IL PAKISTAN CONTRO I CRISTIANI
Pare che le notizie che fanno meno rumore siano quelle riguardanti la poca libertà religiosa, in terre alquanto distanti dalla nostra. Di quelle vicende ci arrivano sono echi e null’altro, invece dovremmo esserne aggiornati, se non altro per avere l’occasione di pregare per le vittime.
Circa tre anni fa, in Pakistan, accadde un fatto molto grave. Fu il caso di una coppia convertita al cristianesimo che venne sequestrata dalla folla impazzita, tenuta prigioniera in una fornace di mattoni, torturata e infine arsa viva. L’accusa per questi due coniugi, Shama e Shahzad, era di blasfemia. Successe il 4 novembre del 2014 a Kot Radha Kishan.
La vicenda all’epoca destò qualche polemica, ma, a livello pratico, pochi risultati. Il corso della giustizia si è arenato, laddove si proponeva di modificare la legge secondo cui un musulmano può accusare chiunque di un reato del genere, anche senza prove.
Fu questo infatti che trasformò quell’accusa, rivolta ai coniugi, in una crudelissima esecuzione, senza via di scampo e senza alcuna pietà.
Shama e Shahzad volevano solo essere cristiani, null’altro, professare liberamente il loro credo.
In loro favore, per smuovere l’opinione pubblica, si sono mobilitate diverse forze, provenienti dall’ attivismo cristiano, che chiedono almeno giustizia, se non la modifica della legge anti-blasfemia che risulta, a dir poco, inumana.
Ci sono la “Fondazione Cecil” e “Iris Chaudhry” a battersi per la coppia trucidata e a proteggere i loro tre figli, rimasti orfani in una situazione così estrema.
“Stiamo cooperando con la magistratura per assicurare che i responsabili di questo brutale assassinio siano portati davanti alla giustizia” -hanno dichiarato, “due vite innocenti, perse a causa della estrema intolleranza nella nostra società. L’orrore di quel giorno sfortunato rimarrà nei nostri cuori e nelle menti. In quella fornace hanno bruciato l’umanità, hanno bruciato gli insegnamenti dell’islam e hanno bruciato il Pakistan di Ali Jinnah (il fondatore dello Stato pachistano).”. “Nessun risarcimento in denaro potrà cancellare un simile atto estremo di violenza.”.
Quello di Shama e Shahzad non è purtroppo un caso isoloto, molti cristiani in Pakistan, per la stessa accusa, sono incarcerati e in attesa di una sentenza definitiva, si spera di innocenza, che non arriva mai.