In Cina è stata condannata a morte una maestra di scuola materna, colpevole di avere avvelenato 25 bambini e averne ucciso uno.
La donna era stata arrestata subito dopo avere commesso il crimine, nella città di Jiaozuo nella Cina centro-orientale. Ora è arrivata la pena capitale.
Una vicenda che blocca il fiato in gola, giunta all’epilogo più drammatico di tutti. Per il governo cinese non c’è misericordia né tanto-meno giustizia che possa riparare al danno subito dalle famiglie dei bambini per mano della donna. La pena, esemplare, mostra la realtà di un Paese in cui non è contemplato il perdono, ma al contrario vige ancora la Legge del Taglione.
La donna avvelenò i bimbi con una sostanza alimentare nociva
In quella drammatica occasione, i bambini avvelenati dalla donna sono stati portati in ospedale d’urgenza subito dopo avere ingerito la zuppa d’avena. La donna vi aveva messo dentro del del nitrito di sodio, dopo un litigio con una collega. Si tratta di una sostanza che in realtà viene spesso usata come additivo alimentare ai fini della stagionatura della carne. Ma che se usata in quantità elevate può essere altamente tossica.
La motivazione spiegata dalla corte è che si trattasse di una sorta di vendetta personale. Se si è trattato di un gesto di follia, oppure di una lucida pianificazione omicida, non è dato saperlo. Di fatto, non è certo interessato al governo cinese, intento a dare una dimostrazione di forza e di autoritarismo a quelli che sono a tutti gli effetti i sudditi del Partito Comunista.
Già in passato aveva provato ad avvelenare il marito
Tuttavia, non era nemmeno la prima volta che la colpevole fosse coinvolta in casi di questo genere, secondo quanto additato dalla corte che l’ha condannata alla perdita della vita. In precedenza, infatti, pare che la donna avesse acquistato la stessa sostanza online, con la quale aveva tentato di avvelenare il marito, che si è invece salvato riportando lievi lesioni.
Una condotta per per la corte è stata “spregevole e crudele“. La vicenda ha così avuto grande risalto in tutta la Cina, e di riflesso ha fatto il giro di tutti i media internazionali. Non si è però diffuso alcun elemento per quanto riguarda il bambino rimasto vittima dell’azione della donna. “Le conseguenze dei suoi crimini sono estremamente gravi e lei merita di essere severamente punita”, è stato il verdetto, inappellabile, nei confronti di Wang Yun.
La triste realtà della pena di morte in Cina
Quella della pena di morte è una realtà ben presente in Cina, che ogni anno miete numerose vittime. Non ci sono dati precisi su quante siano le persone che ogni anno vengono giustiziate dal Governo cinese. Tuttavia la condotta marca una distanza importante tra il colosso del Sol Levante e il mondo occidentale, in cui la pena di morte è ormai praticamente ovunque abolita, ad eccezione di pochi stati, come la Bielorussia o alcune regioni degli Stati Uniti.
I gruppi per i diritti umani e che lottano per l’abolizione della pena di morte in tutti i Paesi del mondo parlano di almeno alcune migliaia di persone condannate alla pena capitale ogni anno in Cina, attraverso un’iniezione letale o nei casi peggiori addirittura per mezzo di un plotone d’esecuzione.
Giovanni Bernardi