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Commento al Vangelo: Hai veramente fede? Gesù si aspetta che tu faccia

Accrescere la nostra fede, questo vuole fare Gesù. Ma noi sappiamo seguire i suoi insegnamenti? Padre Guy ci offre una chiave di lettura al Vangelo di oggi.


La meditazione sul Vangelo di domenica 20 Ottobre 2019 del nostro Padre Guy. Un momento per comprendere meglio il significato contenuto nella Parola di oggi.

Commento al Vangelo secondo Luca 18,1-8

L.d.M. – In questa 29ma domenica del tempo ordinario, il Vangelo si chiude con una frase  molto forte pronunciata da Gesù: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” Padre Guy su cosa ci ammonisce il Signore?

P.Guy – Carissimi fratelli e carissime sorelle, pace e bene! Oggi, nel Vangelo, Luca ci racconta la parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai, attraverso la storia di una vedova che chiedeva giustizia: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. Questa parabola ci fa ricordare la parabole dell’uomo che era andato a chiedere il pane al suo amico a mezzanotte (Lc 11, 5-13).

L.d.M. – Padre Guy, ma per comprendere meglio la parabola, ci può contestualizzare come si viveva in quell’epoca?

P.Guy – La situazione in cui viveva la vedova era comune cioè tanti giudei erano oppressi, emarginati, come ci spiega il profeta Amos nell’Antico Testamento. Anche, al tempo di Cristo tanti giudei vivevano sotto l’oppressione. Ci ricordiamo delle invettive di Gesù ai Farisei, ai dottori della legge, ai sommi sacerdoti. Non potendo affidarsi all’uomo, il popolo oppresso invocava il Signore di mandare il Salvatore, colui che sarebbe venuto per liberarli.

L.d.M. – Cosa ci insegna questa parabola e come si lega a quella dell’uomo che chieva il pane a mezzanotte?

P.Guy – Nella parabola, la vedova aveva ottenuto la sua giustizia perché aveva insistito. E’ perciò Gesù ci invita a pregare senza stancarci. La vedova è stata esaudita per la sua insistenza (invadenza) e la sua costanza, esattamente come nella parabola dell’amico di mezzanotte. Costui riceverà il pane, non perché è suo amico, ma perché aveva insistito (Cf. Lc 11, 5-13). La preghiera richiede insistenza e costanza.

La preghiera costante ci fa vincitori

L.d.M. – Esempio riportato anche nella prima lettura, giusto?

P.Guy – Nella prima lettura, Giosuè sconfisse Amalèk e il suo popolo, perché Mosè aveva pregato insistendo, ed era costante “Mosè sentiva pesare le mani, presero una pietra, la collocarono sotto di lui ed egli vi si sedette, mentre Aronne e Cur, uno da una parte e l’altro dall’altra, sostenevano le sue mani. Così le sue mani rimasero ferme fino al tramonto del sole” (Cf. Es 17, 8-13)

L.d.M. – Cosa vuol dire pregare sempre?

P.Guy – È necessario pregare sempre, dice Gesù. Ma cosa significa pregare sempre? E ancora, dobbiamo chiedercelo: com’è possibile? Evadere queste domande significa per il credente rimuovere una verità elementare: la preghiera è un’azione difficile, faticosa, per questo è molto comune, anche tra i credenti maturi e convinti, essere vinti dalla difficoltà del pregare, dallo scoraggiamento, dalla constatazione di non essere esauditi secondo i desideri, dalle vicissitudini della vita. Oggi poi la domanda non è solo: “come pregare?”, ma anche: “perché pregare?”.

L.d.M. – Ci spieghi meglio

P.Guy – Viviamo in una cultura nella quale scienza e tecnica ci fanno credere che noi umani siamo capaci di tutto, che dobbiamo sempre cercare un’efficacia immediata, che l’autonomia dataci da Dio nel vivere nel mondo ci esime dal rivolgerci a lui. E va anche riconosciuto che a volte in molti credenti la preghiera sembra solo il frutto di un’indomabile angoscia, una chiacchiera con Dio, un verbalizzare sentimenti generati dalle nostre profondità, devozione e pietà in cerca di garanzia e di meriti per se stessi. C’è una preghiera diffusa che è brutta e falsa preghiera: non la preghiera cristiana, quella secondo la volontà di Dio, quella che Dio gradisce. E allora, al di là delle difficoltà naturali che sovente denunciamo – mancanza di tempo, velocità della vita quotidiana, distrazioni, aridità spirituale.

L’insegnamento del Vangelo di oggi

L.d.M. – Cosa possiamo imparare dal Vangelo riguardo alla preghiera?

