Una giornalista dalla penna affilata, Raffaella Frullone, prende di petto l’ideologia neo femminista e le tante bugie spacciate sotto forma di “libertà” e “progresso civile”.
Il coraggio è una virtù che al tempo stesso ci atterrisce e ci attira. Come tutte le cose grandi il coraggio fa paura perché sappiamo che c’è un prezzo da pagare. Avere coraggio significa esattamente questo: essere disposti a patire per il bene, anche a essere feriti mortalmente.
Il coraggio non è un optional per un cristiano: fa parte della dotazione di base. Non potrebbe essere altrimenti. Cristo per primo affrontò con coraggio senza pari la morte in croce. Per questo si può ben dire, con Chesterton, che «solo, fra tutte le religioni, il Cristianesimo ha aggiunto il coraggio alle virtù del Creatore».
Di recente lo ha ribadito anche papa Francesco: «Un cristiano senza coraggio, che non piega al bene la propria forza, che non dà fastidio a nessuno, è un cristiano inutile». Il coraggio ci spaventa perché davanti a ciò che è grande e nobile ci sentiamo rimpiccioliti, persino paralizzati. Ma il coraggio ci attira anche. Come accade con le alture dei monti che ci chiamano misteriosamente a sé malgrado le fatiche della salita.
Quando il coraggio è donna e ci attira col suo charme
Mai però il coraggio ha uno charme irresistibile come quando è donna. In questi giorni penso a donne coraggiose, a impavide discepole di Gesù. La prima che mi viene in mente è mia moglie Romana: il mio porto sicuro, la donna che da oltre dieci anni non cessa col suo esempio forte, dolce e paziente di insegnare anche a me la virtù del coraggio.
Penso anche a Incoronata Boccia, la vicedirettrice del Tg1 che ha dimostrato un coraggio da leonessa sfidando in televisione il tabù dei tabù, la menzogna delle menzogne, e ha chiamato l’aborto per quello che è: un abominevole delitto, non un diritto. Pagherà il prezzo per aver detto che il re è nudo? C’è da scommetterci. Ma i coraggiosi questo lo sanno. Sanno che saliranno sulla croce con Cristo. Ancor meglio sanno che solo da quella croce benedetta viene la salvezza.
Gli animi coraggiosi sono spiriti generosi: hanno un cuore grande e profondo come il mare e le montagne. Donna coraggiosa è anche Jessica Hanna, la giovane madre americana che si è fatta imitatrice di sante mamme coraggio come Gianna Beretta Molla e Chiara Corbella. Voglio però concludere quest’elenco – parziale, parzialissimo – di donne coraggiose con la mia amica Raffaella Frullone, giornalista vera che tiene alto il nome della professione in un tempo in cui i cosiddetti “professionisti dell’informazione” si confondono con gli “stregoni della notizia”.
Una giornalista al servizio della verità e della vita
Da quando la conosco Raffaella si è sempre spesa con slancio generoso, senza risparmio, in battaglie controcorrente dove c’era poco da guadagnare e tanto da perdere. Come quella delle silenziose Sentinelle in Piedi, derise e aggredite (a volte non solo verbalmente) per la loro difesa della verità sul matrimonio.
Raffaella ha messo al servizio del Dio della vita la sua penna arguta e graffiante. Una penna capace anche di commuovere. A questo proposito invito tutti a leggere “La Bergamo che prega. La mia Bergamo che soffre”, bellissimo pezzo dedicato alla sua città natale sferzata crudelmente dalla prima ondata del Covid. Cercatelo in rete, non ne rimarrete delusi.
Neo femminismo, il libro che smaschera le menzogne dell”ideologia
L’ultima fatica di Raffaella Frullone è anche una prima volta. Parlo di “Presidenta anche no! Resistere al fascino del neo femminismo”, il suo primo libro dedicato a un’altra delle menzogne del nostro tempo. Il lettore incontrerà diverse altre donne in questo volume che si legge tutto d’un fiato. Alcune di queste si sono fatte complici dell’ideologia neo femminista che ha ingannato tante loro sorelle, sedotte con false promesse di liberazione e poi abbandonate sotto un cielo senza più speranze di felicità.
