“Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!”. Questa la parola del Signore di oggi.
Gesù Cristo inveisce contro le città e dunque i cittadini che, sebbene fossero di fede ebraica, non avevano accolto il suo messaggio.
La sua predicazione aveva colpito i singoli, aveva fatto presa sul popolo, ma chi governava le città di Israele lo vedeva con sospetto e cercava di boicottarlo. Gesù è contrariato da tanta durezza di cuore ed in questo passo la sua Parola è di condanna. Il Messia promette che chiunque abbia udito il Verbo e non lo abbia riconosciuto riceverà un giudizio più pesante nel mondo dell’aldilà, più di quello di chi è pagano.
Dal Vangelo secondo Matteo (11, 20-24):
“In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite: «Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi.
E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!»”.
Oggi il Vangelo di pone di fronte a quelli che vengono chiamati nel Testo Sacro “Guai”. La parola viene utilizzata per indicare il contrario delle beatitudini e preannuncia l’arrivo di punizioni ampiamente meritate. Non c’è cosa più grave del rifiuto della salvezza, il Cristo lo dice in più di un’occasione. L’obiettivo del suo approdo sulla terra è quello di salvare il mondo dal peccato e dal male offrendo la salvezza dell’anima. Anima che è macchiata dal peccato “originale” e che viene riabilitata attraverso il sacrificio compiuto da Gesù sulla croce.
Ma l’amore di Dio, per quanto infinito, s’infrange contro la durezza, l’arroganza e la presunzione dell’uomo, convinto che la verità sia quella che partorisce la ragione e non la fede. Chiunque dunque, davanti alla promessa di salvezza e ai segni rivelatori (i miracoli) di tale verità dovesse ancora rimanere miscredente avrà un futuro peggiore di chi è stato un peccatore a vita, ma non ha avuto la possibilità di redimersi.
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Luca Scapatello
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