di Miguel Pastorino
Le apparizioni mariane, nel corso della storia, sono state e sono una dimostrata fonte di frutti spirituali, conversioni, miracoli e rinnovamento spirituale per molti credenti, anche perché molti che sono lontani tornino alla Chiesa. In questa sede non parleremo tuttavia delle apparizioni approvate dalla Chiesa, sulle quali ci sono già sufficienti informazioni, ma di un fenomeno preoccupante e su cui non c’è sempre chiarezza nella formazione pastorale.
È evidente l’aumento di gruppi di persone fanatiche per la costante novità di messaggi che insegnano dottrine che si allontanano dalla Sacra Scrittura, dalla Tradizione e dal Magistero della Chiesa. Sia Benedetto XVI che Francesco hanno messo in guardia in varie occasioni sui pericoli di una fede concentrata su fenomeni straordinari.
Molti dei presunti veggenti e di quanti diffondono le loro idee ostentano una pretesa ortodossia, difendendo tutti gli atteggiamenti morali della Chiesa con grande radicalità, ma insegnano un’immagine eretica di Dio, contraria a quella rivelata in Gesù Cristo, promuovendo in molti casi la superstizione e il pensiero magico. Credono che la Vergine Maria sia più buona e misericordiosa di Dio, e che interceda con grandi sofferenze perché Dio Padre abbia pietà dell’umanità e non ci punisca con valanghe di zolfo e fuoco, come un dio pagano irascibile.
Quel dio è un mostro, che non ha nulla a che vedere con il Padre che Gesù ci rivela nel Vangelo, pieno di misericordia. Se Maria è più buona di Dio, inoltre, questi sarebbe un essere imperfetto, il cui amore è inferiore a quello di una creatura. Papa Paolo VI metteva in guardia contro questo sfigurare l’immagine di Dio e della Vergine promosso da certe rivelazioni private:
“Da qualche ingenua mentalità si ritiene la Madonna più misericordiosa del Signore; con giudizio infantile si arriva a definire il Signore più severo di Lei; e che bisogna ricorrere alla Madonna giacché, altrimenti, il Signore ci castiga. Certo: alla Madonna è affidato un preclaro ufficio di intercessione, ma la sorgente d’ogni bontà è il Signore”.
Alcuni presunti veggenti si pronunciano con grande autorità, come se fossero un ponte tra il cielo e la terra, dando catechesi proprie sul purgatorio, sull’inferno, sulla liturgia e sulla fine del mondo, con idee molto lontane dalla fede della Chiesa, ma con un linguaggio che suona ortodosso e conservatore. Molti di loro, pur dicendo di essere umilmente obbedienti alla Chiesa, in realtà giudicano duramente la Chiesa perché non accetta le loro presunte rivelazioni private, e con una certa superbia affermano che “la Chiesa è lenta”, credendo di essere un passo avanti rispetto allo Spirito Santo.
Il mariologo René Laurentin esprime sinteticamente il fenomeno: “Le apparizioni della Madonna sono quelle che attirano più gente… Nonostante questa innegabile importanza, lo statuto delle apparizioni all’interno della Chiesa è molto modesto ed è messo in discussione… Molte di loro sono tollerate, anche se non riconosciute ufficialmente”.
Cosa insegna la Chiesa su queste rivelazioni?
Il Catechismo della Chiesa Cattolica insegna che “lungo i secoli ci sono state delle rivelazioni chiamate « private », alcune delle quali sono state riconosciute dall’autorità della Chiesa. Esse non appartengono tuttavia al deposito della fede… Guidato dal Magistero della Chiesa, il senso dei fedeli sa discernere e accogliere ciò che in queste rivelazioni costituisce un appello autentico di Cristo o dei suoi santi alla Chiesa” (Nº 67).
Il Concilio Vaticano II, nella sua costituzione dogmatica sulla Chiesa, afferma che “il romano Pontefice e i vescovi nella coscienza del loro ufficio e della gravità della cosa, prestano la loro vigile opera usando i mezzi convenienti però non ricevono alcuna nuova rivelazione pubblica come appartenente al deposito divino della fede” (LG 25).
San Giovanni della Croce ha scritto al riguardo: “Se la fede è fondata su Cristo e sul Vangelo, non c’è motivo di chiedere di più. In Cristo, Dio ha già detto tutto ciò che doveva dire, e cercare nuove rivelazioni o visioni sarebbe un’offesa a Dio, perché sarebbe come distogliere gli occhi da Cristo, cercando qualche altra novità”.
