Continuano gli atti d’intolleranza e le persecuzioni ai danni dei cristiani nei paesi asiatici ed africani: gli ultimi episodi di violenza si sono verificati in India, nell’Uttar Pradesh, e nel Congo dove l’attacco è culminato con la morte di un sacerdote. Eventi drammatici come questi dimostrano come le persecuzioni ai danni dei cristiani non sono solamente un triste ricordo legato alla storia della Roma Antica, o alla narrazione di un martire, ma sono la realtà per molti cristiani che vivono la loro fede in paesi a prevalenza musulmana o indù.
La soluzione spesso auspicata da Papa Francesco per queste situazioni critiche e quella di trovare un ponte comunicativo tra le varie religioni e tra queste ed il governo che permetta di accrescere la conoscenza e la comprensione del diverso. Una soluzione questa che non è facilmente perseguibile e non immediata, ma che permetterebbe una volta per tutte la fine di tali persecuzioni.
Le aggressioni in India e Congo, la morte del sacerdote africano
In tutta la settimana che ha preceduto la Pasqua cattolica, in India si sono verificati una serie di attachi ai danni della comunità cristiana che sono culminati con quello alla chiesa della Bethel Prayer Assembly a Marudur. Un gruppo di estremisti Indù ha fatto irruzione durante la celebrazione della Santa Pasqua ed ha minacciato il sacerdote ed i fedeli di morte; quindi hanno colpito il pastore in testa facendogli perdere coscienza e causandogli un trauma cranico.
Stessa matrice d’intolleranza, ma esito più funesto ha avuto l’incursione estremista di domenica scorsa in una parrocchia di Kyaembha, nel Nord Kivu (Repubblica Democratica del Congo): un gruppo di miliziani ha interrotto la Messa che padre Etienne Sengiyumva stava celebrando e lo ha ucciso davanti ai fedeli sgomenti. Non è ancora chiaro a quale dei gruppi estremisti debba essere attribuito l’attentato, spiega il vescovo Robonoga della Diocesi di Goma, poiché: “La regione è infestata di gruppi armati diversi, almeno 15, che non si riescono a smantellare nonostante la presenza dell’esercito regolare e dei Caschi Blu della Monusco”. Un episodio tragico che, purtroppo, è solo l’ultimo di una lunga serie dato che si tratta del terzo pastore ucciso dall’inizio dell’anno.
Luca Scapatello