Che il Signore ci doni la capacità di essere consapevoli del nostro essere cristiani e testimoni di questa luce
Io credo che oggi il Vangelo dà a tutti una grande conferma: ciò che Gesù ha fatto lo ha fatto per volontà superiore. Quasi si sta togliendo una parte del merito del suo operato. È come se ci sta dicendo: guardate che quello che io ho detto è quello che il Padre mi ha detto di dirvi.
La cosa bella è che noi vediamo Gesù, che è il volto di Dio. Potremmo dire: ma Dio è così lontano! No, Dio è così vicino, perché si è fatto come me e come te! Si è fatto come tutti noi. Gesù si è fatto come noi! Questa cosa è sconvolgente: Dio si è mostrato con un volto, e quel volto è il volto di Gesù. E Dio si è fatto maciullare per noi.
A volte noi non ci rendiamo conto della grandezza nel mistero che avvolge la nostra fede e il nostro cuore. Ecco io voglio portare la testimonianza del mio fratello Riccardo, per cui stiamo pregando e preghiamo anche per il suo papà che non sta affatto bene…
Riccardo è un ragazzo di meno di 25 anni che si sta per sposare, al quale, dopo un incontro nel ristorante di famiglia, ho parlato di Gesù, gli ho parlato di Dio. E lui ha trovato convincenti gli argomenti, ha trovato importanti quegli argomenti, tali da mettergli nel cuore il desiderio di cercare, di scoprire, di trovare Dio, un po’ come è successo a tutti noi, e di dire: ma se Dio esiste veramente, io voglio vedere cosa succede nella mia vita se lo metto al primo posto, se ci provo, se prego e vivo un pellegrinaggio.
Infatti Riccardo è venuto a Medjugorje, e ci sono dei risvolti che solo noi conosciamo e che applicano esattamente la Parola. La Parola che ci dice: “verrete perseguitati nel mio nome”, “amate i vostri nemici”, “benedite chi vi maledice”… E siamo rimasti amici, siamo rimasti fratelli. Non nel nome delle famiglie che conosciamo che ci hanno permesso di sentirci in un primo momento, ma proprio per amore di Dio, che va al di sopra dei rapporti umani, va al di sopra di tutte le cose. Ed è quando lo metti nel posto che gli compete, che tutta la tua vita prende delle forme meravigliosamente nuove. Infatti lui, a questa giovane età, contro le regole del mondo, ha preso la decisione di sposarsi. Cosa che oggi a 24 -25 anni è quasi impensabile.
Oggi Gesù ci sta veramente dicendo – con questa frase è vibrante – “Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna”. E cioè che saremo condannati dal condannatore! Dio non è un giudice! Il nostro giudice è il nostro “io”, il nostro egoismo!
Infatti la preghiera del Padre Nostro ce lo ricorda tutti i giorni “Rimetti a noi i nostri peccati come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Questo significa che il mio giudice sono io! E non potremo prendercela con Dio davanti a Lui e non potremo dirgli: tu mi condanni!
Il Signore ci farà vedere e ci dirà: Sei tu che ti stai condannando, perché tu non hai perdonato, perché tu non hai accolto, perché tu non hai ascoltato e messo in partica la Parola, quindi tu ti stai dando la condanna da solo! E poi sono sicuro che Dio, anche a qualcuno che si è condannato, farà il miracolo della salvezza, magari per le preghiere di persone vicine a questa persona, e avrà comunque clemenza.
Io credo che molte anime sono state prese e saranno prese “per il rotto della cuffia”, all’ultimo momento, proprio perché ci saranno persone che pregheranno anche per chi ha rifiutato Dio. Qui scopriamo la grandezza di Dio, che non è un Dio vendicativo, ma un Dio pieno di misericordia, pieno di pazienza, pieno di amore.
In questo cammino, è importante non distrarsi nella preghiera. Nella preghiera non dobbiamo distrarci come se fossimo a scuola. Quando andiamo a Messa capita di vedere che all’ultima canzone tanti se ne vanno, appena il sacerdote dà la benedizione.
È un minuto in più, ma credo che quel minuto in più davanti a Dio valga molto. Perché chi rimane in quel minuto in più, Gesù un giorno se lo ricorderà. E cosa facciamo? Appena il sacerdote dà la benedizione ce ne andiamo, mentre il canto di ringraziamento è cantato da qualcuno che rimane, o rimaniamo lì con tutti quelli che in quel momento stanno rendendo grazie, fino all’ultimo istante, al Signore? Anche qui, ce ne possiamo anche andare, non è grave. Quanto è importante, invece, restare?
Anche all’offertorio, a volte mi capita di passare con il cestello delle offerte e di vedere che le persone mettono anche i centesimi. E lì io dico: se non è un’offerta che ti pesa un pochino, non la fare. Non mettere un centesimo, dieci centesimi: ti stai prendendo in giro da solo, non ti stai togliendo nulla, non è un’offerta! Gesù ha offerto la sua vita per la nostra salvezza. È come se Gesù dicesse: vi vengo a salvare, ma ti taglio le unghie delle dita; no! Io vado in Chiesa e offro 10 centesimi: no! Vai a mangiare la pizza e li spendi 20 euro? Sì. Vai in Chiesa la domenica una volta a settimana e metti 10 centesimi?
Non voglio fare i conti a nessuno ma è per far capire che a volte siamo incastrati in meccanismi che ci portano più a lavare la coscienza che a fare un’offerta. Non la fare, è più bello! Non lo fare, sei più dignitoso e pulito davanti Dio, sei più aperto.
Ecco, che il Signore ci doni la capacità di essere consapevoli del nostro essere cristiani e testimoni di questa luce, perché anche andare a Messa non è un andare a dare, ma un andare a ricevere. Ogni volta che andiamo a Messa non andiamo a dare nulla al Signore, ma a ricevere la sua grazia! Essere cristiani è ricevere e dare la grazia di Dio agli altri. Cerchiamo di avere sempre questa postura interiore e di essere persone che portano questa luce che è Gesù, e che oggi voglio dire anche che è la luce di Maria.
Sia lodato Gesù Cristo.
Redazione
* Paolo è il fondatore della Luce di Maria, è un laico, padre di famiglia e sposato in chiesa.
Tutte le sere alle ore 00:00 recita in diretta Facebook e Youtube de La Luce di Maria, il Santo Rosario che accompagna con delle riflessioni spontanee sulla Parola del Vangelo del giorno a venire.
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