfluo ribadirlo- è assolutamente da evitare, se si vuole essere un cristiano consapevole della propria fede e fedele all’unico Dio.
La chiromanzia per la Chiesa Cattolica
Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma, in merito: “Tutte le forme di divinazione sono da respingere: ricorso a Satana o ai demoni, evocazione dei morti o altre pratiche che a torto si ritiene che “svelino” l’avvenire. La consultazione degli oroscopi, l’astrologia, la chiromanzia, l’interpretazione dei presagi e delle sorti, i fenomeni di veggenza, il ricorso ai medium occultano una volontà di dominio sul tempo, sulla storia ed infine sugli uomini ed insieme un desiderio di rendersi propizie le potenze nascoste. Sono in contraddizione con l’onore e il rispetto, congiunto a timore amante, che dobbiamo a Dio solo”.
In effetti, ci sono prove su prove del fatto che, qualunque arte divinatoria invoca -è vero- degli spiriti (quindi non è frutto solo della mente di chi la pratica), ma questi sono esattamente gli stessi che noi dovremmo fuggire.
Per quale motivo? Perché a nessun essere umano è permesso di evocare, invocare, farsi guidare da esseri spirituali o defunti. Ciò significherebbe fare un affronto a Dio che li ha creati (che ci ha creati) e a cui anche gli spiriti immondi più temibili sono subalterni.
Sant’Agostino e la divinazione
In poche parole, noi cristiani abbiamo un solo Dio, l’unico che dispone delle nostre vite, l’unico a cui dovremmo permettere di intervenire nelle nostre coscienze.
Diceva Sant’Agostino nelle “Confessioni”: “Bisogna riconoscere che quando gli astrologi dicono il vero, ciò avviene sotto una ispirazione occulta che le anime umane subiscono senza saperlo.
E siccome ciò avviene allo scopo d’ingannare gli uomini, è opera di spiriti immondi e seduttori, ai quali è permesso di conoscere alcuni dati veri sulle cose temporali. Per questo il buon cristiano deve guardarsi dagli astrologi e da tutti coloro che esercitano l’arte divinatoria, specialmente se predicono il vero; affinché la sua anima non venga irretita da essi mediante il commercio con i demoni, in un’intesa con questi”.
Nonostante questo, molte persone credendo di non fare del male a nessuno, soprattutto non a se stessi, quando si affidano a coloro che dicono di poter svelare il destino, la personalità e il carattere (fosse anche l’oroscopo alla radio), per meglio decidere per proprio presente e del futuro, dei rapporti con gli altri e con il mondo.
I giornali si riempiono di rubriche dedicate ai segni zodiacali e alla studio della propria anima, attraverso una miriade di pratiche rivelatrici e alla portata di tutti -a loro dire.
La divinazione ci porta lontani, anni luce, dal poter essere puri e spiritualmente preparati a ricevere e a propagare il messaggio evangelico. Ogni pratica divinatoria, a ben vedere, è di origine orientale e si avvale di una sorta di chiamata in causa di spiriti guida, esseri superiori e via dicendo.
La Sacra Scrittura ammonisce: “Non vi rivolgete agli spiriti, né agli indovini; non li consultate, per non contaminarvi a causa loro. Io sono il Signore vostro Dio” (Levitico 19, 31).
“Se vi si dice: “Consultate quelli che evocano gli spiriti e gli indovini, quelli che sussurrano e bisbigliano”, rispondete: “Un popolo non deve forse consultare il suo Dio? Si rivolgerà forse ai morti in favore dei vivi?”.” (Isaia 8, 19).
Stiamo molto attenti, dunque, agli articoli, ai libri, alle rubriche (anche televisive o radiofoniche) che parlano di quanto siamo speciali, se abbiamo una “M” come intersezione delle linee della mano; di quanto questo sia una prerogativa di pochi eletti, di coloro che avranno successo nella vita e tutto ciò che potranno mai desiderare.
Ricordiamo che un cristiano non cerca il successo di questo mondo e che l’unica “M” di cui vuole vantarsi è quella dell’ iniziale del nome “Maria”. Anche se non è incisa sul palmo della nostra mano, è certamente indelebile sul cuore.
Antonella Sanicanti
Segui tutte le nostre News anche attraverso il nuovo servizio di Google News, CLICCA QUI