Ci risponde il nostro Padre Guy nel commento alle letture ed al Vangelo di oggi.
La meditazione del Vangelo della III Domenica di Pasqua del nostro Padre Guy. Un momento per comprendere meglio il significato contenuto nella Parola di oggi.
L.d.M – Padre Guy nella liturgia di questa terza domenica di Pasqua ci viene proposto un intenso brano tratto dal vangelo di Giovanni cosa possiamo cogliere da questa Parola?
P.Guy – Carissimi fratelli e carissime sorelle, pace e bene. Questo brano ha due aspetti fondamentali sul quale vorrei invitarvi a meditare: la pesca miracolosa e la missione di Pietro
L.d.M – L’episodio che Giovanni ci racconta in questo capitolo 21, è intitolato, in alcuni commenti, la pesca miracolosa. Cosa c’è in questa pesca miracolosa?
P.Guy – Un episodio che racconta anche Luca nel capitolo 5, 1-11, con una lieve differenza. Nel Vangelo di Luca, Gesù chiese a Pietro di prendere il largo, e di gettare la rete. Nel Vangelo di Giovanni invece, Gesù ha chiesto se i discepoli avevano preso dei pesci. Secondo Pietro, tutta la notte non avevano preso nulla. Gesù gli chiede di gettare la rete a destra. E’ così fu fatto. I discepoli prendono così 153 grossi pesci, ciò che Luca non ha precisato.
L.d.M – Padre Guy, sappiamo che Giovanni non scrive nulla a caso. Perché proprio 153 pesci?
P.Guy – Secondo il commento della Bibbia liturgica, “il numero 153 simboleggia la totalità”. I 153 pesci simboleggiano la totalità dei popoli che devono entrare nella Chiesa (farò di voi pescatori di uomini Mc 1,17). E se la rete non si spezza, questo fatto deve simboleggiare l’unità della Chiesa”. La Chiesa siamo noi, carissimi.
L.d.M – Padre Guy, chiariamo questo punto? Che cos’è la Chiesa?
P.Guy – La Chiesa è il popolo di Dio, assemblea del popolo di Dio:« In ogni tempo e in ogni nazione è accetto a Dio chiunque lo teme e opera la sua giustizia. Tuttavia piacque a Dio di santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo, che lo riconoscesse nella verità e santamente lo servisse.
Si scelse quindi per sé il popolo israelita, stabilì con lui un’alleanza e lo formò progressivamente […]. Tutto questo però avvenne in preparazione e in figura di quella nuova e perfetta Alleanza che doveva concludersi in Cristo […] cioè la Nuova Alleanza nel suo sangue, chiamando gente dai Giudei e dalle nazioni, perché si fondesse in unità non secondo la carne, ma nello Spirito» (Lumen Gentium, 9).
L.d.M – Come dobbiamo vivere questa unità ?
P.Guy – Siamo invitati a vivere l’unità e nell’unità: l’unità in noi stessi, l’unità tra di noi, l’unità nelle famiglie. Quante persone si sono divise, si sono uccise, si sono separate per causa della fede? La religione non dovrebbe dividerci, ma dovrebbe riunirci. La celebrazione della settimana per l’unità dei cristiani ci orienta in questa direzione. La quinta preghiera dei fedeli del venerdì santo, dedicata alla preghiera per l’unità dei cristiani, ci dice: “Preghiamo per tutti i fratelli che credono in Cristo; il Signore Dio nostro conceda loro di vivere la verità e professano e li raduni e li custodisca nell’unica sua Chiesa”.
L.d.M – Padre Guy cosa ci dice il comportamento dei discepoli?
P.Guy – Cari miei, al di là di questa unità, il brano ci invita anche a contemplare l’atteggiamento dei discepoli, che durante tutta la notte, non avevano preso nulla, ma sulla la parola del Risorto, prendono una quantità enorme di pesci. La domanda che sorge da questa meditazione è questa: Ascoltiamo ed ubbidiamo a Cristo?
Nella prima lettura, Pietro, rispondendo ai loro avversari, diceva: meglio obbedire a Dio che agli uomini. Mettiamo in pratica gli insegnamenti del signore? Il Signore ci parla tramite la Sacra Scrittura, tramite i nostri fratelli e sorelle, tramite la natura, tramite le situazioni buone e brutte della vita, siamo consapevoli di questo?
