Dobbiamo avere la capacità di offrire al Signore le nostre sofferenze per le sue finalità, perché si trasformino in grazia
Gesù ci dice che certe cose noi non le possiamo comprendere, che non siamo pronti. Non essere pronti non significa solo avere delle resistenze. Ad esempio, c’è una nostra sorella, molto sensibile e aperta nell’esprimere ciò che sente nel suo cuore, che non nasconde le sue criticità nel comprendere il disegno di Dio, e si chiede: “Perché Dio permette che io stia così? Perché ha permesso che mi venissero fatte delle operazioni che invece di aiutarmi mi hanno complicato la vita? Sono ancora giovane, ho una vita davanti!” E si rende conto che quello che sta vivendo è un tormento non gradito.
In modo diverso anche la mia situazione personale, che mi ha portato a sperimentare la mano di Dio nella mia vita, non era una situazione molto piacevole, anche se diversa se messa a confronto a quella di questa sorella che vive sofferenze fisiche. Questa, vorrei sottolinearlo, credo sia l’unica situazione che nessuno può far finta di sentirsi pronto a sostenere.
Quando i tuoi dolori non sono dei dolori che nascono per qualcosa che hai di tuo, ma per qualcosa che ti è stato procurato da carenza di attenzione di altri, nasce un grande conflitto, come in questa sorella. Non è un conflitto con Gesù, ma con sé stessa, perché non riesce ad arrivare dove invece lei vorrebbe. E purtroppo questo muro da scavalcare, nel suo caso, è legato al fatto che la sofferenza fa male.
Io mi immedesimo in quello che lei sta patendo, pensando a quante persone oggi stanno soffrendo. Penso a quanto Cristo ha patito; a quante mamme e a quanti papà oggi stanno soffrendo per i loro bambini che stanno negli ospedali, forse destinati a miglior vita. Sono tutte riflessioni e domande lecite, apparentemente senza risposta.
Ma una risposta c’è: la risposta è proprio nel disegno di Dio. Noi proiettiamo tutto in questa vita, focalizziamo ogni riflessione in questo tempo che stiamo vivendo, perché è la cosa più naturale che ci riesce.
Se io tolgo il punto di vista dalla mia vita di questo momento, è come se sradico da me la mia esistenza. Dire: “pensa alla vita eterna” può sembrare quasi disumano! Invece è questo il disegno di Dio. Il nostro non è un Dio che è venuto a dirci: non vi preoccupate, faccio tutto io, voi non dovete fare niente, è tutto nelle mie mani, state tranquilli… no!
Dio è chi ci ha detto di rinnegarci, di amare il nostro prossimo come noi stessi, è chi ha dato suo Figlio al patimento, che ha preso su di sé le sofferenze: non è che gli sono capitate, e le ha sopportate: invece sapeva di prenderle, e se le è prese!
Quando ci troviamo davvero nel dolore, quello che ci porta a non farcela, dobbiamo sapere che c’è qualcuno che ci capisce: Gesù ci capisce, Maria ci capisce.
Io sfido a negare il dolore che possa aver provato Maria, anche se non fisico, nel vedere suo figlio massacrato in quel modo dinnanzi ai suoi occhi. Sono due dolori certamente differenti, ma credo che nessuno dei due possa sminuire l’altro.
Allora vediamo come, per entrare nel progetto di Dio, dobbiamo avere la capacità di dire al Signore di prendere le nostre sofferenze, e di offrirgliele per le sue finalità, affinché si trasformino in benedizione, in grazia: proprio come la sofferenza di Gesù, che darà la vita eterna a molti di noi.
Ecco che le nostre sofferenze passate ormai sono andate, quelle presenti le stiamo vivendo, e quelle future le vivremo: che veramente possiamo offrirle a Lui, a Colui che ha offerto sé stesso per la nostra salvezza, per la nostra redenzione, per la nostra pace.
Sia lodato Gesù Cristo.
Redazione
* Paolo è il fondatore della Luce di Maria, è un laico, padre di famiglia e sposato in chiesa.
Tutte le sere alle ore 00:00 recita in diretta Facebook e Youtube de La Luce di Maria, il Santo Rosario che accompagna con delle riflessioni spontanee sulla Parola del Vangelo del giorno a venire.
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