Talvolta trovare la vera consolazione è qualcosa di arduo tra le prove della vita. Eppure Gesù ce lo ha indicato anche e, soprattutto, nei momenti di sofferenza.
Leggendo questo passo de “L’imitazione di Cristo” potremmo certamente trovare uno spunto per rivedere alla radice dove cercare la nostra consolazione, alla luce del Vangelo e di ciò che ci ha detto Gesù nostro Signore.
L’imitazione di Cristo è un volume che ha costituito per molti secoli un riferimento per la spiritualità cristiana. Infatti si tratta del libro, dopo il Vangelo più letto, il più meditato nei monasteri, nella vita religiosa e sacerdotale, utilizzato come manuale di formazione cristiana valida per tante generazioni di laici, di cristiani nel mondo.
L’imitazione di Cristo, di autore sconosciuto, benché possa essere collocato in ambiente monastico attorno ai secoli XIII-XIV, fornisce un semplice e concreto percorso di vita ascetica. La tensione spirituale che lo muove, fa de “L’imitazione di Cristo” un testo fondamentale nella ricerca di Dio, per abbandonare l'”uomo vecchio” e costruire l'”uomo nuovo”, e far mettere radici ad una una profonda spiritualità personale.
Questo testo, più che per essere letto tutto d’un fiato, è fatto per essere gustato poco alla volta. Ha in sé tante perle per poter vivere dentro di sé e mettere in pratica il Vangelo.
In una di queste scopriamo dove trovare la nostra consolazione: tutto ciò che è del mondo è per sua natura destinato a finire, e così ogni consolazione che gli esseri umani e le cose del mondo sono effimere, poco durature. Nulla di tutto questo ci rende beati, cioè, letteralmente, “felici“. Cosa è che ci rende beati Gesù ce lo ha indicato nel Discorso della montagna. L’umiltà, la purezza, la mitezza, la capacità di perdonare, il saper costruire la pace, ma anche l’afflizione, la povertà, l’essere assetati di giustizia ed essere perseguitati…
Potrebbe non sembrare agli occhi del mondo che tutto questo ci renda davvero felici. Invece Gesù ce lo ha indicato per un semplice motivo: perché tutte quelle beatitudini ci portano a Dio, elevano la nostra anima a Dio, ci fanno guardare a Lui che resta ed è sempre presente ed è quella consolazione che non può finire, che non può morire.
Ecco come questo testo così importante e illuminante ci indica la via della vera consolazione.
“…Qualunque cosa io possa desiderare o immaginare per mia consolazione, non me la riprometto qui, ora, ma in futuro.
Perché, pur se avessi, per me solo, tutte le consolazioni del mondo e potessi godere tutte le delizie terrene, certamente esse non potrebbero durare a lungo. Non potrai, quindi, anima mia, trovare piena consolazione né perfetto conforto se non in Dio, consolatore dei miseri e rifugio degli umili. Aspetta un poco, anima mia, aspetta la divina promessa ed avrai in Cielo la pienezza d’ogni bene. Se tu brami troppo disordinatamente i beni della terra, perderai quelli eterni del Cielo.
Abbi pure le cose temporali per il giusto uso, ma il desiderio sia per le cose eterne. Nessun bene di quaggiù vale a saziarti, perché non sei stata creata per goderne. Anche se tu possedessi tutti i beni del mondo, non potresti essere felice e beata; ma solo in Dio, Creatore dell’universo, consiste interamente la tua beatitudine e felicità. Non quella che sembra tale e viene esaltata dagli stolti che amano il mondo, ma quella che attendono i buoni fedeli di Cristo; ma quella che talora pregustano coloro che vivono dello spirito ed i puri di cuore, “la patria dei quali è nei Cieli” (Fil 3,20).
Vano e breve è ogni conforto che viene dagli uomini. Conforto vero e beatificante è quello che si attinge interiormente dalla Verità. L’uomo pio porta, dappertutto, con sé il suo Consolatore, Gesù, e Gli dice: Stammi vicino, o Signore Gesù, in ogni luogo ed in ogni tempo“.
(Tratto da “L’imitazione di Cristo”)
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