In mezzo a noi ci sono Gesù e Maria, loro sono con noi ogni volta che noi facciamo qualcosa per loro, perché è un amore vicendevole
Gesù in questo Vangelo ci dice che lui non è venuto ad abolire ciò che prima di lui era stato detto dai profeti che avevano anticipato al sua venuta, ma a confermarlo pienamente, a portarlo a compimento. È come se ci fosse un terreno ma che non ha portato frutto: allora Gesù è venuto a seminarlo e a farlo fruttare.
Gesù continua dicendo che non passerà inefficace nemmeno un trattino, uno “iota” della sua parola, ma che tutto avverrà. Questo per dirci, da una parte, che Lui in quanto Figlio di Dio porta a compimento ciò che dalla Parola era stato predetto, e dall’altra che allo stesso tempo Gesù, in obbedienza, realizza quella parola, in funzione di ciò quanto profetizzato.
Gesù assume così una duplice autorevolezza: quella della veridicità della Parola che compie e quella di essere Figlio di Dio. Ci porta ad esempio la parola del Vecchio Testamento come una perfezione profetica che lui viene a compiere. Proprio come se, per fare un esempio, l’Antico Testamento fosse il “primo tempo” di uno stesso film, con lo stesso regista e un attore principale che si aggiunge nel “secondo tempo” (in Nuovo Testamento), il quale subentra a dare senso a tutto quello che è successo finora, a dare conferma.
Gesù inoltre dice che chi trasgredirà ai precetti dati fino ad allora sarà considerato minimo nel Regno dei Cieli: qui Gesù usa un linguaggio tenue, perché afferma che anche se qualche precetto non lo si riuscirà ad osservare, Dio potrà concedere in ogni caso la salvezza. Chi invece osserverà i precetti e li insegnerà sarà considerato grande nel Regno dei Cieli.
Anche qui, il significato potrebbe essere un altro, e cioè che siccome il Regno dei Cieli considererà minimo chi non avrà osservato le sue leggi, vorrà dire che chi non le avrà rispettate non sarà degno di esservi accolto. Questa sfumatura di significato però ci interessa relativamente: non è importante arrivare a conquistare infatti il Regno di Dio per nostri meriti e nostre attitudini personali. Infatti in questo momento, proclamando questa parola e facendo conoscere le leggi di Dio io non potrei comunque dire di essere grande, come descritto da questo Vangelo!
C’è qualcosa che entra in gioco che non dipende da me, da noi, dal nostro operare, che è la misericordia del Signore. Non possiamo fare l’errore di ritenerci pienamente degni del Regno di Dio, redenti e risorti, perché per propri meriti ce ne sono davvero pochi che possono dirsi tali.
Pensare che rispettando tutti i comandamenti di Dio con le nostre forze andremo in paradiso è come dire che la misericordia di Dio ha un limite, cioè il mio comportarmi bene o meno. Tutto può succedere, eppure, parlo personalmente, io non potrei salvarmi se non ci fosse la Confessione! Io non potrei salvarmi senza il perdono di Gesù, senza l’Eucaristia che mi nutre, senza la preghiera quotidiana!
Io lo dico: se non avessi avuto questa preghiera quotidiana serale io mi sarei potuto smarrire. Perché è un modo per dire al Signore: Signore, ho bisogno di te! Io ho bisogno di questa preghiera! Gesù ci lo dice: “senza di me non potete fare nulla”. Noi senza Cristo non possiamo salvarci da soli. Sapere che siamo qui riuniti in preghiera è un modo per renderci conto di avere tutti il bisogno di vivere Gesù e di vivere la nostra fratellanza cristiana.
E a volte dico al Signore: Signore, ma ti rendi conto che hai scelto uno come me, per parlare davanti a tante persone? E se dicessi una cosa sbagliata? Se dicessi qualcosa che allontana dalla fede le persone? Signore, tu “te la rischi” a darmi questa fiducia! Perché io posso sbagliare! Questa considerazione è reale, eppure io continuo a fare tutto questo perché poi quando sono qui ogni paura va via, mi sembra di essere catapultato in una realtà in cui sento la presenza di Dio, che mi fa essere un po’ più come Gesù mi chiede di essere.
Anche qui ecco la testimonianza del fatto che Lui è in mezzo a noi, che conferma ciò che ci ha detto Gesù: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro“( Mt 18,20). Ecco che qui noi siamo con Cristo e abbiamo Gesù e Maria con noi. Infatti Maria dice più volte a Medjugorje: “Dove è Gesù io sono con voi”. Io non voglio avere la presunzione di dire qualcosa da “saccente”.
Sono però certo che qui in mezzo a noi ci sono Gesù e Maria, perché noi siamo qui per loro, e loro sono con noi ogni volta che noi facciamo qualcosa per loro, perché è un amore vicendevole. Gesù è con noi perché è andato sulla Croce per noi e se noi siamo innamorati di Gesù è perché lui ci ha amato per primo. Sentirsi amati da Gesù è ciò che rompe ogni resistenza, ogni calcolo e tornaconto.
Quando non calcoliamo più è perché la gratitudine per lui nel nostro cuore è diventata incontenibile, e tutto quello che facciamo nel suo nome diventa leggero. Per questo avverto da più di sei anni il desiderio di questa preghiera. Sento il desiderio di vivere questo momento “in Cristo con Cristo e per Cristo”, ed è per questo che siamo qui. E quando sappiamo di essere con lui non dobbiamo temere nulla. Niente più paure. Ci vuole il santo timore di Dio, sì, che ci fa rispettare la Parola di Dio, i comandamenti, la Chiesa… Ma con Gesù non dobbiamo temere nulla, perché siamo in una “botte di ferro” che non sui può scalfire.
Ringraziamo il Signore che ci fa crescere nella fede, ci fa sentire fratelli e sorelle grazie all’amore che lui ci dona e ci fa sentire bisognosi di lui, perché senza il sentimento di bisogno non ci sarebbe oggi la fede nel mondo, non ci sarebbe la Chiesa, la fecondità spirituale che abbiamo grazie a chi ha dato la vita per Gesù. Che il Signore ci guidi, ci illumini e ci preservi da ogni male.
Sia lodato Gesù Cristo.
Redazione
* Paolo è il fondatore della Luce di Maria, è un laico, padre di famiglia e sposato in chiesa.
Tutte le sere alle ore 00:00 recita in diretta Facebook e Youtube de La Luce di Maria, il Santo Rosario che accompagna con delle riflessioni spontanee sulla Parola del Vangelo del giorno a venire.
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