Quella di padre Ivan è una storia davvero singolare
Le storie di redenzione tendono tutte a somigliarsi e con il passare del tempo si può cominciare a pensare che alcune di esse siano solo frutto di un canovaccio stereotipato. Ma chi non crede a queste testimonianze di redenzione è perché nel suo cammino non ha incontrato Dio, questo almeno è quanto sostiene don Ivan nella sua testimonianza ai fedeli offerta a Medjugorje.
Il sacerdote spiega di aver vissuto un’adolescenza turbolenta in cui si trovava in conflitto con i genitori ed in cui ha cercato una via d’uscita dalla realtà che puntava verso una libertà fittizia. Il sentimento di ribellione provato da don Ivan è tipico dell’adolescenza e come molti ragazzi anche lui ha cominciato a fumare spinelli con gli amici. Da abitudine, il consumo di Marijuana è diventato una forma di dipendenza dalla quale non solo non riusciva a sottrarsi, ma di cui non era più soddisfatto. Ivan cercava di colmare un senso di vuoto che non riusciva a spiegarsi annullando pensieri e percezioni, un percorso che lo ha condotto all’eroina.
Dall’eroina ai guai con la legge il passo è stato breve: “Iniziai a vivere a Francoforte dove lavoravo come muratore, ma ero insoddisfatto, desideravo di più, desideravo essere qualcuno, avere molti soldi. Cominciai a spacciare eroina, i soldi iniziarono a riempire le mie tasche”. La dipendenza da eroina con il tempo era diventata sempre più forte ed invece di venderla se la iniettava nelle vene, arrivando a toccare il fondo: “Facevo un sacco di cose per denaro, rubavo, mentivo, ingannavo. Quell’ultimo anno trascorso in Germania, vivevo letteralmente per le strade”.
Fagocitato e sputato dalla vita di strada Ivan è tornato in Croazia dalla famiglia che lo ha subito mandato nella Comunità Cenacolo. Inizialmente il sacerdote non capiva il senso di quel luogo e continuava a ripetete gli stessi errori mentendo su se stesso e sul suo passato, ma un giorno Madre Elvira chiese ai ragazzi chi di loro volesse essere buono, tutti alzarono la mano eccetto lui. La stessa sera Ivan è crollato, ha cominciato a piangere sfogando tutta la rabbia e la frustrazione per una vita passata nella menzogna e nell’errore: “Quella notte non riuscì a dormire, sentivo un grande peso su di me, ricordo di aver pianto nel bagno di nascosto, durante la preghiera del rosario ho compreso di voler essere buono anch’io”.
Il giorno successivo Ivan si è scusato con gli altri spiegandogli che in quei giorni gli aveva mentito e svelando chi era in realtà. Pensava che lo avrebbero aggredito ed invece tutti si complimentarono con lui, dicendogli che era riuscito a fare un grande passo. Da quel momento in poi il ragazzo ha cominciato a pregare durante la giornata, a frequentare la messa e prendere l’Eucarestia, si sentiva in pace con il mondo e con se stesso ed aveva compreso di volere essere una persona diversa. Con il passare degli anni, innamorato sempre più di Dio, Ivan ha deciso di prendere i voti per aiutare il prossimo, una scelta dapprima osteggiata dalla famiglia, ma poi compresa e accettata: “ Più procedevo negli studi, più la mi chiamata diventava chiara, forte, si radicava dentro di me: volevo diventare sacerdote! Desideravo donare la mia vita al Signore, servire la chiesa dentro la Comunità Cenacolo, aiutare i ragazzi. Il 17 luglio del 2004 sono stato ordinato sacerdote”.
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