P.Guy – Innanzitutto, va sempre ribadito che la preghiera cristiana si accende, nasce dall’ascolto della voce del Signore che ci parla. Come “la fede nasce dall’ascolto” (Rm 10,17), così anche la preghiera, che è nient’altro che l’eloquenza della fede (cf. Gc 5,15). Per pregare in modo cristiano, e non come fanno i pagani (cf. Mt 6,7), cioè le altre vie religiose umane, occorre ascoltare, occorre lasciarsi aprire gli orecchi dal Signore che parla e accogliere la sua Parola: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta” (1Sam 3,9). Non c’è preghiera più alta ed essenziale dell’ascolto del Signore, della sua volontà, del suo amore che mai deve essere meritato. (Cf. Monastero di Bose).

L.d.M. – perché spesso ci viene il dubbio di non essere ascoltati?

P.Guy – E’ vero, tanti cristiani pensano che Dio tarda a rispondere. San Pietro nella sua seconda lettera aveva già risposto a questa inquietudine: “Il Signore non ritarda nell’adempiere la sua promessa, come certuni credono; ma usa pazienza verso di voi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi” (2P 3, 9).

Siamo invitati ad avere fede

L.d.M. – bellissime queste parole, un invito ad avere fede?

P.Guy – Si, carissimi, siamo invitati ad avere fede in Dio, una fede ferma, costante. Senza la fede la nostra esistenza non sarà equilibrata perché l’uomo non può vivere soltanto con la ragione. Ci sono cose che la ragione non può spiegare, lì ci vuole la fede. E’ perciò parliamo dei miracoli. Con la fede non soltanto, siamo esauditi, ma soprattutto siamo in contatto con Dio e rimaniamo nel suo amore; con la fede i nuovi orizzonti si aprono. San Paolo, nella secondo lettura, ci invita ad essere saldi della fede: “Figlio mio, tu rimani saldo in quello che hai imparato e che credi fermamente”.

L.d.M. – Padre Guy ma quella domanda finale del Vangelo di oggi?

P.Guy – Osservando vivere la società di oggi ci chiediamo: c’è ancora la fede nel cuore dell’uomo? Guardiamo come cresce la malvagità, la violenza, l’egoismo, l’individualismo, il rigetto o il rinnegamento di Dio; l’indifferenza, la diffidenza, l’invidia; parlare della Chiesa è diventato un veleno; gli scandali nella Chiesa, nelle famiglie non sono i segni della mancanza di fede? Gesù si interroga: Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

Fratello mio, sorella mia, Gesù ti chiede: Hai ancora la fede? Mostrala con le opere.

A che serve, fratelli miei, se uno dice di aver fede ma non ha opere? Può la fede salvarlo? Se un fratello o una sorella non hanno vestiti e mancano del cibo quotidiano, e uno di voi dice loro: «Andate in pace, scaldatevi e saziatevi», ma non date loro le cose necessarie al corpo, a che cosa serve? Così è della fede; se non ha opere, è per se stessa morta. Anzi uno piuttosto dirà: «Tu hai la fede, e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le tue opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede» (giacomo 2, 14-18).

La Preghiera di Padre Guy al Vangelo di oggi

Signore Gesù, la fede è un dono che viene da te. Per questo ti ringraziamo e ti invochiamo: donacene anche soltanto un granello! Sarà il seme da cui germoglia ogni frutto autentico della nostra vita, sarà la risposta ad ogni chiamata, sarà la fonte dell’annuncio e del dono quasi inconsapevole: semplice risposta, in rendimento di grazie per ciò che abbiamo ricevuto da te!

Chi è Padre Guy

Per i fratelli e le sorelle che seguono la Luce di Maria, anche negli incontri periodici di preghiera, Padre Guy non ha bisogno di presentazioni. Più volte ci ha infatti accompagnato sia nei pellegrinaggi (Medjugorje, Collevalenza, Montecassino, San Vittorino) che nelle celebrazioni donandoci sempre momenti di profonda riflessione con le sue omelie e le sue catechesi.

Padre Guy-Léandre NAKAVOUA LONDHET  viene consacrato sacerdote il 17.07.2005 in Congo a Brazzaville. Ha iniziato i suoi primi passi come sacerdote proprio nella parrocchia di cui ora è parroco, Santa Brigida di Svezia a Roma nella borgata di Palmarola. Era il 13.09.2005 e non sapeva neanche una parola di Italiano.

Perché è in Italia

Padre Guy si trovò improvvisamente proiettato in una realtà completamente nuova: “Nella nostra Congregazione abbiamo la possibilità di scegliere tre paesi dove vogliamo esercitare il ministero sacerdotale ed essere missionari. Avevo scelto: Gabon, Messico e l’Isola della Riunione sull’Oceano Indiano. Il Consiglio Generale, che ha il diritto di mandarci dove trova più necessità. Mi propose dunque (ce lo dice con un meraviglioso sorriso) di venire in Italia a Roma.

“Che c’è da fare a Roma con tutte le chiese, che riempiono il suo territorio, esisterebbe ancora uno spazio per la missione? Sinceramente non volevo venire in Italia, non me la sentivo, ma un confratello mi aveva detto: Vai e vedrai!. Per l’obbedienza dissi di sì e decisi di venire.

© Riproduzione riservata

Cristiano Sabatini

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Cristiano Sabatini

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