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Comfort Care: l’alternativa all’aborto!

La dottoressa D’Anna, insieme al suo team, sta proponendo, nell’ospedale Buccheri la Ferla di Palermo, un progetto di Comfort Care, un’autentica alternativa all’aborto, che permette di aiutare i genitori ad accettare che il figlio, portato in grembo, probabilmente non sopravvivrà alla nascita. Nonostante ciò, quel bambino avrà bisogno di tutto l’amore possibile, per sentirsi accettato, anche per le poche ore di vita che gli saranno regalate dal Signore, pure se vissute solo nel grembo materno.
La dottoressa ci racconta come questo processo viene elaborato dai genitori, attraverso la testimonianza di Francesca e Salvatore, che erano in attesa del loro secondo figlio, Gabriele.
Il bambino è morto al nono mese, nel grembo materno.
Alla dodicesima settimana, l’ecografia aveva diagnostico una Trisomia 18, che comportava malformazioni cardiache, renali, polmonari, gastrointestinali e del sistema nervoso.
La mamma, seguita dalla dottoressa D’Anna, decise di scrivere la sua storia, per parlare di Gabriele e di cosa avesse significato farlo crescere per nove mesi.

La testimonianza di una madre

“Gabriele ha significato vincere tante paure: la paura di convivere giorno e notte con l’idea della morte, la paura di andare controcorrente, la paura di far soffrire il nostro primogenito, scegliendo di dare un’opportunità di vita al secondo … ma soprattutto Gabriele ha significato capire il vero significato dell’amore. Lui non mi ha mai chiesto altro, non mi ha mai neanche dato troppi dei tipici disturbi di gravidanza, mi ha sempre solo chiesto di essere amato ed accettato così per quello che era, con le sue manine imperfette, con i suoi polmoni non sviluppati, con il suo cuoricino spostato a destra …”.
Un legame questo reso speciale dall’accettazione della vita, anche se precaria, e della maternità, della genitorialità che va oltre la salute o la perfezione fisica e punta al valore inestimabile della procreazione. Francesca e Salvatore non hai mai messo in dubbio che la gravidanza dovesse essere portata a temine in ogni caso, se ne sarebbero occupati insieme, mentre familiari e amici tutti li sostenevano con la preghiera, già questa un’immensa grazia.

L’efficacia del Comfort Care

Il percorso era arduo, ma loro sentivano il sostegno del Signore, che li aiutava a sostenere la croce: “Abbiamo avuto tanti dubbi in quei mesi: come accogliere Gabriele, se provare ad intubarlo alla nascita oppure no, se parlarne a nostro figlio Alessandro, dicendogli tutta la verità o lasciare che il tempo ci consigliasse, via, via, cosa dire … ma mai abbiamo pensato che lottare con tutte le nostre possibilità nel difendere una vita, frutto del nostro amore, del nostro desiderio di famiglia, potesse essere la scelta sbagliata o insensata, come invece qualcun altro si è permesso di giudicarla. Ritengo che questa sia stata la nostra fortuna principale, il fatto di non avere mai avuto dubbi riguardo l’istinto di protezione che abbiamo provato da subito verso la nostra creatura, riguardo la voglia di non negargli l’opportunità di venire alla luce, se possibile di essere curato, se possibile di vivere dignitosamente per un tempo più o meno lungo”.
Una condotta esemplare e ricca di forza d’animo, quella di Francesca e Salvatore, che deve essere annunziata, per ispirare altri, nella loro stessa situazione.
“Non mi permetto di giudicare chi anche solo viene sfiorato dal dubbio, perché so di che peso si tratta, di quale scombussolamento comporti nella vita quotidiana e borghese alla quale siamo abituati, nella quale pensiamo che le cose brutte capitino sempre agli altri e mai possano capitare a noi. Non mi permetto neanche di giudicare chi, sfiorata da questo dubbio su cosa sia giusto fare, decida di non sentirsi in grado di crescere in grembo un figlio a cui dovrà dire addio troppo presto. Difendo però la mia, la nostra scelta! Quella di non volersi arrendere, non perché illusi od ignoranti (conosco anche troppo bene la realtà dei bimbi disabili e delle loro famiglie, essendo insegnate di sostegno), ma solo perché, se mi viene chiesto di scegliere, se mi viene dato il potere di vita o di morte su una persona, io scelgo di lottare per la vita, con qualunque problema essa si presenti e pretendo rispetto!”.

Francesca si riferisce soprattutto al giudizio di alcuni medici che la consigliavano, deridendola, diversamente e si può immaginare come.
“Sentirsi guardare con gli occhi sgranati e rispondere letteralmente “Ci dispiace, hai fatto una pazzia, ti auguriamo che nel momento del parto tu possa trovarti lontana da qui, perché non sapremmo come aiutarti”. Oppure “Se fossi venuta a parlarmi di questa gravidanza in tempi in cui la legge consentiva ancora l’aborto terapeutico, ti avrei convinta (o costretta, non ricordo bene il termine esatto) a farlo”, ecco, questo è quello che intendo per mancanza di rispetto! Si parla tanto di libertà di scelta delle donne, di rispetto del corpo femminile, non credo che questi medici possano dire di avermi rispettato pronunciando quelle frasi”.

E mai Francesca e Salvatore hanno voluto rischiare di dare problemi al feto, facendo ulteriori e ormai inutili accertamenti, ma hanno vissuto quei nove mesi come se tutto stesse andando bene, gioendo per quella vita nuova e per i calci che dava. Agli amici o a chi faceva domande, rispondevano serenamente, come serena era la loro coraggiosa e ferma decisione.
La dottoressa ginecologa D’Anna (e noi con lei) spera ora che questa testimonianza possa sensibilizzare il personale medico, spesso responsabile anche della vita e della morte con interventi e consigli vari, e possa, nello stesso momento, dare sostegno a coloro che cercano il conforto necessario per vivere una gravidanza difficile. Si deve sapere che la terapia del Comfort Care esiste ed è applicabile, anche in Italia.

Antonella

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