La ricchezza della Chiesa per molti sfiora il mitologico. Tra beni ereditati dallo Stato Pontificio, presenza mondiale e povertà evangelica, un libro fa chiarezza.
La domanda sulla ricchezza della Chiesa, almeno una volta nella vita, se la sono posta quasi tutti, o se non altro se la sono sentiti rivolgere. Accompagnata da dubbi più amletici, come quelli che riguardano lo stipendio del Papa, la destinazione dei fondi dell’otto per mille, l’Imu non pagato dalla Chiesa, o le bollette pagate o meno dal Vaticano.
Fino ad arrivare allo Ior, l’istituto per le opere di religione della Santa Sede, O meglio, la banca vaticana. Tutti questi argomenti sono affrontati dal vaticanista del quotidiano dei vescovi italiani Avvenire Mimmo Muolo, all’interno del libro edito dalle Paoline I soldi della Chiesa. L’obiettivo del giornalista è quello di fare chiarezza su questi dubbi, spesso proposti e riproposti spesso da chiunque.
Temi attorno a cui, altrettamento troppo spesso, nascono numerose “fake news”. Muolo infatti spiega che, per quanto “dei soldi della Chiesa si parla da sempre”, la maggior parte delle volte lo si fa “a sproposito”. “Per una serie di luoghi comuni, per ignoranza dei dati fondamentali, per i residui fuochi fatui di certe leggende nere, talvolta anche per cattiva fede o premeditata volontà di screditamento“, dice il giornalista.
Ovviamente, i primi ad essere tirati in ballo sono il sesso e il denaro. “Sono le armi più affilate quando si vuole mettere in cattiva luce un’istituzione come la Chiesa, in particolare la Chiesa cattolica con i suoi principali esponenti: il Papa, i cardinali, i vescovi, ma anche tanti sacerdoti, religiosi e religiose”.
Non a caso, quasi ordinariamente quando sui giornali si vuole screditare un religioso o un uomo di Chiesa che, per le più varie ragioni, risulti particolarmente scomodo, si tira in ballo qualcosa che abbia a che fare con queste due tematiche. Partono inchieste, e subito dopo la relativa macchina del fango. Salvo poi fare un totale silenzio quando gli accertamenti sul caso dimostrano che le accuse erano del tutto inventate.
Così accade che la figura del singolo personaggio viene totalmente infangata, e a risentirne è anche la Chiesa cattolica nella sua interezza. Formata da miliardi di persone nel pianeta. Un’assurdità che però, purtroppo, è tristemente la regola. Alla cui base c’è, a partire dalla malafede di chi diffonde le notizie, una scarsa ignoranza da parte di chi le riceve.
Per esempio il giornalista spiega che molto spesso si confonde la Cei, la Conferenza episcopale italiana, con il Vaticano. Quando in realtà sono due organismi del tutto diversi. E non è facile ad esempio spiegare che la Santa Sede non ha nulla a che fare con l’otto per mille. Che va alla Chiesa italiana, e da essa è del tutto gestito. O che per esempio, la Chiesa cattolico e la Santa Sede e lo Stato della Città del Vaticano sono due entità distinte.
Per esempio, invece, un dato che andrebbe spiegato a chi insinua dubbi su un cattivo uso della gestione dei fondi dell’otto per mille da parte della Chiesa italiana, è che ogni anno questi fondi vengono totalmente rendicontati e resi pubblici. In linea di massima, la ripartizione riguarda il culto dei fedeli, la carità in Italia e nel terzo mondo, e infine il sostentamento del clero.
Il vero punto che andrebbe fatto notare, e praticamente manca del tutto all’appello, è la cifra di quanto la Chiesa fa risparmiare allo Stato con la sua attività e le sue opere quotidiane. Il giornalista Giuseppe Rusconi nel 2013, con un libro inchiesta intitolato “L’impegno”, ha spiegato che, per una media di un miliardo di euro che entra nelle casse della Chiesa ogni anno, lo Stato ne riceve in cambio un risparmio di 11 miliardi. Moltiplicando quindi per ben undici volte quello che riceve.
Denari che vanno, ad esempio, in carità verso i tanti italiani che hanno difficoltà economiche, che si trovano a lottare con la difficoltà del quotidiano per le innumerevoli ragioni e sfortune della vita. Le parrocchie fanno un lavoro impressionante su questo fronte, e senza di loro lo Stato si troverebbe di fronte a un peso piuttosto significativo.
Un altro punto toccato dal giornalista è quello dell’Imu. Nel 2018 infatti la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha invitato l’Italia a recuperare le tasse non versate dagli enti no profit, in cui sono inclusi gli enti della Chiesa. Ma il fatto è che nessuno sa dire con certezza a quanto ammonti. E il dubbio, secondo molti una certezza, che si tratti di una sentenza “fine a sé stessa”, e quindi fortemente ideologica. Di un’Unione europea che vede la Chiesa e la fede come fumo negli occhi, e quindi l’attacco in tutte le maniere che ha a disposizione.
Una dimostrazione di un progetto europeo che va verso un mondo senza fede, e quindi senza Dio. Che però va attaccato a tutti i costi, in quanto i cristiani sanno bene, come rimarcato più volte da Papa Benedetto XVI, che un mondo senza Dio è inevitabilmente votato all’autodistruzione.
Insomma, per parlare della ricchezze della Chiesa, che, per la ragione che è diffusa in tutti i paesi, città, province, oltre che in tutto il pianeta, ci sono, bisognerebbe parlare anche di quando la Chiesa dà in cambio alla società. Pensando ciò al modo in cui la Chiesa utilizza i fondi che le vengono messi a disposizione. E allora mi sa che, una volta appurata l’immensa attività caritativa e l’infinito bene a cui danno vita ogni giorno uomini di Chiesa e di fede, si smetterà di avanzare troppe critiche.
Giovanni Bernardi
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