La fede è come una lampada: per illuminare, non basta che sia nuova e buona, ma è necessario che sia alimentata continuamente, altrimenti si rimane al buio. Viviamo in un tempo in cui la lampada della fede accesa nel battesimo è spenta in molti battezzati. Per questo il Papa Benedetto XVI ha indetto l’Anno della Fede, per alimentare le lampade accese, per riaccendere molte lampade spente o almeno indebolite e per accendere quelle che non sono state mai accese.
Molti cristiani, anche impegnati, pensano che la fede sia un presupposto ovvio del vivere comune. Purtroppo non è più così. Oggi la fede è spesso nascosta, negata, combattuta. È finito il tempo in cui la fede permeava larghi strati della società. Chi ne risente di più e ne diventa vittima, sono soprattutto i giovani. Non possiamo accettare che il sale diventi insipido e che la luce sia tenuta nascosta (cfr Mt 5,13-16). Dobbiamo aiutare l’uomo d’oggi, specialmente i giovani, a recarsi, come la samaritana, al pozzo di Giacobbe per incontrare Gesù, che invita tutti ad attingere acqua viva alla sua sorgente (cfr Gv 4,14).
L’insegnamento di Gesù risuona ancora ai nostri giorni con la stessa forza: “Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la via eterna” (Gv 6,27). L’interrogativo posto da quanti lo ascoltavano è lo stesso anche oggi: “Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?” (Gv 6,28). Conosciamo la risposta di Gesù: “Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato” (Gv 6,29). Credere in Gesù Cristo è l’unica via per giungere alla salvezza (Cfr. Porta Fidei 2-3).
Abbiamo bisogno di una fede più approfondita, più pregata, più vissuta, più testimoniata. Oggi, per essere veri cristiani, non basta la fede della prima comunione. Quando la fede non è profonda e si basa solo sulla tradizione e su un falso devozionismo, è sempre a rischio. Papa Francesco l’ha chiamata “Fede “all’acqua di rose”, non è la fede forte. E questo per superficialità, a volte per indifferenza, occupati da mille cose che si ritengono più importanti della fede, oppure per una visione solo orizzontale della vita”.
Mezzi per alimentare la fede
Benedetto XVI suggerisce “un percorso che aiuti a comprendere in modo più profondo non solo i contenuti della fede, ma anche l’atto della fede”.(Cfr.P.F. n.10): l’ascolto assiduo della Parola di Dio e dei documenti della Chiesa, la preghiera, la pratica dei sacramenti, in particolare dell’Eucaristia, che è il sacramento della fede. Per crescere nella fede è importante vivere una vita sacramentale piena, mettendo al centro l’Eucaristia, perché la fede si alimenta soprattutto alla mensa eucaristica. Il Papa, nelle sue catechesi, ha illustrato ogni sacramento: il Battesimo, la Confermazione e l’Eucaristia come sacramenti dell’iniziazione cristiana; la Riconciliazione e l’Unzione degli infermi come sacramenti della guarigione; l’Ordine e il Matrimonio come sacramenti della comunione e della missione.
Dal 2008 al 2010 abbiamo dedicato tre anni per approfondire i sacramenti, con circa 30 catechesi, seguendo passo passo gli insegnamenti del CCC. Chi non le ha, le può sempre scaricare dal nostro sito nel reparto Catechesi. È molto importante approfondire il rapporto tra fede e sacramenti, perché c’è grande interdipendenza tra loro. È Dio che dona la grazia tramite i sacramenti, ma Dio non agisce al di fuori della libertà umana. Dio non è uno stregone che impone all’uomo la sua legge e la sua grazia, La grazia sacramentale ha la sua base nel “si” libero alla fede di ogni uomo. Quando Gesù compie un miracolo, agisce con la forza di Figlio di Dio, ma conclude dicendo al graziato:“la tua fede ti ha salvato”.
Benedetto XVI scrive nella “Porta Fidei”: “Desideriamo che questo Anno susciti in ogni credente l’aspirazione a confessare la fede in pienezza e con rinnovata convinzione, con fiducia e speranza. Sarà un’occasione propizia anche per intensificare la celebrazione della fede nella liturgia, e in particolare nell’Eucaristia… Nel contempo, auspichiamo che la testimonianza di vita dei credenti cresca nella sua credibilità. Riscoprire i contenuti della fede professata, celebrata, vissuta e pregata [15], e riflettere sullo stesso atto con cui si crede, è un impegno che ogni credente deve fare proprio, soprattutto in questo Anno. Non a caso, nei primi secoli i cristiani erano tenuti ad imparare a memoria il Credo. Questo serviva loro come preghiera quotidiana per non dimenticare l’impegno assunto con il Battesimo” (Confr. P. F. 14-15).
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