Sono passati cinque anni dalla pubblicazione dell’enciclica di Papa Francesco Laudato Si’.
Un testo che è entrato con forza all’interno del dibattito mondiale sull’attuale modello economico e di sviluppo, e sui danni inflitti al Creato che dovremo affrontare nei prossimi anni e decenni. Si tratta, a detta di molti studiosi, di un testo fortemente rivoluzionario, uno dei documenti più importanti di questi anni e che è riuscito a segnare in profondità.
La Laudato Sì infatti è riuscita, con parole semplici e con concetti immediati, a mettere in luce tutte le maggiori iniquità dell’uomo moderno su temi legati, ad esempio, all’ambiente e alle diseguaglianze sociali. Di un pianeta dove i ricchi sono sempre più i ricchi e i poveri sempre più poveri.
Dove i primi decidono le sorti dell’intera umanità e i secondi, la stragrande maggioranza della popolazione mondiale, subisce ferocemente queste decisioni. Per questo siamo chiamati sempre più alla preghiera per il Creato e per il miglioramento delle relazioni umane, del rapporto con ciò che segna questa terra e di cui verremo chiamati a rendere conto una volta raggiunto il Signore.
In un tempo profondamente segnato dal coronavirus, in cui molti scienziati hanno individuato correlazioni tra l’inquinamento e l’epidemia, l’enciclica di Papa Francesco acquista una valenza ancora più profetica e fondamentale. Il coronavirus ha segnato ancora più il rapporto tra umanità e Creato, incidendo anche nei rapporti sociali e lavorativi, segnando una crisi economica che potrebbe rivelarsi drammatica.
“È quella rapidizzazione di cui papa Francesco parla nella Laudato si’. Essa si manifesta non solo nella velocità con cui il virus si diffonde ma anche nella celerità con cui stanno scomparendo milioni di posti di lavoro, la socialità e gli eventi si stanno trasferendo sul Web e la realtà si va digitalizzando”, ha spiegato in un’intervista al quotidiano dei vescovi italiani Avvenire il cardinale Michael Czerny, sottosegretario del dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale.
L’inquinamento ambientale, spiega il cardinale, è simile al coronavirus. “Danneggia prima la salute. Al contempo, le sue conseguenze socioeconomiche sono devastanti, soprattutto per i più vulnerabili. Anche la crisi ecologica colpisce prima l’ambiente. I suoi effetti, però, mettono in discussione il lavoro, il cibo, la salute, e il peso maggiore ricade sugli ultimi”.
Per questo bisogna trovare risposte adeguate alla crisi, e in fretta. Bisogna ripensare il modello di sviluppo, immaginare soluzioni nuove, prendere decisioni forti. E per fare tutto ciò, al primo posto, è necessario tornare ad avere fede nel Signore, a camminare secondo la sua Parola, ad accettare le sue scelte, a vivere come Lui ci ha insegnato.
“Sia la crisi socio-ambientale sia la pandemia richiedono soluzioni innovative a tutti i livelli, non solo per e da parte “dei vertici”. Il degrado ambientale ha probabilmente contribuito alla diffusione del virus. La nostra consapevolezza deve andare, però, molto più in profondità. Fino a cogliere il nocciolo degli anti-valori che hanno alimentato la civiltà ipercompetitiva e consumista di ieri”, spiega infatti il cardinale.
“Il ‘mondo nuovo’ dopo il Covid deve essere migliore. Deve guarire anche dalle malattie dell’autodistruzione, dell’ingiustizia, dell’indifferenza. La Laudato si’ ci indica la strada per essere risanati: quello sviluppo inclusivo e sostenibile che merita il nome di integrale. Per attuarlo, l’enciclica propone il dialogo come fondamento necessario dell’azione”.
Dialogo che deve passare per un riconoscimento dell’alterità, con la minuscola e la maiuscola. Che deve mettere necessariamente al centro l’amore per l’uomo e la fiducia nel Signore, la base da cui partire per prendere ogni decisione che possa portare al bene comune e universale.
Senza la messa al centro del Signore, infatti, nulla potrà andare veramente al proprio posto. Una necessità ineludibile di cui, specialmente nel tempo del coronavirus e con lo sguardo proiettato verso ciò che succederà d’ora in poi, acquista una forza straordinariamente rinnovata. L’unica vera strada percorribile, prima di ogni altra strada, è quella tracciata da Gesù.
“Prima di essere una questione socio-ambientale, il Creato è un articolo fondamentale di fede“, spiega infatti il porporato. “Una sua parte essenziale, ricordava a tutti, soprattutto ai cristiani, San Giovanni Paolo II. Diciamo: Credo in Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra. La vita umana si fonda su tre relazioni intimamente collegate: con Dio, con il prossimo e con la terra, dono del Signore. Distorcere una di queste è peccato. Curare le relazioni rotte e restaurare l’armonia nella sua triplice dimensioni significa partecipare alla redenzione di Cristo”.
Per questo la nostra “conversione ecologica”, come l’ha rinominata Papa Francesco, non può che passare per una conversione al Signore Gesù Cristo. E “da un cammino contemplativo”, conclude il cardinale. “La spiritualità cristiana aiuta a motivare i necessari cambiamenti personali, sociali, politici facendo maturare la responsabilità verso il Creato, nostra casa comune”.
Giovanni Bernardi
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