Cinque cose che l’uomo rimpiange prima di morire: quali sono nel dettaglio e perché? Scopriamolo insieme.
La vita è preziosa, e su questo non c’è nessun dubbio. Noi esseri umani siamo incredibilmente fortunati, perché Dio ci ha dato la possibilità di vivere grandi emozioni, di amare, di lavorare, di imparare e di esprimerci a pieno nel corso della nostra esistenza.
Sin da piccoli scopriamo quali sono i nostri talenti, le nostre potenzialità e siamo portati verso una certa strada, ma può accadere, purtroppo, che lungo il tragitto si perda un po’ la via. Ed è in quei momenti che Dio, nel suo silenzio, ci offre tutto il suo supporto.
Un Dio che non ci abbandona mai, che è sempre al nostro fianco, in qualunque attimo positivo o negativo della nostra vita. Ma quando la vita ha preso una certa piega, sarà dura tornare indietro. E prima di morire, beh, non sarà più possibile far nulla, perché il tempo finirà. Il tempo è prezioso, lo è immensamente, e questo l’essere umano deve ricordarlo.
Ma ci sono 5 cose che un uomo rimpiange prima di andare in Cielo. Quali sono? Alessandro D’Avenia, nel suo libro “Ciò che non è inferno“, edito da Mondadori, ne ha parlato bene.
Cinque cose che si rimpiangono in punto di morte
Prima di perdere la vita, potrebbero esserci una serie di cose che l’uomo potrebbe rimpiangere, e che avrebbe tanto voluto fare. Ma non si tratta di viaggi, oppure di fare acquisti di vario genere. Queste cose sono effimere, e dopo un po’, ci si può anche stufare.
La nostra vita è fatta di valori, e quelli, se li abbiamo, nessuno potrà portarceli via. D’Avenia scrive che tra le cinque cose che si rimpiangono prima di morire, «la prima sarà non aver vissuto secondo le nostre inclinazioni ma prigionieri delle aspettative degli altri. Cadrà la maschera di pelle con la quale ci siamo resi amabili, o abbiamo creduto di farlo. Ed era la maschera creata dalla moda. La maschera di chi si accontenta di essere amabile. Non amato».
Ci sarà anche un secondo rimpianto e sarà quello di aver lavorato in modo eccessivamente duro, magari avendo trascurato le relazioni, e magari non riuscendo a ottenere ciò che si voleva. E poi terzo rimpianto, «rimpiangeremo di non aver trovato il coraggio di dire la verità. Rimpiangeremo di non aver detto abbastanza ”ti amo” a chi avevamo accanto, ”sono fiero di te” ai figli, ”scusa” quando avevamo torto, o anche quando avevamo ragione. Abbiamo preferito alla verità rancori incancreniti e lunghissimi silenzi».
E ancora, quarto rimpianto, rimpiangeremo il tempo trascorso con chi si ama. Questo, se non c’è stato, può essere un grande rimpianto. Si danno le persone per scontate, ma non lo sono. E infine, per ultimo, l’uomo rimpiangerà di non essere stato più felice. «Ci siamo lasciati schiacciare dall’abitudine, dall’accidia, dall’egoismo, invece di amare come i poeti, invece di conoscere come gli scienziati. Invece di scoprire nel mondo quello che il bambino vede nelle mappe della sua infanzia: tesori», chiosa D’Avenia.
Tutto questo è un modo per riflettere sulla preziosità infinita del proprio tempo e della vita. Sul fatto che il Signore che ci regala una grande opportunità, ed è per questo che merita di essere vissuta a pieno.
Come diceva Gesù: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».