Diventare atei al giorno d’oggi sembra di moda, il credere che non esista un Dio come raccontato nella Bibbia ed escludere di fatto che esista un mondo oltre la vita che permetta alla nostra anima di vivere in eterna beatitudine è molto più semplice che crederci. Accogliendo in linea teorica il punto di vista di questa moltitudine ciò che risulta paradossale è che la religione non viene solamente accantonata e bollata come falsa, ma sostituita da assurde credenze e teorie virali.
Tra quelle più in voga nell’ultimo periodo c’è sicuramente quella che vede una razza aliena come creatrice dell’essere umano come lo conosciamo oggi, si passa dai rettiliani agli annunaki per finire con i recentissimi Elohim. Ciò che contraddistingue queste teorie è che le razze aliene avrebbero portato l’evoluzione per i propri fini utilitaristici (che variano da teoria a teoria) per poi scomparire o mimetizzarsi in mezzo alla razza umana. Altra particolarità di questi sfruttatori/donatori alieni è quella di essere divenuti per chi ci crede delle vere e proprie divinità.
Tralasciando i dubbi leciti legati a queste teorie come il fatto che l’eventuale approdo di queste razze non esclude l’esistenza di un Dio creatore (chi ha creato gli alieni?), andiamo a guardare da vicino la teoria degli Elohim di Mauro Biglino raccolta in ‘Antico e Nuovo Testamento, i libri senza Dio’. Come si nota dal titolo stesso in questo caso la teoria parte proprio dall’analisi (o almeno così dovrebbe) dei testi Sacri. Questa disamina teologica, però, si basa quasi esclusivamente sulla grammatica ebraica e sull’interpretazione della stessa, in particolar modo sulla traduzione del termine “Elohîm”, il quale, secondo l’autore, sarebbe stato tradotto erroneamente al singolare.
Su questo presunto errore di traduzione Biglino costruisce una teoria in base alla quale le religioni sarebbero esclusivamente uno strumento di controllo della popolazione (idea mutuata da Marx e da Cicerone prima ancora). I creatori di queste religioni non sarebbero però i regnanti che cercavano una discendenza divina al loro regno, bensì gli Elohim ovvero una razza aliena giunta sulla terra per caso che, approfittando della longevità superiore a quella della razza umana, avrebbe ideato l’escamotage del Dio per vivere nell’agiatezza. Le dottrine così create sarebbero poi state perpetrate nei secoli da una cerchia di umani scelti per comporre la nicchia di fiducia del sovrano alieno nascosto e dai loro discendenti, i quali secondo la teoria sarebbero dei sangue misto (frutto dell’unione tra le due razze).
L’autore del libro promette una dimostrazione per quanto affermato che nel corso delle pagine non si trova. Il punto focale della sua teoria, sarebbe la traduzione errata di Elohim che a suo avviso si tradurrebbe al plurale, ma questa è l’unica prova che adduce all’esistenza di questa razza aliena. Quando nel libro si dovrebbe arrivare ad una dimostrazione del perché il termine sarebbe errato l’unico tentativo di spiegazione è una formulazione di questo tipo:
“Se il termine Elohim fosse singolare la Bibbia sarebbe un testo assurdo, incoerente, confuso e pressoché incomprensibile. Se, per contro, si dovesse rivelare veritiera la mia ipotesi, secondo la quale Elohim indica una pluralità di individui, il testo sarebbe chiaramente intelligibile da tutti, senza necessità di intermediazioni e interpretazioni”.
La pretesa di aver svelato la verità sulla redazione della Bibbia e la creazione delle religioni monoteiste, insomma, si basa sul fatto che l’unico ad aver tradotto correttamente il testo sacro sarebbe proprio l’autore del libro. Pur credendo ad una simile affermazione, chi ci dice che lo scrittore non abbia mentito sulla traduzione o semplicemente sbagliato a tradurre? Anche quando la traduzione di Biglino fosse corretta in che modo questo dimostrerebbe l’esistenza del signore alieno e dei suoi discendenti?