L.d.M – Quanto ci influenza la nostra quotidianità nell’ascoltare?
P.Guy – Siamo talmente preoccupati dalle cose di questo mondo, non riusciamo a sentire la voce del Signore, neanche noi riusciamo ad ascoltarci. Abbiamo perso il senso dell’ascolto: uno parla l’altro controbatte. Ecco, talvolta, il motivo delle discussioni tra di noi. Carissimi, riguardo all’immagine dei discepoli, anche noi, se mettessimo in pratica la Parola del Signore, riusciremo a realizzare i nostri progetti e la nostra vita cambierà. Dio fissa di nuovo un giorno, oggi, dicendo mediante Davide, dopo tanto tempo: “Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori”!
L.d.M – Padre Guy, a questo punto del brano nasce uno straordinario dialogo tra Gesù e Pietro. Cosa ci dici di questo?
P.Guy – Pasci le mie pecore. Per tre volte, Gesù domandava a Simon Pietro se lo amava. Egli rispondeva; Signore tu lo sai che ti voglio bene. L’insistenza di Gesù potrebbe essere un invitato rivolto a Pietro a interrogarsi se realmente amava Gesù, perché lo avevo rinnegato per tre volte. Non si ama a parola, ma con i fatti (1 Gv 3, 18-20). Noi, ci amiamo veramente gli uni gli altri? Quali sono i fatti che lo dimostrano? San Paolo ci invita ad avere un amore senza ipocrisia (Rm 12, 9-21). Nonostante questo rinnegamento, Gesù, nella sua grande misericordia, ha affidata a Simon Pietro una missione specifica ed importante anche Matteo 16, 13-18 e Luca 22, 31-32 ne parlano.
L.d.M – Qual è questa grande missione, e soprattutto qual è il suo reale significato?
P.Guy – Quella di pascere il suo gregge, il gregge del Signore, cioè il suo popolo. Questa missione è affidata anzitutto alla gerarchia della Chiesa poi a ciascuno di noi. Questa missione di pascere il gregge, non è una promozione sociale, ma una responsabilità, è un servizio “il figlio dell’uomo è venuto per servire non per essere servito” (Mc 10, 35-45).
I genitori hanno la missione di custodire la prole, i responsabili hanno la missione di custodire gli operai, il governanti di servire il popolo. Purtroppo, lo sviluppo socio-economico, la scienza e la tecnologia, qualche volta, spingono l’uomo alla superbia, ad assoggettare, a dominare gli altri.
Carissimi, chiediamo al Signore di mandarci dal cielo lo Spirito Santo per aiutare ad amore con il cuore, di esercitare ogni servizio con amore e con un senso di responsabilità.
Dio ci benedica.
Se vuoi leggere il vangelo di oggi – Vangelo secondo Giovanni 21,1-19
Per i fratelli e le sorelle che seguono la Luce di Maria, anche negli incontri periodici di preghiera, Padre Guy non ha bisogno di presentazioni. Più volte ci ha infatti accompagnato sia nei pellegrinaggi (Medjugorje, Collevalenza, Montecassino, San Vittorino) che nelle celebrazioni donandoci sempre momenti di profonda riflessione con le sue omelie e le sue catechesi.
Padre Guy-Léandre NAKAVOUA LONDHET viene consacrato sacerdote il 17.07.2005 in Congo a Brazzaville. Ha iniziato i suoi primi passi come sacerdote proprio nella parrocchia di cui ora è parroco, Santa Brigida di Svezia a Roma nella borgata di Palmarola. Era il 13.09.2005 e non sapeva neanche una parola di Italiano.
Padre Guy si trovò improvvisamente proiettato in una realtà completamente nuova: “Nella nostra Congregazione abbiamo la possibilità di scegliere tre paesi dove vogliamo esercitare il ministero sacerdotale ed essere missionari. Avevo scelto: Gabon, Messico e l’Isola della Riunione sull’Oceano Indiano. Il Consiglio Generale, che ha il diritto di mandarci dove trova più necessità. Mi propose dunque (ce lo dice con un meraviglioso sorriso) di venire in Italia a Roma.
“Che c’è da fare a Roma con tutte le chiese, che riempiono il suo territorio, esisterebbe ancora uno spazio per la missione? Sinceramente non volevo venire in Italia, non me la sentivo, ma un confratello mi aveva detto: Vai e vedrai!. Per l’obbedienza dissi di sì e decisi di venire.
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