Molti si chiedono come fare per rendere tutto questo possibile. Nella Bibbia si parla in più occasioni della necessità per i cristiani di abbandonare “l’uomo vecchio” per giungere alla grazia che il Signore dona a tutti i suoi figli.
Numerosi santi e mistici hanno cercato di approfondire questa strada, e uno in particolare ci offre un cammino composto da venti punti per arrivare a questo obiettivo sperato.
Esistono infatti diversi esercizi spirituali che ci permettono di abbandonare l’uomo vecchio o di incamminarsi in maniera più concreta nel percorso della Grazia che il Signore Dio ci ha indicato, ma che non sempre si riesce a imboccare di fronte alle proprie miserie e alle difficoltà, anche di natura spirituale, che si incontrano nel proprio percorso di fede e in generale nella propria vita.
Spesso si parla della necessità di “mortificazione” della propria natura umana e materiale, del proprio corpo e del proprio istinto. Un termine che però, secondo il linguaggio corrente, evoca sensazioni non proprio edificanti. Molti si chiedono quale bisogno ci sia di “mortificarsi”, se con questo termine si indica per l’appunto il farsi morti, al fine di raggiungere Gesù che è la vera Vita?
Se lo si interpreta con il significato corrente, infatti, il termine sembra indicare qualcosa di negativo, che non certo valorizza la vita donata da Dio e la Grazia indicata dal Figlio, Gesù. Di fatto, la mortificazione cristiana è l’esatto opposto di quello che si pensa. Si tratta di riconoscere la realtà e la drammaticità del peccato originale a cui l’uomo è condannato su questa terra, che si dispiega anche attraverso la concupiscenza, che sia della carne, degli occhio o del cuore.
L’uomo vecchio è infatti proprio strettamente intessuto di tutto questo, della miseria della carne che ci allontana dalla bellezza e dalla grandezza di Dio e dalla conoscenza della vita spirituale che ci permette invece di avvicinarsi a Lui ogni giorno. È quindi proprio questo uomo vecchio che abbiamo bisogno di mortificare, e quindi di uccidere, di abbatterlo per fare strada alla salvezza e alla virtù dell’uomo che attraverso i Sacramenti si rigenera letteralmente, consentendo alla nostra esistenza di dispiegarsi nel migliore dei modi, e quindi di cominciare a vivere davvero.
Nella carne infatti non sempre troviamo il male ma è certo che spesso questa tende a portare più male che bene, in modo particolare quando la si lascia agire in maniera istintiva e senza freni. Mortificandola invece si tiene al laccio il peccato che vuole dispiegarsi nella nostra vita per opera del maligno. Così mostriamo alla carne che più potente di lei è lo Spirito di Dio, l’unico che davvero può salvarci dalle grinfie del demonio.
Il grande cardinale, arcivescovo cattolico e filosofo belga Désiré-Félicien-François-Joseph Mercier, vissuto a cavallo tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo, ha raccolto nei suoi scritti alcune interessanti suggestioni rilanciate dal sito Radio Spada, che si sintetizzano in venti punti precisi molto pratici da potere seguire per uccidere l’uomo vecchio e mettere al centro della propria vita la componente spirituale che ci permette di avvicinarci alla Grazia del Signore.
Al primo posto c’è il nostro rapporto con il cibo. È necessario mangiare meno e solamente ciò che basta a saziarci, evitando i fuori pasto e le raffinatezza e tavola, a meno che non siamo ospiti. Un secondo punto riguarda lo svegliarsi la mattina con una sveglia che ogni volta siamo chiamati a rispettare. Poi, evitare di ingigantire quei piccoli acciacchi che ognuno ha, al fine di farci commiserare oppure di evitare fatiche.
Un altra indicazione è quella di non rimandare gli impegni della giornata, a meno che sia inevitabile, e di mortificare la curiosità dello sguardo, in ogni momento della giornata. evitando spettacoli sgraditi per la nostra anima e per non disperdere il pensiero. Poi ci viene chiesto di minimizzare lodi e lusinghe che si ricevono e di troncare i discorso con maldicenze e malevolenze verso il prossimo. Poi, sopportare caldo e freddo nei limiti della salute senza pensare sempre a scaldare o rinfrescarci.
Un altro aspetto da mortificare totalmente è quello delle fantasticherie su chi o cosa avrebbe potuto essere, se le cose fossero ad esempio andate diverse nella nostra vita, o su ciò che potremmo potenzialmente fare in futuro, in quanto si tratta spesso di pensieri inutili e che indeboliscono lo Spirito invece di rinforzarlo. Un altro punto è quello di evitare abitudini frivole come il gioco d’azzardo, e di essere affettuosi con il prossimo ma mortificando gli affetti troppo naturali o le sensibilità eccessive.
Bisogna poi evitare di crogiolarsi nella malinconia e nei dialoghi diamo precedenza a ciò che hanno da dire gli altri, anche quando non troppo intelligente o utile. In ogni occasione cerchiamo di mortificare le nostre preferenze e di adeguarsi a quelle degli altri. Ma la mortificazione più grande è quella di “amare le umiliazioni”, senza ribellarsi ad esse. Un altro aspetto da evitare è quello di parlare male di sé stessi pensando che ciò potrebbe farsi risultare umili. La vera mortificazione riguarda il farsi totalmente dimenticare dagli altri.
Bisogna poi frenare il desiderio di cose frivole e di paragonare le proprie croci a quelle degli altri. Il merito di portare la propria croce non sta in rapporto a quelle degli altri ma nella perfezione in cui la portiamo. Evitiamo inoltre di farci provare tristezza, rabbia o inquietudine e causa dei nostri limiti. Infine, è richiesti il contegno fisico, camminando e sedendosi o muovendosi con compostezza sia da soli che in compagnia, indossando vestiario mai sporco o rovinato, come anche mantenendo un buon livello di ordine e igiene personale, anch’essi parte del decoro. L’ultima indicazione richiesta è quella di provare a lodare qualcuno che al contrario, tendenzialmente, saremmo portati ad invidiare.
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