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Discorsi del Papa

Collaborare con Dio: Giovanni Paolo II ci insegna a farlo

Le lettere encicliche lasciateci da Giovanni Paolo II vanno custodite come bagaglio di insegnamenti che ancora oggi hanno una fortissima valenza e profondità. Il suo messaggio su come l’uomo si possa rendere collaboratore di Dio è scritto nella “Centesimus Annus”.

Giovanni Paolo II ci insegna a collaborare con Dio – LalucediMaria

L’enciclica presso cui possiamo trovare l’insegnamento di Giovanni Paolo II prende il suo nome in riferimento al centenario della promulgazione dell’Enciclica “Rerum novarum”, come ci ricordai l Pontefice stesso. La “Centesimus Annus” è una lettera molto significativa e molto profonda e, in questa sede, si vuole approfondire uno dei tanti passaggi che Karol Wojtyla ha voluto esprimere. Il passaggio in questione riguarda l’atteggiamento dell’uomo nei confronti del creato e di come, in tal senso, l’uomo possa rendersi in qualche modo collaboratore di Dio, strumento nelle sue mani. Ma questo deve partire dalla volontà di ognuno di mettersi a disposizione e di non ritenersi in alcun modo padrone della creazione. Quello ecologico è un tema molto caro a diversi Pontefici. Ricordiamo infatti come anche Papa Francesco, durante il suo pontificato, ne ha approfondito il significato con l’Enciclica “Laudato si”.

Giovanni Paolo II: l’uomo collaboratore di Dio

Lo snodo centrale del pensiero di Giovanni Paolo II circa il tema ecologico parte dalla visione consumistica e sfruttatrice del mondo da parte dell’uomo. Quest’ultimo, infatti, ha sviluppato nel corso del tempo una tendenza e un approccio basato sul desiderio di possedere le risorse naturali, dunque del creato. Le parole del Papa, in tal senso, sono molto importanti e ci ricordano quanto la terra, in sé, non sia esclusivamente “materia”, ma ha una sua forma, una sua destinazione, ordinate proprio da Dio. Wojtyla ci ricorda che: “L’uomo (…) pensa di poter disporre arbitrariamente della terra, assoggettandola senza riserve alla sua volontà, come se essa non avesse una propria forma e una destinazione anteriore datale da Dio, che l’uomo può, sì, sviluppare, ma non deve tradire. Invece di svolgere il suo ruolo di collaboratore di Dio nell’opera della creazione, l’uomo si sostituisce a Dio e così finisce col provocare la ribellione della natura, piuttosto tiranneggiata che governata da lui” (fonte Giovanni Paolo II, Centesimus Annus).

La riflessione

La riflessione verso cui ci spinge Giovanni Paolo II riguarda il nostro posto nel mondo. Ciò su cui dobbiamo fermarci a riflettere è proprio il tema della collaborazione tra noi e Dio. Questo, però, implica una forte responsabilità e un grande rispetto. Il Papa ci invita a prenderci cura del dono che Dio ci ha fatto e, allo stesso tempo, affidato. Questo può avvenire se ci mettiamo a disposizione attraverso un cambio di mentalità profondo e radicale, vivendo in armonia con le creature di Dio.

Leggi anche: Giovanni Paolo II e l’instancabile fede: così ci ha insegnato a pregare

 

 

 

Fabio Amicosante

Scritto da
Fabio Amicosante

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