Il libro – edito da il Timone – affronta a viso aperto le menzogne e le mezze verità (sempre menzogne, a conti fatti) che si celano dietro alla rivoluzione sessuale, all’aborto legalizzato, alla contraccezione, alla fecondazione artificiale con annesso congelamento degli embrioni, alla rottura dell’alleanza uomo-donna (con la scusa della “lotta al patriarcato”) e a numerosi altri orrori che oggi solo pochi hanno il fegato di definire tali.
Raffaella non ha timore di passare in rassegna, una per una, queste bugie che per ingannare l’opinione pubblica si servono di un linguaggio artificioso e manipolato (come “surrogazione di maternità” al posto di “utero in affitto”) facendo largo impiego di termini anglofoni (“social freezing”) e di sigle (PMA, IVG), da sempre utili espedienti per raggirare le coscienze. Che dire poi della neolingua “inclusiva” e genderless che cerca di imporsi a colpi di schwa e asterischi, del femminile sovraesteso e di tante altre follie ideologiche?
Questa preoccupazione esasperata per la lingua del resto non sorprende. Non hanno fatto diversamente le ideologie totalitarie del Novecento, che alla manipolazione linguistica hanno tutte dedicato un’attenzione ai limiti del maniacale (e anche oltre).
Una nuova alleanza tra uomo e donna. Nel segno di Maria
Come detto uno dei guasti peggiori del neo femminismo è aver messo in competizione le due metà del cielo, scavando un fossato tra donne e uomini. Per uscire da questo vicolo cieco, in uno dei passaggi più profondi del libro Raffaella Frullone propone di guardare a Maria, la benedetta fra le donne preoccupata unicamente di fare la volontà di Dio. E che per questo è divenuta Regina.
Il modello della Vergine per uscire dall’angolo dunque. Imitare Maria, scrive la giornalista, «non significa immolarsi a una passività ispirata a una concezione superata della femminilità o peggio ancora votarsi a una pericoloso vulnerabilità, bensì ribaltare i piani, leggere la storia non più in termini di potere o dominio, ma in termini di amore e servizio».
Una regalità al servizio dell’amore, quella di Maria. Guidata dalla stella polare di questo luminoso modello di femminilità, la Frullone termina il suo saggio con l‘auspicio di una nuova alleanza tra uomo e donna: «È tempo di stabilire un’alleanza del tutto nuova con l’uomo che ci sta accanto, con quello che vorremmo ci stesse accanto, e in generale con tutti coloro che ci stanno intorno, non siamo nemiche, avversarie o competitor, ma potenziali alleate per costruire del bene in questo mondo». Tempo allora di sotterrare l’ascia di guerra o almeno di non impiegarla per alimentare una sterile guerra tra i sessi che danneggia tutti, a cominciare dai più deboli.
Chi paga il prezzo delle ideologie
Già, i più deboli. Grandi dimenticati oggi. Anche le ideologie infatti hanno un prezzo da pagare. Ma di regola lo fanno pagare alle loro vittime. Le ideologie sono vigliacche: parlano d’amore ma non hanno il coraggio di pagare il prezzo dell’amore. In più falsificano senza ritegno il bene. Pensiamo solo all’infamia dell’aborto, oggi esaltato ben oltre i limiti dell’impudenza, elevato a “dritto umano”, perfino spacciato per una scelta “amorevole” e “responsabile”.
Non facciamoci illusioni: di questo scempio di inermi ci verrà chiesto conto. Anche del nostro silenzio da ignavi. Non sottovalutiamo la gravità delle parole di Gesù: «Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli» (Mt 18, 10).
Questo fatto ha un significato ben preciso. «Dietro il bambino inerme sta la vigilanza dell’angelo che vede la santità di Dio»: commenta così questo passo evangelico Romano Guardini. E ciò che vale per il bimbo vale per ogni indifeso. Saranno quegli angeli a prendere le difese dei disarmati della storia, a ergersi dalla parte di tutti gli esposti alle angherie e alle sozzure del mondo. E noi da che parte saremo stati? Da che parte saremo quel giorno?
Anche di aborto parla il libro di Raffaella. Il lettore interessato troverà tanta documentazione in questo testo. Troverà soprattutto tanto coraggio: il coraggio di un cuore che ama e chiede giustizia per tutti gli inermi. Oggi ce n’è bisogno come il pane.