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Il Vangelo del Giorno

Commento al Vangelo di oggi 8 Settembre: per seguire Gesù bastano tre cose

Seguire Gesù, essere suoi discepoli. Come si deve fare? Il nostro Padre Guy ci offre una chiave di lettura al Vangelo di oggi.


La meditazione sul Vangelo di questa seconda domenica di Settembre 2019 del nostro Padre Guy. Un momento per comprendere meglio il significato contenuto nella Parola di oggi.

Commento al Vangelo secondo Luca 14,1.7-14

L.d.M. – In questa ventitreesima domenica del tempo ordinario, il liturgista ci pone dinanzi ad un tema fondamentale: come mettersi alla sequela di Cristo.

P.Guy – Pace e bene cari miei! La liturgia di questa domenica ci invita a meditare sulla sequela di Gesù cioè seguire Gesù: come diventare o essere discepolo di Cristo? Dal battesimo, diventiamo figli di Dio, fratelli di Gesù; nello stesso tempo, siamo discepoli.

L.d.M. – Padre Guy, ma come vuol dire essere discepoli?

P.Guy – Tanti di noi dicono: vogliamo servire il Signore, essere suoi discepoli, fare la sua volontà. Ma, sanno veramente a che cosa vanno incontro? Che vuole dire servire il Signore? Essere suoi discepoli? Non è che pensano come la madre di Giacomo e Giovanni che chiedeva a Gesù di prendere i suoi due figli nel suo Regno, pensando che questo Regno fosse sulla terra? (Mt 20, 20-28).

L.d.M. – Padre Guy, ma come si fa ad essere discepoli oggi?

P.Guy – Carissimi, diventare o essere discepolo di Gesù è molto esigente. Non lo si diventa con i pensieri umani perché non si può immaginare ciò che vuole il Signore (prima lettura). Gesù, nel Vangelo di questa domenica, ci indica le condizioni.

L.d.M. – Quali sono?

P.Guy – La prima condizione: “Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo” (v26). Le parole del testo originale parlano “dell’odiare la famiglia” e hanno suscitato lo scandalo di milioni di cristiani. Tutta via, esse sono al centro del messaggio di Gesù e costituiscono uno degli aspetti più consolanti e fecondo di tutta la sua parola.

Il significato di odiare

L.d.M. – Cosa intende dunque Gesù con “odiare”

P.Guy – Gesù non considera la parola “odiare” al primo grado, altrimenti, non avrebbe detto di amare e rispettare i genitori (Lc 18,20). Per famiglia si intende il clan nel quale si vive, la comunione biologica del sangue, la sicurezza della razza, l’ideale di un destino comune. Al tempo di Gesù la situazione sociale e economica portava le famiglie a rinchiudersi in sé e impediva loro di compiere la legge del riscatto, cioè di soccorrere i fratelli e le sorelle della comunità che erano minacciati di perdere la loro terra o di cadere nella schiavitù (cf. Dt 15,1-18; Lv 25,23-43). Chiuse in sé stesse, le famiglie indebolivano la vita in comunità. Gesù vuole ricostruire la vita in comunità.

L.d.M. – Quindi Gesù ci sta dicendo di allargare il nostro orizzonte?

P.Guy – Bisogna superare la visione ristretta della piccola famiglia che si chiude in se stessa. Gesù chiede alle famiglie di aprirsi e di unirsi tra loro in una grande famiglia, in comunità. Questo è il senso di odiare il padre e la madre, la moglie, i figli, le sorelle ed i fratelli. Gesù stesso, quando i genitori della sua piccola famiglia vogliono riportarlo a Nazaret, non risponde alla loro richiesta. Ignora o odia la loro richiesta ed allarga la famiglia dicendo: “Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre” (Mc 3,20-21.31-35). Odiare la famiglia vuole anche dire amare, preferire Gesù, metterlo al primo posto nella nostra vita.

La seconda condizione del Vangelo di oggi

L.d.M. – Gesù al primo posto è dunque la prima condizione. La seconda?

P.Guy – “Chi non porta la croce e non viene dietro a me, non può essere discepolo mio” (v27). Per capire bene la portata di questa seconda esigenza dobbiamo guardare il contesto in cui Luca colloca questa parola di Gesù. Gesù sta andando verso Gerusalemme per essere crocifisso e morire. Seguire Gesù e portare la croce dietro di lui significa andare con lui fino a Gerusalemme per essere crocifisso con lui.

Portare la Croce oggi

L.d.M. – Padre Guy come si declina al giorno di oggi questo “portare la croce”?

