Com’è morto il neonato nigeriano di poche settimane a Genova?
Gli è stata effettuata una circoncisione in casa.
Neonato muore a Genova dopo una circoncisione in casa
Questa notte, in un’abitazione del quartiere Quezzi di Genova, è morto un neonato di origini nigeriane. Secondo quanto si apprende dalla cronaca locale, il piccolo è stato sottoposto ad un intervento di circoncisione casalingo che ha causato delle lesioni letali. Nel corso della notte la madre e la nonna del piccolo hanno chiamato i soccorsi nella speranza di salvare la vita al bambino, ma nonostante l’intervento dei sanitari il piccolo è deceduto prima che potesse giungere in ospedale.
Le due donne sono state portate in centrale per fornire una dichiarazione sull’accaduto. Dall’interrogatorio è emerso che queste avevano coinvolto una terza persona per l’intervento. L’uomo è stato portato in centrale e potrebbe essere accusato di omicidio preterintenzionale. Quello di Genova è il secondo caso di morte per circoncisione casalinga nelle ultime due settimane, un caso analogo infatti si è verificato il 24 marzo scorso a Bologna: il piccolo di 5 mesi (di origini ghanesi) era stato portato all’ospedale di Reggio Emilia, ma è morto poco dopo essere stato ricoverato.
Circoncisione in casa, migliaia di casi ogni anno: un fenomeno da bloccare
Le tragiche notizie di questi giorni hanno acceso un faro su una pratica, quella della circoncisione clandestina, che vede migliaia di casi all’anno. A quanto pare, infatti, non esiste la possibilità di fare circoncidere un bambino in Italia per motivi religiosi (salvo rare eccezioni) se non in cliniche private. Questo comporta un costo eccessivo per le famiglie di immigrati che non si trovano il denaro sufficiente per l’operazione o per fare ritorno in patria. A spiegarlo è il dirigente del centro islamico di Roma, Mustafa Qaddurah, che ad ‘Avvenire’ dichiara: “Noi come Centro Islamico di Roma ma anche diverse altre realtà chiediamo da tempo che ci sia un intervento del ministero della Salute, come l’inserimento nei Lea, che è l’unico modo per risolvere il problema”.
Le operazioni clandestine, dunque, per molte famiglie in difficoltà economica sono l’unica soluzione possibile. Se i piccoli più fortunati se la cavano senza danni permanenti, molti altri finiscono in ospedale per infezioni dovute a strumenti non opportunamente sterilizzati o per deformazioni causate dall’intervento che potrebbero causare danni per tutta la vita.
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Luca Scapatello