I “ Cinque passi al Mistero”, è un iniziativa portata avanti dalla Congregazione dell’Oratorio, che ha sede nella chiesa romana di Santa Maria in Vallicella.
La Congregazione nacque per volere di San Filippo Neri, vissuto tra il 1515 e il 1595.
I “Cinque passi al Mistero” è una catechesi riservata agli adulti, che comincia con una mezz’ora di introduzione all’argomento, dopo di che ogni partecipante scrive delle domanda o una riflessione, in forma anonima, su un pezzo di carta, sicuro che esse verranno estratte a caso dal relatore e avranno una risposta.
Catechesi del 2017/2018 – Cinque passi al Mistero
La catechesi de “I Cinque passi al Mistero”, di cui qui sotto riproduciamo l’audio, risale al 21 Novembre del 2008.
Ha come titolo “Molti dicono: Io credo in Dio. Io non credo nella Chiesa ”.
La catechesi è un’ottima occasione perché la Chiesa stia al servizio della gente, rispondendo ad alcune domande per farsi meglio comprendere, qualora ci fosse una sorta di umana e comprovata sfiducia nei confronti della istituzione-chiesa e dei suoi rappresentanti.
Chi crede in Dio si pone spessissimo -ed è giusto che lo faccia- delle domande, in merito alla corrispondenza reale tra ciò che implica la fede in Dio, nella sua Parola, e come la Chiesa la mette in pratica.
Nella Prima Lettera di San Pietro, leggiamo: “E se anche doveste soffrire per la giustizia, beati voi! Non vi sgomentate per paura di loro, né vi turbate, ma adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché nel momento stesso in cui si parla male di voi rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo. E’ meglio infatti, se così vuole Dio, soffrire operando il bene che facendo il male”.
Questo brano esprime esattamente come un cristiano dovrebbe comportarsi, nei confronti di coloro che incontra, non solo se mostrano benevolenza, ma anche se ci affrontano a muso duro, convinti delle loro certezze, contrarie alle nostre.
Ma il brano di Pietro esprime anche ciò che ogni esponente della Chiesa dovrebbe preoccuparsi di mostrare agli altri.
Se c’è incongruenza tra prelati e popolo, si rischia di dare un cattivo esempio deleterio, che finirebbe per raffreddare i cuori di coloro che ancora non sono saldi nella fede, allontanandoli per sempre da Cristo.
La Chiesa è responsabile di questi “brutali distacchi” e il Vangelo condanna duramente -ricordiamolo- coloro che sono di scandalo per gli altri, che inficiano il valore della Parola di Dio, ridicolizzandola con il proprio malsano comportamento.
Sicuramente, ognuno dei fedeli che legge questo brano o ascolta la catechesi che segue, ha avuto delle esperienze che potevano dissuadere dal credere, ancora, nelle chiesa. Forse, per un periodo, qualcuno ha desistito dall’essere un cristiano, frequentante i Sacramenti e i riti.
Tutti noi, poi, ci saremmo certamente sentiti ingannati da quanti hanno predicato bene e razzolare malissimo, da quanti potevano fare e non hanno fatto, da quanti non hanno saputo far seguire alle promettenti parole i fatti consequenziali.
Dio, che vede nel profondo, può sicuramente comprendere la debolezza umana, ma mai accettare che l’uomo persista nel peccato e non vi ponga rimedio alcuno, tradendo la fiducia di quelli che lui stesso ha affidato a coloro che dimostrano, al mondo intero, di non essere in grado né di amare il nemico, ma neppure il prossimo/amico.
Coloro che, proprio in quel momento, si affacciavano alla spiritualità, potrebbero aver pensato che, in realtà, non esiste nessuno in grado di far rivivere il Vangelo.
Malgrado tutto, c’è qualcosa che possiamo cercare di tenere a mente, per non perdere la strada e guardare sempre nella direzione del Tabernacolo (anche oltre i chierici, se necessario), dove siamo certi di scorgere sempre il Cristo vivo, resosi pane per sfamare la nostra insaziabile fame di giustizia e Verità.
Ricordiamo il senso del Confiteor
In primo luogo, rendiamoci contro che la Chiesa non è solo l’insieme del popolo dei religiosi e delle religiose, ma siamo tutti noi.
L’intera umanità è il Corpo Mistico di Cristo ed ognuno di noi -non solo i religiosi- è un pezzettino di quel Corpo. Dunque, la coerenza che chiediamo ai prelati è la stessa che anche noi dobbiamo mostrare, se siamo intenzionati ad un buon cammino di perfezionamento spirituale.
In secondo luogo, la magnanimità nei confronti di chi sbaglia e si pente deve essere coltivata con amore e dedizione.
E per fare questo, pensiamo a come Gesù stesso si comportò, quando Pietro lo rinnegò per ben tre volte; quando, sapendo che Giuda Iscariota lo avrebbe tradito, accettò ugualmente che facesse parte dei gruppo dei 12; quando perdonò la donna che volevano lapidare; quando richiamò Saul alla santità o Sant’Agostino, dopo una vita dissoluta e lontanissima dalla grazia.
Iniziamo ogni Santa Messa recitando il Confiteor, per chiedere perdono a Dio, davanti ai fratelli. Dunque, impariamo a perdonare, per essere perdonati. La Chiesa, che oggi vediamo afflitta da “delitti esemplari”, ci sembrerà così una trama sfilacciata dalla debolezza umana e dal peccato, che insieme, ognuno con un proprio contributo, possiamo riparare, riconoscendoci responsabili del male sociale, come di ogni persona che si allontana, se non sapremo spiegare la “possibilità di redenzione”.
Antonella Sanicanti