L’amore è mettersi in discussione. L’amore è avere il coraggio di affrontare le cose in modo trasparente, gratuito.
Gesù ci dà in questo Vangelo innanzitutto una chiave di lettura, che è questa: nessun servo sa cosa fa il suo padrone, mentre noi sappiamo tutto quello che Dio ha detto a Gesù. Lui ci ha detto: “Tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi”. Ci chiama quindi “amici” e non più “servi” e ci dice che nessun amore è più grande di quello di dare la propria vita per i suoi amici, dicendoci quinci che ci vuole bene, che siamo importanti.
Ci dice poi che è lui che ha scelto noi, non che noi abbiamo scelto Lui, perché non possiamo scegliere qualcosa che già c’è: Lui invece ci ha scelto, perché non c’eravamo!
Questo perché “andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga”. Il frutto che rimane è certamente il Regno di Dio, la vita eterna. Quindi ci chiede frutti che portino luce negli uomini. Poi ci dice di amarci gli uni gli altri come Lui ci ha amato, di amarci gli uni gli altri come Lui ci ha amato: con un ordine, quello di amarci, come Lui ci ha amato.
La parola “amore” oggi viene molto utilizzata. È diventata una parola più emotiva che profonda, più legata alla sensazione che a qualcosa di interiore, quando l’amore è interiore, è profondo. L’amore è quella fedeltà che va oltre le sensazioni, è quello spirito si servire anche a discapito dei propri interessi.
L’amore è mettersi in discussione. L’amore è avere il coraggio di affrontare le cose in modo trasparente, gratuito. Oggi siamo tutti quanti più o meno chiamati ad una radiografia spirituale, cioè a vedere cosa c’è nei nostri cuori.
Per capire se siamo qui in questa preghiera per ringraziare o per bisogno, se siamo qui perché ci vogliamo bene, o siamo qui perché ci passa un’ora in armonia e serenità, magari per fare delle conoscenze nuove.
O ancora, se siamo qui perché crediamo di poterci stare tutta la serata o nel desiderio di percorrere un cammino insieme. Ci sono tante cose che dobbiamo comprendere.
Qualcuno nei commenti alla preghiera scrive che è qui per chiedere perdono. Io credo che siamo qui prima di tutto ringraziare, e poi per chiedere perdono. Perché Gesù ci perdona anche se non glielo chiediamo. Ma “grazie” glielo possiamo dire solo noi.
La gratitudine credo sia il seme della fede più profonda. Ogni conversione è figlia di una grande gratitudine verso Dio. Chiunque vive una conversione profonda diventa grato al Signore nella fede. Perché la fede è il dono dei doni. È il dono più alto che ognuno ha. È il dono che ti proietta verso l’eterno tempo di Dio, l’eterna gloria, l’eterna gioia.
Chiediamo al Signore la capacità di saper accogliere tutto ciò che la vita ci offre, affinché anche noi possiamo vivere condividere e soprattutto testimoniare la presenza viva di Gesù in mezzo a noi, proprio come 2000 anni fa, quando Gesù passava, quando Gesù ha proposto la sua Parola agli apostoli, vedendo anche quanti sono scappati quando lui è stato crocifisso.
Chiediamo a Gesù il dono di diventare qualcosa di prezioso, che porti frutto proprio come Gesù ci ha chiesto.
Oggi prego anche per Don Angelo de Donatis, per il Santo Padre e per un Crocifisso che domani porterò in Vicariato, un Crocifisso che viene da Medjugorje ed è stato benedetto lì, e verrà portato in un luogo particolarmente caro ai sacerdoti romani. Domani porterò questo Crocifisso da casa mia, e sarà lasciato lì. Preghiamo anche per questo, [che possa essere un frutto di grazia].
Sia lodato Gesù Cristo.
Redazione
* Paolo è il fondatore della Luce di Maria, è un laico, padre di famiglia e sposato in chiesa.
Tutte le sere alle ore 00:00 recita in diretta Facebook e Youtube de La Luce di Maria, il Santo Rosario che accompagna con delle riflessioni spontanee sulla Parola del Vangelo del giorno a venire.
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