L’Oms ha aperto un’indagine dopo aver ricevuto denunce di abusi sessuali da parte di operatori sanitari di Ong, Medici senza frontiere e Oms.
I colpevoli pagavano le donne il doppio del salario previsto per farle lavorare in casa loro e poi poterne abusare lontano da occhi indiscreti.
Scandalo abusi in Congo: tradite da chi doveva aiutarle
Numerose donne congolesi hanno denunciato degli operatori sanitari di abusi sessuali avvenuti nell’arco degli ultimi 2 anni. Questi uomini, giunti nella Repubblica Democratica del Congo per aiutare la popolazione locale a gestire l’epidemia di ebola, si sarebbero approfittati del loro ruolo per farla franca. Lo scandalo abusi si è verificato nella città di Beni, nel Nord-Kivu.
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Le donne hanno accusato degli operatori appartenenti all’Organizzazione mondiale della sanità, ma anche all’agenzia per le migrazioni, all’Oxfam, a Medici senza frontiere, ad Alima e a World Vision. Le vittime venivano assunte in qualità di domestiche, di cuoche o donne delle pulizie e pagate con regolare contratto a scadenza. Per il lavoro gli veniva corrisposta una cifra che variava dai 50 ai 100 dollari mensili, il doppio rispetto alla retribuzione minima prevista. Ciò che non era messo a contratto era che per la cifra raddoppiata gli uomini si attendevano in cambio favori sessuali.
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L’Oms indaga sugli abusi sessuali in Congo
Lo scandalo degli abusi ha letteralmente travolto le associazioni umanitarie coinvolte. L’Oms ha reagito immediatamente condannando le azioni compiute da questi uomini e affermando che presto aprirà un’indagine per capire chi e quante persone sono coinvolte in questa scabrosa pratica. In un comunicato sulla vicenda, L’Organizzazione mondiale della sanità ha chiarito che tutte le persone coinvolte nel caso dovranno prepararsi a pagare personalmente le conseguenze delle proprie azioni. La prima delle quali sarà ovviamente il licenziamento, poiché scrive l’Oms: “Tradire le persone che seguiamo nelle comunità è un atto riprensibile”.
Luca Scapatello