La straordinaria rivelazione è stata fatta a una mistica, e ci permette di scoprire che cos’è davvero successo in quel momento solenne.
Si tratta di Maria Agreda, religiosa che avrebbe avuto in dono, per l’edificazione di molti, numerose visioni, che lei mise per iscritto in in varie opere. Tra esse la “Mistica città di Dio”, dove insieme a moltissimi episodi della vita della Beata Vergine Maria, le fu svelato il contesto in cui avvenne anche la sua Assunzione in Cielo.
Maria di Gesù di Ágreda, al secolo María Coronel y Arana (Ágreda, 2 aprile 1602 – Ágreda, 24 maggio 1665), è una religiosa e mistica spagnola. Appartiene all’ordine delle Concezioniste francescane ed è mistica mariana e scrittrice. Per lei è in corso il processo di beatificazione: dalla Chiesa cattolica le è stato attribuito il titolo di venerabile.
Il transito e l’assunzione di Maria Santissima in Cielo
“…Dall’età di trentatré anni non aveva subito cambiamenti nel suo corpo e nel suo volto, sacri e castissimi, né aveva sentito gli effetti della vecchiaia, né aveva avuto mai rughe, né era divenuta più debole, né era dimagrita, come suole avvenire agli altri discendenti di Adamo, che perdono vigore e si sfigurano rispetto a come erano nella gioventù o nella maturità.
Questa immutabilità fu un suo privilegio singolare, sia perché corrispondeva alla stabilità della sua purissima anima, sia perché derivò dalla sua immunità dal peccato originale, le cui conseguenze non arrivarono a sfiorarla.
Le raccomandazioni di Maria
[…] Si accomiatò allo stesso modo da ciascuno degli apostoli e da alcuni discepoli, e successivamente dai numerosi circostanti insieme. Terminato ciò, si alzò e proclamò: «Siete stati ininterrottamente incisi nel mio intimo e vi ho voluto teneramente bene con l’ardore comunicatomi dal mio Gesù, che ho sempre visto in voi come in suoi eletti e amici.
Per suo beneplacito vado alle dimore celesti, dove vi prometto di avervi presenti nel nitidissimo chiarore dell’Onnipotente, la cui contemplazione bramo ed attendo con sicurezza. Vi raccomando la comunità ecclesiale, l’esaltazione dell’Altissimo, la propagazione del Vangelo, la stima e l’apprezzamento degli insegnamenti del Redentore, la memoria delle sue opere e della sua passione e l’attuazione dei suoi precetti. Amate la Chiesa e amatevi gli uni gli altri con quel vincolo di carità e di pace che avete appreso dal vostro Maestro. E nelle vostre mani, o pontefice [disse rivolgendosi a Pietro], rimetto Giovanni e gli altri».
Tacque e le sue espressioni, come dardi di fuoco divino, penetrarono nei cuori liquefacendoli; tutti, prorompendo in dimostrazioni di incontenibile dolore, si prostrarono al suolo e con i loro singhiozzi toccarono profondamente la dolcissima Vergine. Anch’ella pianse, non imponendosi di resistere a così amari e appropriati gemiti, e poi li esortò a raccogliersi silenziosamente in orazione con lei e per lei.
Gesù viene ad accompagnare il transito in Cielo della Beata Vergine Maria
In tale placida quiete venne il Verbo incarnato su un trono d’ineffabile splendore, scortato da tutti i santi di natura umana e da tantissimi angeli di ogni coro, riempiendo di luce la casa del cenacolo. […]
Si diffuse una fragranza inebriante, che assieme alla musica si sentiva fin dalla strada; inoltre, tutti videro il mirabile fulgore che avvolgeva quel luogo e sua Maestà dispose che, affinché fosse testimone di una simile meraviglia, accorresse tanta gente da occupare le vie.
Quando udì la melodia, Maria si reclinò sulla sua predella, con la tunica come unita alla sua persona, con le mani giunte e lo sguardo fisso su suo Figlio, e completamente accesa nel suo fervore. Alle parole “Alzati, amica mia, mia bella, e vieni! Perché, ecco, l’inverno è passato, è cessata la pioggia, se n’è andata”, ella pronunciò quelle del suo Unigenito sul duro legno: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Quindi, chiuse i suoi purissimi occhi e spirò.
La malattia che le fu fatale fu l’amore
La malattia che le fu fatale fu l’amore, senza indisposizioni o malesseri, e il suo transito avvenne allorché il potere del Creatore sospese l’intervento miracoloso con cui conservava le sue forze in modo che non fossero dissolte dalle fiamme provocate dal suo ardore, permettendo a queste di consumare la linfa del cuore.
La sua candida anima lasciò il castissimo corpo e in un istante fu collocata con immenso onore accanto a Gesù. Immediatamente, le note celesti iniziarono ad allontanarsi nell’aria, perché quella solenne processione si avviò verso l’empireo. Il sacro corpo, che era stato tempio e tabernacolo del Dio vivente, restò pieno di radiosità e profumava al punto che coloro che lo attorniavano erano colmati di soavità interiore ed esteriore.
il Creato piange Maria
I mille custodi della Regina si fermarono a proteggere tale inestimabile tesoro, mentre i fedeli, tra lacrime di afflizione e di giubilo per i prodigi che contemplavano, rimasero per un po’ di tempo come assorti e poi elevarono numerosi inni e salmi in suo ossequio. Ciò accadde di venerdì, alle tre del pomeriggio, alla stessa ora in cui aveva esalato l’ultimo respiro il nostro Redentore.
[…] In quell’occasione si verificarono grandi portenti. Il sole si eclissò e nascose la sua luce in segno di lutto per alcune ore; parecchi uccelli di diverse specie volarono alla casa e resero alla Principessa il loro omaggio funebre con canti di lamento e con gemiti, che suscitavano il pianto in chiunque li ascoltava; si commosse l’intera Gerusalemme e molti arrivavano stupiti, confessando ad alta voce la potenza dell’Eterno e la magnificenza delle sue opere; altri apparivano attoniti e come fuori di sé, e i credenti si struggevano tra singhiozzi e sospiri; vennero anche tanti infermi e furono guariti; uscirono dal purgatorio quanti vi si trovavano […]”.
(Tratto dal “La Mistica Città di Dio”, Libro VIII, Capitolo 19)
Elisa Pallotta