Nel 1738, papa Benedetto XIV (due anni prima di essere nominato pontefice) scrisse: “Alle rivelazioni private, anche se sono state approvate dalla Chiesa, non dev’essere attribuito un assenso obbligatorio. Una persona può quindi respingerle e rifiutare di accettarle”.
L’albero si riconosce dai frutti?
Molti di coloro che diffondono “nuovi messaggi” fanno appello ai loro frutti spirituali come garanzia dell’autenticità delle loro rivelazioni (conversioni, miracoli, fervore nella fede, confessioni, vocazioni…), e anche se dai frutti possiamo dedurre l’azione di Dio, ciò non vuole dire che legittimino i messaggi o i veggenti. Non sempre la bontà dei frutti spirituali autentifica la mediazione. Sono l’iniziativa di Dio e la fede del credente a rendere possibile l’“incontro”, la “conversione”, il “miracolo”, non il veggente o questa o quella invocazione.
Il sacerdote e teologo venezuelano J. Miguel Ganuza, esperto sul tema del discernimento delle apparizioni mariane, ha scritto che “la Chiesa ha un impegno singolare nel distinguere i frutti che si possono verificare in occasione di queste apparizioni, e la verità di queste. Possono non essere autentiche, e tuttavia produrre frutti abbondanti”.
Il cardinale Ratzinger rispondeva in un’intervista che uno dei criteri decisivi è quello di non confondere il giudizio sulla verità soprannaturale dei fatti con i frutti spirituali che possono derivare da questi. Esistono fin dal Medioevo santuari molto venerati e con abbondanti frutti spirituali le cui radici storiche affondano nella fantasia, e la maggior parte delle volte non hanno alcuna base storica. La loro origine talvolta inesistente o leggendaria non rappresenta un ostacolo al fatto che i pellegrinaggi in questi luoghi siano fruttuosi e importanti per la vita del popolo cristiano, ovvero non sempre i buoni frutti autentificano la veracità dello strumento.
Per questo motivo, quando la Chiesa non approva certi messaggi o dichiara la “non soprannaturalità” di certe manifestazioni straordinarie non condanna necessariamente i pellegrinaggi o il culto di questa nuova invocazione, visto che spesso i frutti spirituali sono visibili e arricchenti per la vita personale dei fedeli e per tutta la Chiesa.
Per tali ragioni, la Chiesa dà priorità alla carità e alla prudenza. Anche se non si approvano nuove rivelazioni, vengono tollerate e non condannate, a meno che non si trovino gravi errori dottrinali nei messaggi o non mettano in pericolo l’integrità della fede dei fedeli.
I fenomeni straordinari sono segni di autenticità?
Molti veggenti o pseudomistici fanno appello ai fenomeni straordinari che avvengono intorno alla loro esperienza religiosa per dare autenticità al proprio discorso. Sono tuttavia molti i fenomeni di questo tipo che si verificano al di fuori dell’ambito della fede cristiana, motivo per il quale non sempre sono un segno della santità della persona o della veracità del suo messaggio. I fenomeni straordinari si verificano anche in persone non credenti, e non sono necessariamente opera di Dio essendo “segni di potere”.
Dall’altro lato, le cosiddette “visioni”, che la psicologia chiama allucinazioni, possono essere sane o di ordine patologico, il che richiede anche l’aiuto del discernimento scientifico in questi casi. Anche se si verificasse la normalità della visione (allucinazione), ovvero il fatto che non sia patologica, questo non la legittima come di origine divina, ma semplicemente come “normale”, come accade a molte persone senza connotazioni religiose.
Il fatto che esista un fenomeno di questa indole non significa quindi un intervento della grazia. Non è questa la chiave per il discernimento, ma il giudizio si rinviene nella sua compatibilità con la Sacra Scrittura e la Tradizione, insieme all’ascolto obbediente dei pastori.
San Paolo stesso ci avverte: “Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema! L’abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema!” (Gal 1, 8-9)
Sono la Sacra Scrittua, la Tradizione e il Magistero della Chiesa a giudicare qualsiasi tipo di rivelazione privata, e non il contrario. Come affermava il cardinale Joseph Ratzinger, i veggenti vedono, ma è la Chiesa che interpreta.
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]
fonte: aleteia
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