Se non ringraziamo Dio e chiediamo solo, non stiamo pregando, perché la preghiera deve nascere da un atteggiamento di profonda gratitudine
Questo Vangelo ci dice qualcosa di molto importante: ci insegna cioè come chiedere qualcosa al Signore.
Partiamo dal fatto che Gesù opera nella nostra fede: ma che cos’è la fede? Faccio un esempio molto semplice. Se io finisco la benzina della macchina, per permettere poi alla macchina di camminare devo andare da un benzinaio. Ipotizziamo che la macchina senza benzina siamo noi e che il benzinaio è Dio. Per far sì che entri la benzina della macchina, e che la macchina possa funzionare, c’è un elemento, senza il quale non si può fare rifornimento, che è il tubo della benzina.
Se manca questo elemento la macchina non si riempie di benzina: se noi non mettiamo la fede nelle cose che chiediamo al Signore, Lui, che è dispensatore di tutte le grazie, non può darcele. La fede è il “tubo di collegamento” all’opera di Dio, tramite il quale Dio riesce a fare ciò che vuole e ciò che gli chiediamo.
Se infatti non crediamo e chiediamo a Gesù solo per una vaga speranza, ricordandoci di Gesù all’ultimo, quella preghiera probabilmente non arriva destinazione. Perché Dio non va messo all’ultimo posto, ma al primo.
Personalmente, ogni volta che vado dal dottore, io prego: perché la mano di Dio può essere anche in una diagnosi corretta, e non solo nel miracolo che rompe tutti gli schemi. Noi non ce ne rendiamo conto, ma chissà quante volte potremo aver avuto un brutto male e Dio è intervenuto! E ce ne accorgeremo solo quando saremo davanti a Lui.
Chi di noi può dire di non essere mai stato guarito? Tutti potenzialmente potremmo essere stati dei miracolati ma senza saperlo. Allora qui entra in gioco la fede che smuove le montagne. Gesù quando parla di fede ci dice che potremmo chiedere qualunque cosa nel suo nome, e Dio ce la concederà! Qualunque cosa!
Mi ricordo di un giorno che ascoltavo una lectio divina e un sacerdote parlava della potenza della fede. Ad un certo punto parlava di un errore comune a molti cristiani, che è quello di chiedere molto a Dio ma non di non ringraziare mai. Se non ringraziamo Dio e chiediamo solo, non stiamo pregando, perché la preghiera nasce innanzitutto da un atteggiamento di profonda gratitudine, che ognuno di noi dovrebbe per colui che ha dato la sua vita per la nostra, e ci ha dato la vita come dono: in tutto questo per forza dovremmo essere grati!
Dio, che è Padre, sa che noi abbiamo bisogno di Lui. Ma se noi invece di ringraziare stiamo sempre a chiedere, è ovvio che il Signore non risponda sempre, perché altrimenti sarebbe un approfittarsi, diventeremmo degli speculatori, delle persone ripiegate su sé stesse. E Dio questo ce lo fa capire in mille e mille modi.
Un giorno ascoltavo una catechesi di Don Fabio Rosini, e faceva l’esempio di persone che pregano così: “Prego per mia madre, per mio figlio, il mio lavoro, per il mio matrimonio…” E disse: “Ma quand’è che levi la parola “mio” dalla preghiera? Se nella tua preghiera c’è sempre la parola “mio” vuol dire che a te degli altri in realtà non importa!” Chi prega solo per le cose che lo riguardano non sta facendo una preghiera che piace al Signore. Non stiamo facendo qualcosa che nel nostro cuore illumina gli altri: stiamo pensando al nostro “orticello”, e chi fa così non è poi così cristiano.
Allora il Signore ci invita ad aprire le braccia, ad aprire gli argini, a pregare per tutti quelli che hanno bisogno delle nostre preghiere. Allora lì sarà comunità, famiglia, comunione, fede… Spero sia giunto il messaggio chiaro che il Signore ci chiede di materializzare la nostra fede attraverso qualcosa di tangibile, perché solo così potremmo davvero chiedere qualunque cosa e Lui ce la concederà.
Sia lodato Gesù Cristo.
Redazione
* Paolo è il fondatore della Luce di Maria, è un laico, padre di famiglia e sposato in chiesa.
Tutte le sere alle ore 00:00 recita in diretta Facebook e Youtube de La Luce di Maria, il Santo Rosario che accompagna con delle riflessioni spontanee sulla Parola del Vangelo del giorno a venire.
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