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Vangelo di sabato 10 luglio: riflessione di Paolo de La Luce di Maria – Video

Noi non abbiamo titoli di proprietà sulla nostra vita: spesso ci dimentichiamo di questo, che ci aprirebbe a una gratitudine maggiore.

Riflessioni di Paolo de La Luce di Maria

Gesù nel Vangelo afferma: “non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo”.

Ci dice quindi che noi non dobbiamo avere paura di morire. Sembra una frase scontata, ma è molto profonda come osservazione. Ci fa dire: la mia vita non vale il mio corpo, non vale questo tempo terreno.

Se arrivassimo a capire che questo nostro passaggio è per una finalità di eterna gioia, e se riuscissimo a contestualizzarla alla vita che viviamo, alla quale siamo molto attaccati, avendo una minima consapevolezza di ciò che ci aspetta dopo questa esperienza di vita, io credo che moltissime persone vivrebbero in un altro modo, e anche noi.

Saper riconoscere Gesù

Un altro elemento importante in questo Vangelo è quello del riconoscimento. Io ogni volta che mangio faccio una preghiera di ringraziamento al Signore, la faccio sempre. Sempre, anche quando sono a cena o a pranzo con persone anche importanti a livello professionale.

Io noto che alcuni si sentono scomodi, perché io lo faccio e loro no: sembra quasi che ci sia una differenza tra me e loro. Io all’inizio mi vergognavo un po’; non era proprio una vergogna ma più che altro l’imbarazzo di mettere gli altri in una situazione di difficoltà, perché mi rendevo conto che vedere che io mi fermavo un attimo, in silenzio, e mi facevo il segno della Croce, turbava un po’ le persone che non lo fanno mai, a maggior ragione in un contesto professionale.

Mi sono reso conto che all’inizio io avevo delle resistenze nel fare questo gesto, non tanto per la vergogna, ma per non far sentire gli altri a disagio, allora per questo motivo non facevo il segno della Croce.

L’importanza di un gesto

Poi un giorno sono stato messo davanti alla verità: mi invitò a cena un mio amico, con tre figli adolescenti, che gli creavano molti problemi per via della droga, e lui prima della cena mi ha chiesto se volevo parlare un po’ con loro.

Vado lì, mi presento ai figli, mi metto seduto e arriva la pizza. Lì c’è stato il primo momento forte: io faccio la mia preghiera, loro no, ma il padre mi ha seguito. Ci è stato un momento di forte imbarazzo e l’ho percepito, perché in quel gesto era come se mettessi una distanza tra me e loro. Come a dire: io sono un cristiano. Tu mi vedi come uno del mondo, ma io faccio una preghiera, e se non la faccio non mangio.

In quel contesto dove c’era un po’ di freddezza, in cui li vedevo un po’ turbati (ti fai il segno della Croce e vedi le persone che si turbano, incredibile!). In quel momento si avvicina il proprietario del bar, proprio mentre facevo il segno della Croce, e mi dice: “Ti posso dire una cosa? Sai cosa hai suscitato in me con questo segno della Croce? Mi hai fatto ritrovare l’immagine di mio papà quando ero piccolo, quando non si mangiava niente se non c’era prima il ringraziamento al Signore. Mi hai aperto il cuore, mi hai fatto ritrovare una parte di me che si era dimenticata di questa bella abitudine. Da oggi la ricomincio a fare, ti ringrazio veramente dal cuore, continua a farla con questo coraggio”.

La gratitudine verso Dio

Sembrava chissà che avessi fatto, neanche fossi un supereroe: ho fatto un segno della Croce! Ma guardiamo le reazioni che ha generato: ad uno l’ha emozionato, ai ragazzi li ha messi in una situazione di scomodità, il loro padre mi guardava come se fossi un ufo.

Poi abbiamo parlato e ai ragazzi ho spiegato il significato del segno della Croce. Loro mi hanno chiesto che consiglio gli davo, e io gli ho detto che il mio consiglio era di ringraziarlo sempre, il Signore.

Se lo vuoi fare visibilmente o nel tuo cuore non è un problema, ma bisogna farlo, perché il Signore  governa tutti i nostri sospiri e battiti, e noi non siamo padroni di nulla, nemmeno dell’1% della nostra vita.

Non siamo padroni di nulla

Noi non abbiamo nessun titolo di proprietà della nostra vita, e spesso ci dimentichiamo di questo, che ci aprirebbe il cuore a una gratitudine più profonda.  Invece, a volte, sentendola “nostra”, la vita, diamo quasi per scontato il fatto che ci è stata donata, ma non è così che funziona, è sempre un dono.

Oggi Gesù ci chiede di riconoscerlo: “Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli”.

Rinnegare Gesù è anche non fare una preghiera, non fare un segno della Croce, non considerarlo davanti agli altri, non perdonare una persona che ti ha fatto del male, non essere fedele al tuo sposo o alla tua sposa…

In quel momento tu non ti rendi conto, ma lo rinneghi. Ed ecco il perché: perché il mondo ti prende nelle tue debolezze. E tu che fai? Ti fai portare dove dice il male, e purtroppo ci caschiamo tutti.

Oggi il Signore ci chiede proprio questo: di farlo essere il nostro punto di partenza e di arrivo. Allora la nostra vita sarà di certo piena di grazia, di sorprese, ma anche dispensatrice di questo dono di vita che ci è stato dato dal Cielo. Noi non siamo proprietari propri di un bel nulla, e il giorno in cui lo capiremo spero non sia troppo tardi.

Sia lodato Gesù Cristo.

Redazione

Paolo è il fondatore della Luce di Maria, è un laico, padre di famiglia e sposato in chiesa.
Tutte le sere alle ore 00:00 recita in diretta Facebook e Youtube de La Luce di Maria, il Santo Rosario che accompagna con delle riflessioni spontanee sulla Parola del Vangelo del giorno a venire.

Elisa Pallotta

Scritto da
Elisa Pallotta

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