P.Guy – Nel mondo di oggi? Basta trovare la risposta ad alcune domande: siamo capaci e pronti a morire per lui, cioè per il nostro prossimo? Quanti di noi, dedicano il loro tempo agli altri per ascoltarli, accompagnarli, per aiutarli? Spesso abbiamo sempre da fare. La vita degli altri ci importa poco. Quante persone anziane sono state lasciate nei centri per non rovinare la nostra vita? L’amore più grande, non è quello di dare la vita per gli amici? San Paolo nella lettera ai Galati dice: “Quanto a me invece, non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo” (Gal 6,14).

L.d.M. – Paolo fa molti esempi di come vivere la croce: uno molto forte è quello di oggi?

P.Guy – Si, nella seconda lettura, di questa domenica, con l’evocazione di un’esperienza toccante vissuta da Paolo “vecchio” e prigioniero di Cristo Gesù (Fm 9), ci aiuta a cogliere il senso più autentico del mistero della croce, senza la quale nessuna esperienza di autentico discepolato sembra possibile. Paolo è rimasto fedele a Gesù nonostante tutte le prove che aveva subito da quando si era convertito.

L.d.M. – Gesù al primo posto, portare la nostra croce, cos’altro Padre Guy?

P.Guy – La terza condizione: “Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo” (v33).

Rinunciare a cosa?

L.d.M. – Cosa vuol dire rinunciare ai propri averi?

P.Guy – Rinunciare vuole dire mettere tutto nella direzione del regno, usare le cose per il bene degli altri in un campo di amore aperto a chiunque sia bisognoso. L’egoismo, l’avarizia, la superbia non dovrebbero esistere nella vita di un cristiano.
Carissimi, quando chiedo ad alcuni genitori perché vogliono battezzare loro figlio? Ecco le risposte: perché sono stato battezzato anch’io; perché è importante, perché tutti si battezzano, perché è bello ricevere il battesimo, perché vorremmo che nostro figlio abbia la fede, segua Gesù.

Essere cristiani oggi

L.d.M. – Cosa essere cristiano oggi?

P.Guy – Essere cristiano, seguire Gesù, è una cosa seria, è un impegno, una scelta. Oggi, tanti cristiani non assumono più questo nome, cioè non si conformano più all’esigenza della parola di Gesù. Sembra che essere cristiano è un semplice fenomeno culturale, religioso, tradizionale. Non viene loro in mente di fare una scelta. Allora, chi vuole essere discepolo di Gesù deve bene riflettere, valutare se è capace di assumere il nome cristiano.

L.d.M. – Come ci spiega questo la Parola di oggi?

P.Guy – Gesù, nel nostro testo del Vangelo ci ha proposto due parabole: “Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila?” (vv28-32). Pensaci!

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Vangelo di oggi: la preghiera di Padre Guy

Signore Gesù, molte volte ci interroghiamo su quali possano essere le esigenze della tua volontà per la nostra vita. Aprici gli occhi, perché possiamo riconoscere i tuoi appelli e la tua presenza proprio nei fratelli che ci sono più prossimi, e di cui conosciamo le tante povertà che sono da accogliere e da onorare. Amen

Chi è Padre Guy

Per i fratelli e le sorelle che seguono la Luce di Maria, anche negli incontri periodici di preghiera, Padre Guy non ha bisogno di presentazioni. Più volte ci ha infatti accompagnato sia nei pellegrinaggi (Medjugorje, Collevalenza, Montecassino, San Vittorino) che nelle celebrazioni donandoci sempre momenti di profonda riflessione con le sue omelie e le sue catechesi.

Padre Guy-Léandre NAKAVOUA LONDHET  viene consacrato sacerdote il 17.07.2005 in Congo a Brazzaville. Ha iniziato i suoi primi passi come sacerdote proprio nella parrocchia di cui ora è parroco, Santa Brigida di Svezia a Roma nella borgata di Palmarola. Era il 13.09.2005 e non sapeva neanche una parola di Italiano.

Perché è in Italia

Padre Guy si trovò improvvisamente proiettato in una realtà completamente nuova: “Nella nostra Congregazione abbiamo la possibilità di scegliere tre paesi dove vogliamo esercitare il ministero sacerdotale ed essere missionari. Avevo scelto: Gabon, Messico e l’Isola della Riunione sull’Oceano Indiano. Il Consiglio Generale, che ha il diritto di mandarci dove trova più necessità. Mi propose dunque (ce lo dice con un meraviglioso sorriso) di venire in Italia a Roma.

“Che c’è da fare a Roma con tutte le chiese, che riempiono il suo territorio, esisterebbe ancora uno spazio per la missione? Sinceramente non volevo venire in Italia, non me la sentivo, ma un confratello mi aveva detto: Vai e vedrai!. Per l’obbedienza dissi di sì e decisi di venire.

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Cristiano Sabatini

Scritto da
Cristiano Sabatini

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