Gesù Risorto incontra i suoi discepoli. Come meditare il Vangelo di oggi?
Ci risponde il nostro Padre Guy nel commento alle letture ed al Vangelo di oggi.
La meditazione del Vangelo della II Domenica di Pasqua o della Divina del nostro Padre Guy. Un momento per comprendere meglio il messaggio contenuto nella Parola di oggi
Commento al Vangelo secondo Giovanni 20,19-31
L.d.M. La liturgia di questa seconda domenica di pasqua, ci offre un intenso brano tratto dal capitolo 20 del Vangelo di Giovanni.
P.Guy – Carissimi, pace e bene. Nel vangelo di Giovanni capitolo 20 versetti 19-31, troviamo l’incontro del Risorto con i suoi discepoli. Vi ricordo che non è la prima volta che Gesù incontra ai suoi discepoli: Mc 16, 9; Lc 8,2; Gv 20, 18, Lc 24,13.3. Però, l’apparizione che fa l’oggetto della nostra meditazione, è un’apparizione molto importante ne parla anche San Paolo: “apparve a Cefa e quindi ai Dodici”(1Co 15,5).
Gesù stette in mezzo a loro
L.d.M. Padre Guy, Gesù appare ai discepoli mentre erano chiuse le porte perché viene sottolineata questa cosa?
P.Guy – In questa pericope, il Risorto appare ai suoi discepoli a porte chiuse, per ben due volte. La prima volta non c’era Tommaso, invece la seconda volta lui c’era. L’espressione” le porte chiuse” potrebbe avere due significati: a. i discepoli avevano chiuso le porte per paura, timore dei giudei che cercavano di ucciderli; b. L’evangelista Giovanni, precisando che le porte eranno chiuse, probabilmente voleva mettere in risalto l’evento dell’apparizione.
L.d.M. Il vangelo di Giovanni è il vangelo dei segni, qual è il significato di questo segno?
P.Guy – La presenza del Risorto in mezzo ai discepoli impauriti e chiusi nel cenacolo costituisce il segno che Dio non ha abbandonato il suo popolo, non lo lascia solo a se stesso, sulla strada di una delusione senza speranza (Lc 24,13-35). Gesù è colui che “viene” (Gv 21,13; Ap 1,8), sta “in mezzo” alla sua comunità e la riunisce (Gv 15,5). Tommaso non ha esitato a dubitare all’annunzio dei suoi condiscepoli (abbiamo visto il Signore), dicendo: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo”. Gesù gli aveva risposto: “beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!”.
I segni e la fede
L.d.M. Quindi non dobbiamo credere per i segni ma per la fede
P.Guy – Giustamente. Carissimi, non abbiamo bisogno dei segni per credere, perché i segni non producono la fede, è la fede che produce i segni o i miracoli; anche se la nostra fede ha qualche volta bisogno, dei segni per crescere.
L.d.M. Eppure non siamo tutti un po’ Tommaso?
P.Guy – Purtroppo tanti di noi, si comportano come Tommaso, cioè cercano i segni prima di credere. Peraltro, quanti di noi, si spostano di luogo in luogo nei pellegrinaggi, di parrocchia in parrocchia, addirittura frequentano i maghi, i talismani, i veggenti, i cartomanti alla ricerca dei segni o dei miracoli. Abbiamo dimenticato che siamo cristiani, dunque siamo stati inseriti in Cristo per mezzo del battesimo. Di conseguenza, apparteniamo a Cristo. Cristo risorto sta sempre in mezzo a noi. Quando pensiamo di essere da soli, Lui è con noi, ed in ogni nostra situazione “sarò con voi fino alla fine dei tempi” (Mt 28,19-20).
L.d.M. Eppure per molti i dubbi sono tanti
P.Guy – Purtroppo, tanti di noi continuano a dubitare della presenza del Signore. Siamo diventati ciechi? Forse condizioniamo l’atto di fede alla logica della ragione? Allora, mi chiedo: che senso diamo al nostro battesimo? Alla professione di fede? All’eucaristia che celebriamo? Dio non lo possiamo vedere con gli occhi fisici, ma con gli occhi di fede. Tommaso, dopo il suo dubbio, ha confessato la sua fede: “Mio Signore e mio Dio”. La confessione di fede di Tommaso è l’autentica confessione di fede dei credenti che siamo noi.
