Quello che stiamo per approfondire non ha prezzo, ma soprattutto richiede pochi secondi. Di cosa si tratta? Ebbene si, del Paradiso!
Ovviamente richiede il giusto discernimento: è ovvio che non ci si può salvare con delle “scorciatoie”!
Eppure, se meditassimo una ad una le parole contenute in due delle preghiere più recitate della cristianità e le recitassimo con fede, anche all’ultimo momento della vita, potremmo meritarci il Paradiso… in soli 40 secondi!
Certo, perché questa verità di fede ce la svela San Paolo: “Perché se con la tua bocca proclamerai: «Gesù è il Signore!», e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza” (Rm 10, 9-10).
In quale preghiera proclamiamo questa fede? Nell’Ave Maria, la preghiera della Madre celeste, che ci mette in comunione con il Signore, chiedendo l’intercessione della Beata Vergine Maria. Diciamo infatti: “Ave, Maria, piena di grazia, il Signore è con te” . E chi è il Signore se non Dio, nella persona Figlio di Dio, Gesù, il frutto benedetto del seno di Maria?
Solo dicendo e credendo con fede e amore nella signoria di Gesù e nel suo essere Figlio di Dio, potremmo dire di aver ottenuto la salvezza.
Stavolta è proprio Gesù in persona a dirlo: “Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. Dio infatti non ha mandato il proprio Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma affinché il mondo sia salvato per mezzo di lui (Gv 3,16-17)”.
Per dire un’Ave Maria, questa celeste preghiera, abbiamo impiegato circa 16 secondi. Pensiamo che invece dalla sua composizione ci separano quasi 1000 anni, dato che l’Ave Maria risale al 1200 circa (nella versione più simile a come la conosciamo noi), ma ha origini che si perdono ancora più addietro nel tempo. Fu nel 1568 che venne introdotta come antifona nel breviario romano di Pio V per la festa dell’Annunciazione.
L’Ave Maria ripercorre alcuni versetti biblici che riguardano la Visitazione e il Saluto dell’Angelo a Maria. L’angelo annuncia alla Madonna la nascita di Gesù che si fa carne in lei. Dire “Ave Maria” ci permette di celebrare quel momento persino in noi, accogliendo Gesù come Figlio di Dio. Ecco come potremmo dire, se recitassimo questa preghiera con fede, che “non vivo più io, ma Cristo vive in me” (Gal 2, 20).
E il resto del tempo che ci separa dai 40 secondi per ottenere la salvezza? Tutto il mistero e la bellezza del Vangelo sono contenuti nella preghiera che Gesù ci ha insegnato, il Padre nostro.
Questa preghiera ci consentirebbe di stringerci per sempre nell’abbraccio di Dio, anche solo chiamandolo “Padre” con amore e fiducia. Se ci pensiamo, come può un padre respingere un figlio che lo chiama con fiducia e amore? Inoltre anche qui riconosciamo che Gesù è il Signore, chiamandoci suoi fratelli, lui che è Figlio di Dio.
Inoltre, dicendo: “venga il tuo Regno” annunciamo che Dio è il Dio dei viventi, il cui regno è eterno e professando la risurrezione di Gesù: cosa che, come spiega San Paolo, è pegno di salvezza (come sopra in Rm 10, 9-10).
Siamo arrivati alla fine dei 40 secondi. Siamo salvi?
Beh… forse non è così semplice. Forse ci vorrà tutta la vita, forse Gesù deve toccarci il cuore a fondo prima di avere poter affermare tutto questo con fede e col cuore. Ma se, arrivando qui a leggere, ci abbiamo “creduto” davvero, allora c’è una bella notizia: quello che Gesù dice è tutto vero!
Recitiamo quindi un Padre nostro e un’Ave Maria con tutta la fede che possiamo e vedremo, in base alla nostra fede, frutti di conversione, di salvezza, per i meriti di Gesù. Allora un giorno davvero Gesù ci dirà come a Pietro: “Beato te … , perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli”, e come al cieco di Gerico: “Va’, la tua fede ti ha salvato”.
Elisa Pallotta
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