L’andamento delle nascite mostra un notevole calo negli ultimi anni. Questo ha condotto l’Italia ad essere, insieme alla Francia, uno dei Paese europei con la popolazione più anziana del continente. Se infatti sin dalla fine degli anni novanta l’indice della natalità era pari o di poco superiore allo 0% (il che sta ad indicare che ci sono tante nascite quanti decessi) negli ultimi anni la situazione si è aggravata ulteriormente portando l’indice di cui sopra sotto lo zero. Se si considera solo l’indice di natalità dal 1861 ad oggi, infatti, si nota come l’incremento di popolazione maggiore è avvenuto tra il primo censimento (quello del 1861 appunto) ed il secondo, risalente al 1871: in quella decade si è registrato un aumento della popolazione pari al 23,1%.
Quel dato non è stato mai ripetuto ed i fattori di questo risultato sono vari, l’unità d’Italia e la pace hanno permesso una stabilità tale da far crescere la popolazione senza problemi di sorta, a questo vanno aggiunti i progressi medici ed il miglioramento delle condizioni di lavoro che hanno fatto diminuire drasticamente le morte e, fattore secondario nell’andamento delle nascite ma non in quello del compito del censimento, la scolarizzazione ha reso le persone meno refrattarie a concedere i dati sulle proprie famiglie. L’andamento demografico è stato in costante crescita fino al 1981 (il 4,5% in più rispetto alla decade precedente) con picchi nel 1921 (9,9%) e nel 1951 (12,1%) non a caso i due censimenti dopo le guerre mondiali. Gli ultimi due censimenti quello del 1991 e quello del 2001 hanno mostrato un dato di crescita della popolazione basso ma costante (lo 0,4%).
L’ulteriore calo demografico a partire dal 2002 secondo i dati dell’Istat
Sebbene l’ultimo censimento (quello del 2011) ha presentato un aumento della popolazione pari al 4,5%, il tasso di natalità è scese nel frattempo vicino alle 500 mila nascite arrivando ad essere inferiore a quello dei decessi. Questo significa che il contributo maggiore alla crescita della popolazione è stato dato dall’acquisizione della cittadinanza da parte di cittadini esteri. I dati Istat del 2017 confermano questa tendenza con un ulteriore calo delle nascite, scese alle 470 mila all’anno, ed il contemporaneo aumento dei decessi aumentato sopra i 660 mila l’anno.
I dati sopra citati mostrano come l’Italia sia un Paese vecchio, al momento incapace di aumentate la propria popolazione. Anche in questo caso i fattori che hanno portato ad un simile dato sono vari, sicuramente ha influito la crisi lavorativa degli ultimi anni, ma a questo va aggiunto un cambio nello stile di vita con i giovani che ritardano sempre di più matrimonio e figlio in favore della carriera. Sebbene, evidentemente, gli immigrati abbiano portato ad un incremento della popolazione altrimenti in caduta libera, il numero in percentuale di questi non supera il 7% dell’intera popolazione nazionale. Dare la cittadinanza agli immigrati può essere un modo per contrastare l’inverno demografico italiano, ma non è di certo una soluzione ad una crisi ormai evidente da decenni. L’aumento delle nascite è strettamente legato ad una stabilità economica e sociale che va costruita con la creazione di posti di lavoro e finanziamenti per le nascite che permettano ai genitori di non vivere con l’angoscia di arrivare a fine mese.
Luca Scapatello