L.d.M. Una fede vera dunque senza esigere prove.
P.Guy – Certamente. La celebrazione della Pasqua ci dovrebbe permettere di rinnovare questa nostra fiducia nel Signore morto e risorto. Con questa forza, rinnoveremo anche la fiducia nell’altro per non vivere nella tristezza, nell’isolamento, nel sentirsi non amati. Nella celebrazione eucaristica, Gesù appare a noi nei segni sacramentali del pane e del vino e ci dà la sua pace: “vi do la pace vi lascio la mia pace”, “Pace a voi!”. Tutti ne abbiamo bisogno.
L.d.M. Con quel pace a voi cosa vuole darci Gesù?
P.Guy – Dandoci la sua pace, Gesù ci dà anche il suo Santo Spirito, come ai discepoli “Detto questo, soffiò e disse loro ricevete lo Spirito Santo”. Lo Spirito Santo è lui che ci trasformerà in nuove creature; farà di noi “dimora del Padre e del Figlio” (Gv 15,4-6; cf. 6,56); E’ lo Spirito che insegnerà ogni cosa e ci farà ricordare tutto quanto Gesù ha detto (15,26); lo Spirito Santo parlerà in noi davanti al tribunale (Mt 10, 19-20). San Paolo dirà: “E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: Abbà, Padre!” (Rm 8, 15); ed ancora “Dio infatti non ci ha dato uno Spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza” (2 Tim 1,7).
La nostra missione
L.d.M. Ma in tutto questo c’è anche una missione che i discepoli e quindi noi cristiani abbiamo ricevuto
P.Guy – Certamente carissimi, Gesù dopo aver soffiato sui discepoli, li mandò a testimoniare, a proclamare la buona notizia. Ecco, la nostra missione. Con la forza dello Spirito, diventiamo i protagonisti della pace, della buona novella consolando gli oppressi, liberando i prigionieri dei pensieri, ecc .
Preghiamo Insieme a Padre Guy
Signore risorto, tocca il nostro cuore e trasforma la pietra in cui talora lo abbiamo trasformato per non soffrire troppo in un cuore di carne disposto a lasciarsi rinnovare da ogni incontro, accentando di osare sempre la fiducia nell’altro per essere liberati dalla tristezza di un isolamento che ci fa male. Torna ancora in mezzo a noi. Alleluia.
(Lezionario quotidiano 2)
Chi è Padre Guy
Per i fratelli e le sorelle che seguono la Luce di Maria, anche negli incontri periodici di preghiera, Padre Guy non ha bisogno di presentazioni. Più volte ci ha infatti accompagnato sia nei pellegrinaggi (Medjugorje, Collevalenza, Montecassino, San Vittorino) che nelle celebrazioni donandoci sempre momenti di profonda riflessione con le sue omelie e le sue catechesi.
Padre Guy-Léandre NAKAVOUA LONDHET viene consacrato sacerdote il 17.07.2005 in Congo a Brazzaville. Ha iniziato i suoi primi passi come sacerdote proprio nella parrocchia di cui ora è parroco, Santa Brigida di Svezia a Roma nella borgata di Palmarola. Era il 13.09.2005 e non sapeva neanche una parola di Italiano.
Perché è in Italia
Padre Guy si trovò improvvisamente proiettato in una realtà completamente nuova: “Nella nostra Congregazione abbiamo la possibilità di scegliere tre paesi dove vogliamo esercitare il ministero sacerdotale ed essere missionari. Avevo scelto: Gabon, Messico e l’Isola della Riunione sull’Oceano Indiano. Il Consiglio Generale, che ha il diritto di mandarci dove trova più necessità. Mi propose dunque (ce lo dice con un meraviglioso sorrriso) di venire in Italia a Roma.
“Che c’è da fare a Roma con tutte le chiese, che riempiono il suo territorio, esisterebbe ancora uno spazio per la missione? Sinceramente non volevo venire in Italia, non me la sentivo, ma un confratello mi aveva detto: Vai e vedrai!. Per l’obbedienza dissi di sì e decisi di venire.
Cristiano Sabatini