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Il Vangelo del Giorno

Vangelo di mercoledì 23 giugno: riflessione di Paolo de La Luce di Maria – Video

Pensiamo a coloro che ci fanno soffrire, se si trovassero davanti a Dio: come starebbe? Preghiamo che si convertano, che possano fare del bene

Riflessioni di Paolo de La Luce di Maria

Provando ad entrare in questo Vangelo e cercando di trovare degli spunti che portino ad estrapolare delle conoscenze che Gesù ci vuole donare, è importante valutare questo che Gesù dice: che da un albero buono possono venire solo frutti buoni, e che da un albero cattivo possono uscire solo frutti cattivi.

Questa affermazione è molto forte: ci dice cha da un albero malvagio non può uscire un frutto buono. Perché? Se una persona cambia, possono uscire frutti buoni. L’albero che dice Gesù non è un albero concettualmente rapportato a noi come entità.

L’albero di cui ci parla Gesù è il nostro modo di vivere

Un albero non è una persona. L’albero rappresenta il nostro stato di essere e non la nostra persona identitaria. L’albero che Gesù ci dice è il nostro modo di vivere, è la nostra vita che parla. Allora in quel momento il nostro albero è piantato nel male, si nutre di lui, e non possiamo fare il bene. È la nostra postura quest’albero, è uno stile di vita.

Se io oggi invece di stare qui a pregare la sera uscissi con qualche amico a fare lo stupido o a guardare le donne, il senso della mia vita cambierebbe. Anche lavorando tutti i giorni, se invece di stare qui con mia moglie in famiglia, andassi a bere con gli amici o a fare cose che non sono gradite a Dio, è evidente che io in quella serata comincerei a seminare del male…

Quando facciamo cose buone il nostro albero produrrà frutti buoni

Perché da uno sguardo, una battuta, una bugia, una chiacchiera, un pettegolezzo che si allinea con quello di un altro… In questo modo si inserisce la propria vita in un contenitore di male. Se invece oggi invece di stare qui a fare questa preghiera vai a dare a qualcuno un bicchier d’acqua, porti un cuscino ad un senzatetto, fai una telefonata ad una persona che sta male, vai a pregare, fai qualcosa di buono, la tua vita prende una connotazione buona. Il tuo albero è un albero che produrrà frutti buoni. Perché è dove noi piantiamo questo albero che poi uscirò il frutto di quell’albero.

Io oggi prego con tutti voi e io uso il parametro della fiducia: il Signore ci chiama ad essere fratelli, ad essere persone che si vogliono bene. Mettiamo che una persona a cui voglio bene ad un certo punto impazzisca: cominci a parlare male di me e a dirmi cose brutte. Io lo metto sempre in preventivo con le persone, perché mi è capitato tante volte, perché il male è ben capace di rivoltare il bene come vuole facendolo vivere come una sorta di ostentazione di superiorità, e quindi invece di vivere la gratitudine vivi tutto con un senso di sconfitta, perché il male su queste cose è fenomenale. Questo mi farebbe male, ma quel male che uno va a fare, lo fa a sé stesso.

Il male più grande lo facciamo a noi stessi

Il male più grande che facciamo lo facciamo sì all’altro, ma soprattutto a noi stessi. Su questo dovremmo ragionare: a volte fuggire dal male è fondamentale, ma a volte ci dimentichiamo che chi ci fa del male si sta facendo il male più grande. Questo è importante da sapere, perché quando si sa questo, una parte di te, non dico che giustifica, ma è come se provoca in te un sentimento di pena, perché i conti si pagano.

Il Signore è giusto, e non perché noi auguriamo il male di contro, ma perché lui mette ovunque il sigillo della giustizia. La sua giustizia è un sigillo dal quale non possiamo scappare. Noi possiamo pensare di averne fatto tante, e il Signore mi ha perdonato, e va bene. Ma il giorno che io avrò un confronto con lui, come mi presenterò davanti a Colui che se muove una palpebra, tracolla l’universo? Stiamo davanti a Dio! E come mi presenterò davanti a tanta grazia, a tanta bellezza, con che faccia? Pensiamo ancor più a chi fa il male!

Alcune persone sono talmente coinvolte nel rapporto col male, che il male si sta sfregando la mani tanto non vede l’ora che lascino questa vita, perché è roba sua: li ha presi, li ha catturati.

Preghiamo per chi fa del male

Una persona malvagia è un pesce nella rete del maligno. Allora uno può dire: io ho patito per una vita, ma lui patirà per l’eternità. E questo non ripaga, però davvero, il peggio è per lui.

Credo che a volte può sembrare quasi un modo di parlare scontato, e molti dicono: “Noi viviamo in questa vita, e poi si vedrà”. Non è così! Se uno si chiede: domani ci sarò? Non lo può sapere. Noi non sapremo quando andremo lì davanti a Dio.

Noi pensiamo tra vent’anni, tra trent’anni, tra quarant’anni… E se sarà domani? Bisogna ragionare così quando parliamo, sennò i ragionamenti diventano materiali, diventano terreni e basta. E quindi viviamo questa vita come il centro di tutto, quando lo è, ma per andare da Lui. Pensiamo a coloro che ci fanno soffrire, se si trovassero davanti a Dio: come starebbe? Preghiamo che si convertano, che possano fare del bene. Non auguriamoci un castigo, ma che si salvi, e salvandosi si possano salvare anche coloro che Dio gli mette davanti. Preghiamo per tutti coloro che non vedono e non sentono, per chi è ingannato.

Sia lodato Gesù Cristo.

Redazione

Paolo è il fondatore della Luce di Maria, è un laico, padre di famiglia e sposato in chiesa.
Tutte le sere alle ore 00:00 recita in diretta Facebook e Youtube de La Luce di Maria, il Santo Rosario che accompagna con delle riflessioni spontanee sulla Parola del Vangelo del giorno a venire.

Elisa Pallotta

Scritto da
Elisa Pallotta

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