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Prima di confessarsi, bisogna fare un buon esame di coscienza

Confessione

Prima di confessarsi, bisogna fare un buon esame di coscienza, perché potremmo dire che il Sacramento della Confessione è l’anticamera della redenzione.
E’, infatti, un ottimo pretesto per riaccendere e semplificare il nostro dialogo con Dio.
In questa ottica, confessarsi non è un modo per umiliarsi inutilmente, facendo ammenda e con difficoltà delle proprie colpe quotidiane, ma una modalità per rendersi conto (anche con l’aiuto del sacerdote/confessore) di quali siano i punti nevralgici del nostro comportamento, della nostra coscienza.

Prima ancora di accedere alla Confessione, però, è necessario fare un esame di coscienza, una sorta di ricognizione che ci agevoli il dialogo col confessore, ma soprattutto che ci apra mente e cuore alla consapevolezza del Sacramento che stiamo per chiedere.

Perché il nostro esame di coscienza sia efficace, deve essere fatto nel silenzio, in un luogo dove possiamo permettere a Dio di essere presente e parlarci.
Fare il segno della croce, inginocchiarsi davanti ad un’immagine sacra può aiutarci enormemente, poiché abbiamo bisogno di sentire il suo amore, la sua vicinanza pervadere il nostro intimo.
Siamo li, al suo cospetto, perché Dio ri-visiti la nostra vita.

Lui ci ama, è innegabile, ed è pronto a snocciolare la sua infinita misericordia: non dobbiamo fare altro che permetterglielo.
Ha amato ogni suo figlio nella storia dell’umanità ed ha anche perdonato tanto a chiunque glielo domandasse con sincerità.
Ricordiamo le vicende di Davide o di San Paolo, di San Pietro o di Sant’Agostino, per citare solo alcune delle vie che ha trasformato in opere d’arte.

Dio può guarire ogni cosa, anche le ferite del peccato, che si sono aperte sulla nostra anima.
Abbiamo a disposizione l’esempio di vita di Gesù e le Tavola dei 10 Comandamenti, poi, per paragonare la nostra giornata alla condotta che ogni cristiano dovrebbe anelare a perseguire.
A quel punto, immersi nel dialogo amorevole con Dio Padre e consapevoli della nostre mancanza, ma oltremodo della sua benevolenza, possiamo semplicemente riconoscerci stanchi, deboli, bisognosi di perdono e comprensione.

Ed è questo un passo importante, poiché sentirsi responsabili del proprio peccato ci permette di chiedere di essere riconciliati, confessati, assolti.
Ora l’incontro col sacerdote/confessore sarà più proficuo e fluido, libero da ogni sovrastruttura mentale che potrebbe indurci a temere di essere giudicati.

Antonella Sanicanti

 

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