Non pochi sono i dubbi manifestati da alcuni fedeli circa la possibilità di comunicare con i defunti: il teologo Padre Athos fa una grossa distinzione tra possibilità e liceità.
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Richiamando un passo dell’Antico Testamento, una fedele ha chiesto in maniera alquanto esplicita a Padre Athos Turchi, docente della facoltà Teologica dell’Italia Centrale, se esiste la possibilità che i defunti possano comunicare con noi.
Il passo veterotestamentario in questione è riconducibile al Primo Libro di Samuele. In questo, si legge che Saul andò a consultare una negromante, dotata del potere di evocare lo spirito dei morti (cfr Samuele I, 28). Padre Athos, con molta chiarezza, chiarisce i dubbi richiamando il Catechismo della Chiesa Cattolica che, al numero 2116, proibisce ogni sorta di negromanzia e di diavoleria, offrendo una spiegazione molto accurata.
Padre Athos: la differenza tra possibilità e liceità
Avere ben chiara questa differenza, ci insegna il teologo, è molto importante. Le sue parole, riportate da Toscana Oggi, chiariscono molto bene questo concetto: “Se la Chiesa proibisce queste cose vuol dire che sono possibili, altrimenti non le proibirebbe, sarebbe assurdo”. Dunque, chiarisce Padre Athos: un conto è la possibilità che questo accada e un conto è la liceità di operare, attraverso i mezzi del male.
La preghiera per i defunti
Nel mezzo della sua attenta riflessione, il docente richiama le preghiere che tutti i fedeli recitano, in aiuto dei defunti, oppure, viceversa, con le quali siamo noi a “chiedere protezione a loro”. Dunque, sostiene Padre Athos, una correlazione, nella Comunione dei Santi, c’è. Questo sta a rappresentare che un reciproco rapporto tra noi e i defunti esiste. Ma se (questo è un passaggio fondamentale della riflessione) esiste una forma lineare e semplice di contatto, che consiste nella preghiera, come ci insegna San Tommaso d’Aquino (cfr Somma Teologica II-II, 95) perché affidarsi agli atti di negromanzia, spesso ingannevoli e sicuramente frutto del male?
I defunti possono essere raggiunti con la preghiera
Padre Athos tiene a precisare questo concetto: “Vivendo tutti in Dio, i defunti possono essere raggiunti con la preghiera e la loro protezione è certa”. Non solo, in tal senso ci viene anche in aiuto la letteratura. Questa, attraverso le parole di Dante, ci dice che nella preghiera e, soprattutto nella “lode a Maria”, <<molte fiate il dimandar precorre>>, ovvero, molte volte, la benevolenza della Vergine anticipa spontaneamente la richiesta dei fedeli.
La questione dei sogni
La questione dei sogni è ancor più complessa. Dice infatti Padre Athos, che la Bibbia è piena di episodi in cui è lo stesso Dio (oppure gli Angeli) a rivelarsi attraverso il sogno. “Penso che dobbiamo crederci”, sostiene il teologo: qualche buon fondamento di verità, nella veridicità del sogno quale luogo di manifestazione, esiste. Prendendo in esempio l’Angelo custode, il teologo sostiene: “Se c’è, come insegna la Chiesa, in qualche modo deve avere un sistema di contatto con noi, lui che ci guida e ci protegge”. Lo può fare attraverso le ispirazioni, perché non può farlo con il sogno?
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Attenzione alla superstizione
La riflessione del teologo ci mette in guardia, facendoci fare molta attenzione, alla cosiddetta superstizione. Le superstizioni rappresentano una maligna credenza “nell’influsso di fattori esterni o magici sulle nostre vicende giornaliere”. Rappresentano un po’ la volontà di conoscenza del futuro, quando, in realtà, è lo stesso Gesù ad insegnarci che non è saggio preoccuparsi del domani, c’è Dio Padre che pensa a questo, per noi.
Fabio Amicosante
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