La digitalizzazione arriva anche per i più antichi testi sacri: accade in Inghilterra, per la più antica copia manoscritta esistente del Nuovo Testamento.
La British Library ha deciso di digitalizzare la copia insieme ad altri manoscritti sacri di altre religioni, per renderla accessibile a un pubblico più vasto.
Digitalizzazione testi sacri: il Nuovo Testamento
Quando si parla di digitalizzazione di un testo si pensa subito a un testo recente, o al massimo, di una quarantina di anni fa. Invece qui, ci troviamo davanti a un testo di oltre 1000 anni fa e che è alla base della religione cattolica: il Nuovo Testamento.
Si tratta di un’iniziativa della British Library che ha deciso di rendere disponibile online la più antica copia completa esistente del Nuovo Testamento. Il testo, scritto a mano alla metà del IV secolo d.C., contiene la Bibbia cristiana in greco ed ha anche un titolo: il “Codex Sinaiticus”. Questo Nuovo Testamento appare nella sua lingua originale (un dialetto greco chiamato koinè): si tratta di un volume che, alle sue origini, aveva più di 1460 pagine. Esso contiene anche l’Antico Testamento, definito con il termine “Septuaginta”.
Il più antico Codex del Nuovo Testamento
Perché questi nomi a questo volume? Secondo la ricostruzione fatta, il nome del testo deriva con molta probabilità dal luogo in cui è rimasto conservato per secoli: il Monastero di Santa Caterina sul Monte Sinai. Purtroppo, solo la metà del testo oggi è arrivata a noi.
Questo Codex è una delle due più antiche testimonianze che contengono il testo completo della Bibbia cristiana in un unico volume. Per la British Library, il Codex è “il risultato del tentativo dell’imperatore Costantino di quali libri potessero essere letti come Sacra Scrittura”. La stessa British Library ha acquistato la sezione del testo (il testo è diviso in quattro parti, conservate in 4 importanti biblioteche europee) di 694 pagine del Codex dall’URSS nel 1933.
ROSALIA GIGLIANO
Fonte: aleteia.org
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