Il regime comunista cinese ha assediato con inumana insistenza delle suore fino a costringerle ad abbandonare il convento. La persecuzione dei cristiani in Cina non si arresta.
Prima i poliziotti le hanno vigilate fino alle stremo, poi hanno staccato la croce dal loro convento. Chi parla di libertà religiosa in Cina dovrebbe leggere bene quanto accaduto a otto suore sono della provincia di Shanxi. L’équipe della rivista Bitter Winter, specializzata nel denunciare gli attacchi alla libertà religiosa in Cina, ha così riferito l’ennesimo episodio di persecuzione religiosa nel Paese.
Intimidazioni e attacchi sistematici. Come la Cina perseguita i cristiani
Le religiose state portate ad abbandonare il loro convento dopo una serie di attacchi sistematici. I poliziotti locali, infatti, hanno inflitto intimidazioni persistenti, vigilandole in maniere più che invasiva e interrogandole in modo aggressivo e abusivo.
Poi è arrivato il momento in cui hanno ritirato la croce esterna principale dal convento, insieme anche alle croci interne e una dozzina di immagini sacre. Un atto di violenza molto grave, che per le suore ha rappresentato l’episodio limite.
Il racconto del grave episodio di violenza verso le suore
Una suora ha raccontato l’accaduto al magazine quotidiano sulla libertà religiosa e i diritti umani in Cina Bitter Winter. “I poliziotti ci hanno dichiarato persone pericolose e ci assediavano. Ad esempio, ci hanno ordinato di scrivere tutto quello che avevamo fatto nella vita, fin dall’asilo”, ha spiegato.
I poliziotti le hanno poi obbligate a raccontare “dettagliatamente tutto quello che avevamo fatto negli ultimi mesi. Volevano addirittura che ricordassimo la targa delle macchine che usiamo nei nostri viaggi!”. Non bastasse, le autorità del governo cinese hanno cominciato a installare telecamere di sicurezza nel convento per controllarle. Ne hanno messe prima quattro, poi erano in procinto di installarne altre in sala da pranzo, cucina e lavanderie.
Le suore: “La croce è un simbolo di salvezza. Non si può transigere”
Le suore sono riuscite a non permetterglielo, tuttavia la grave vicenda dimostra la violenza e la pervasività della dittatura comunista cinese. “La croce è un simbolo di salvezza. Toglierla è stato come toglierci un pezzo di carne. Se avessimo opposto resistenza, il Governo avrebbe demolito il convento”, ha poi spiegato una delle suore, parlando del momento che ha segnato il distacco definitivo delle religiose.
Il governo cinese aveva infatti nominato tre persone per osservarle, di cui un poliziotto e due autorità locali. Questi entravano continuamente nel convento e sottoponevano a lunghi interrogatori le suore, chiedendo conto delle loro attività. “Il Governo è arrivato a contattare dei banditi per spaventarci“, ha spiegato la suora. “Sono arrivati a entrare in cucina per intimidirci, agendo in modo indecente. Chiedevano che mangiassimo con loro”.
La violenza sistematica verso chi non aderisce al regime comunista
Si tratta purtroppo di una triste realtà molto diffusa nel Paese. I casi di persecuzioni sono molti e continui, e nonostante quello che si pensi questa triste realtà non è affatto migliorata negli ultimi anni. L’accordo della Santa Sede con le autorità cinesi non è riuscito, almeno in molte aree del paese, a scalfire di una virgola la dura realtà dei cristiani perseguitati in Cina.
Tra i vari altri episodi di violenza sistematica, basti pensare alla chiusura di una chiesa cattolica a Shenzhou da parte del regime cinese, lo scorso 13 settembre nella provincia di Hebei. Questo per la semplice ragione che la comunità parrocchiale si è rifiutata di aderire alla cosiddetta “Associazione Cattolica Patriottica Cinese”. Ovvero l’organo governativo cinese che punta a controllare la chiesa locale imponendo il proprio credo di sottomissione al regime comunista.
La persecuzione del governo cinese
Il governo cinese infatti chiede a tutte le parrocchie di sottostare a questa famigerata associazione che, a parte il nome, di cattolico non ha proprio nulla. Un parrocchiano ha dichiarato alla rivista che entrare in quell’organismo “equivale a essere totalmente controllati dal Partito Comunista e ad essere strappati da Dio”.
Che chi racconta che oggi la persecuzione ai danni dei cristiani da parte del regime comunista cinese è ancora peggiore che negli anni della “Rivoluzione Culturale” di Mao Tse Tung. Ai cristiani però resta la preghiera.
Preghiamo per i cristiani perseguitati in Cina
Per questo c’è sempre più bisogno di ricordare ogni giorno nelle nostre preghiere i fratelli perseguitati in Cina, e affidare le loro vite al Signore affinché possa proteggerli e possa condurli nella via della fede anche di fronte alle difficoltà e alla violenza dittatoriale di chi non ha ancora incontrato il Signore.
Che il Signore possa guidare i nostri fratelli cinesi nelle asperità del loro cammino, certi che alla fine li aspetta la salvezza e la gioia piena del Regno dei Cieli.
Giovanni Bernardi
Fonte: Aleteia